Wet Leg Wet Leg
7.7

Le Wet Leg sono state il gruppo più chiacchierato degli ultimi due mesi, il loro album d’esordio era uno dei più attesi di quest’anno.  Hester Chambers e Rhian Teasdale sono amiche da quando frequentavano il college, entrambe provenienti dall’Isola di Wight. Hanno iniziato a fare musica autonomamente, per poi unirsi in un duo nel 2019. La loro storia è singolare fin da subito: prima ancora di esibirsi dal vivo, entrano a far parte della magica fucina di talenti di Dan Carey e registrano il loro debutto con la Speedy Wunderground. Qualche mese dopo firmano per la Domino Records, l’etichetta degli Arctic Monkeys per intenderci.

Ma come mai tutto questo hype per una band che non si è mai esibita e non ha ancora pubblicato una canzone? La risposta arriva il 15 giugno 2021 col primo singolo: Chaise Longue è il biglietto da visita delle due cantautrici inglesi che racchiude tutto il loro immaginario strumentale e lirico. Il basso che dà il tempo alla strofa suscita subito sensazioni che rimandano al punk, il semplice riff di chitarra elettrica del ritornello si avvicina più ad un indie rock classico. Tuttavia, ciò che colpisce è la scrittura acuta e dissacrante del testo: doppi sensi, «I got the big D», riferimenti cinematografici sullo stesso tono e una buona dose di surrealismo. In fin dei conti è una canzone su una chaise longue.

L'omonimo debut album Wet Leg indugia molto sulle vicende personali, alcune alquanto bizzarre, di Rhian. Ur Mum prende spunto da un’esperienza della cantante che, dopo aver concluso una relazione, si ritrova a condividere un appartamento con degli amici: al piano di sotto un folto gruppo di persone è solito fare degli urli collettivi, si tratta della screaming therapy. E allora è impossibile resistere alla tentazione di gridare.

Se lo stile pop rock funziona nella maggior parte dei casi, in alcune canzoni del disco la bellezza del testo è opacizzata da una strumentale troppo prevedibile e con pochi guizzi, come nel caso di Convincing. Quando invece il duo si discosta dal consueto, anche semplificando il proprio suono, arrivano le sorprese: Supermarket è uno dei brani migliori dell’album e uno dei più semplici. Il racconto di una giornata di lockdown al supermercato è affidato ad un ritmo di chitarra estivo e un ritornello coinvolgente.

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Definire il genere musicale delle Wet Leg non è poi così complicato, in aiuto ci viene anche la terza traccia del disco Angelica: storytelling di una festa noiosa e una chitarra elettrica arpeggiata che si fa decisa nel ritornello. Una delle canzoni che più si avvicinano al post-punk e in cui si nota la mano di Dan Carey sempre volta alla commistione di generi. La medesima cosa si può dire di Oh No, brano dominato da una distorsione pesante delle sei corde, in linea con la frustrazione delle parole del testo. (Consiglio spassionato: fate la prova di ascoltare Car Crash degli IDLES dopo questo brano. Un piacevole accostamento che senza il pazzo algoritmo di Spotify non avrei mai potuto scovare). La noia, l’impressione di perdere tempo, tutta una serie di topic caratteristici del pop punk degli anni 90 traslati al presente. C’è il nichilismo di Longview dei Green Day, ma alla masturbazione e all’erba si sostituisce lo schermo di un cellulare. Segno dei tempi che cambiano.

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L’apparente spensieratezza del suono che cuce tra loro le tracce del disco, non corrisponde in toto sul piano lirico. Tra i vari episodi biografici ce n’è uno che ritorna spesso, la fine di una relazione amorosa che ha ispirato molto la scrittura di Rhian. Ovviamente, e per fortuna, il dolore è reso sempre tenendo fede allo stile dissacrante.

I was in your wet dream, driving in my car
What makes you think you're good enough to think about me
When you're touching yourself, touching yourself, touching your
Touching yourself, touching yourself?

