Il Segreto Venerus
7.5

La condizione umana che più crea una sospensione è quella del segreto. Il segreto come promessa, il segreto come ricetta, il segreto come origine di una meraviglia. In un mondo che va verso l’intelligenza artificiale, questo album è il manifesto di una musica umana

Oramai imbottigliati in un grande mischione di produzioni artefatte, mix di generi diversi messi a caso e testi dal sapore insipido, Venerus pubblica il suo secondo album svelandoci quello che è il suo segreto quando compone: la semplicità.

(c) Matteo Stroccia e Marco Servin

Il Segreto di Venerus è veramente basico: produrre al meglio, con i pochi e buoni strumenti che ti ritrovi. Non servono per forza i synth per ricreare l'atmosfera anni '80; non serve una distorta chitarra elettrica per farci rivivere gli psichedelici anni '70. Tutto può essere concepito perfettamente con quello che hai in studio, sperimentando e mixando suoni che prima di allora nessuno aveva mai provato a fare. E la cosa ancora più figa, in tutto questo, è farlo direttamente in presa diretta.

Per dare di più il concetto di autenticità del suo concept album, Venerus ha pensato che non servisse per forza lavorare in post produzione. Ecco perché tutte le canzoni sono state registrate in presa diretta, dettate non dall'obiettivo finale di una realizzazione consapevole, bensì da una più spontanea e sincera. Un po' come nel documentario Get Back dei Fab 4 di Liverpool.

Questo secondo disco, dalla semplice durata di 33 minuti, ci presenta 10 brani tutti molto particolari e diversi tra di loro. Alcuni lasciano il segno, altri cercano di esplodere finendo, inevitabilmente, nel dimenticatoio. Sì perché questo viaggio onirico e metafisico è sicuramente ben concepito, ma a volte si perde nel grande progetto del compendio dell'anima che vuole essere. Ma che purtroppo a volte non è. E a fare breccia nei nostri cuori sono sicuramente tre canzoni.

La prima, Sai Che C'è?, racconta come proprio lui, girovagando per la città in cerca di qualcosa, incontra un'altra anima che lo trascina in un viaggio tra reale e fantastico. A livello strumentale parte con un'acustica che accompagna la voce del cantante, per poi aprirsi ad un sound reggae e funk grazie alla chitarra e alla batteria ritmica. Questo brano potremmo inserirlo direttamente nella colonna sonora della nostra vita urbana, quando girovaghiamo una domenica di sole caldo e asfissiante tra i grattacieli e le case abbandonate.

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Il secondo pezzo è Il Tuo Cane che sembra dal vivo, ma in verità è solamente una registrazione inserita per dare un effetto diverso. Di vicinanza al pubblico anche se in studio. Questo brano musicalmente parlando racconta della timidezza e dell'essere totalmente prostro all'altra persona, accompagnato da quel senso di grunge (voluto dall'artista in persona) dato dalla chitarra in sottofondo persistente per la maggior parte del brano. Proprio il grunge vuole stare a significare quello che è l'