Wet Dream è il racconto di un sogno erotico che il suo ex le ha raccontato qualche tempo dopo la rottura. Il surrealismo è presente anche nel videoclip che dimostra ancora una volta il gusto cinematografico della band. Il ritornello è uno di quelli che entra in testa, reso disturbante dalle note acute.

L’amore è descritto spesso come una dipendenza, nella trascurabile opening track Being in Love è paragonato ad un disturbo ossessivo compulsivo. I risultati migliori riguardo a questo tema sono due canzoni inedite. Loving You è la sorpresa assoluta del disco: l’incertezza sentimentale è tradotta attraverso una strumentale vicina al dream pop anni 80 ed entrano in scena i synth che si sposano alla perfezione con il basso. Piece of Shit si muove invece lungo una corda sottile, attraversandola su un precario equilibrio da un capo all’altro. L’attitudine emo della strofa semi-acustica evolve, infatti, in un ritornello indie classico dove si possono persino intra-ascoltare delle assonanze con i Pixies. Azzeccata la scelta di posizionarla prima di Supermarket nella tracklist del disco: si crea, infatti, un mood sonoro uniforme, a metà strada tra spensieratezza e malinconia.

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It used to be so fun
Now everything just feels dumb
I wish I could care
And now I'm almost 28
Still getting off my stupid face

La disillusione nei confronti dell'amore è solo una sfaccettatura della disillusione più grande che la maturità porta con sé. Un sottotesto che permea tutto il disco, un fil rouge che attraversa anche in quelle tracce che all’apparenza sembrerebbero parlare di tutt’altro. In I Don’t Wanna Go Out Rhian parla dei suoi dubbi senza troppi giri di parole: uno dei testi più personali fa il paio con una canzone alternative rock che evolve in continuazione, la più drammatica dell’album.

Il gran finale, perché sì è una gran bella chiusura, riprende lo stesso tema. Too Late Now, pubblicata prima dell’uscita di Wet Leg, insieme con Chaise Long è la dimostrazione della potenza di questa band pur essendo molto diversa da quest'ultima. Il sentimento malinconico non è più mascherato dall’ironia dissacrante, non ci sono più filtri. Di conseguenza le chitarre si fanno ovattate e le note che accompagnano il ritornello si fanno lontane e rimbombano in testa come un’eco. Inaspettata la forza suscitata dal contrasto tra l’adrenalina del finale e le parole dimesse canticchiate senza fiato.

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Il debutto delle Wet Leg porta lo stesso nome della band, questo potrebbe bastare per descriverlo e rappresenta in sé il più grande pregio e il difetto più evidente. Il disco del duo inglese è organico, a tratti forse troppo prevedibile, ma si discosta dal rischio della mediocrità, perché quello che Rhian e Hester sanno fare, lo fanno veramente alla grande. La troppa attesa e le alte aspettative non devono far perdere la bussola nel giudizio: è pur sempre un esordio. Comprensibile, ma non determinante, il disappunto per alcune occasioni sprecate, per qualche guizzo di cui a tratti si sente la mancanza.

Wet Leg inizia e finisce col botto e, nel percorso che conduce dalla prima all’ultima traccia, accompagna l’ascoltatore senza mai annoiarlo. Un disco che nonostante sia stato pubblicato a spezzoni (gran parte delle tracce erano state rilasciate prima dell’uscita), assume un significato ulteriore attraverso l’ordine della tracklist. Un dettaglio non da poco che rende il lavoro fruibile sia come raccolta di singoli che come opera unitaria. Ora la sfida che attende le due ragazze inglesi è quella di trasportare il pubblico anche dal vivo. Sulla riuscita dell’intento non ci sono tanti dubbi: ogni canzone del disco fa salire la voglia di live. Sarà per via dei due anni e mezzo senza concerti?

Le Wet Leg si esibiranno per la prima volta in Italia il prossimo autunno. Biglietti disponibili su TicketOne:

Martedì 25 ottobre 2022 @Magazzini Generali – Milano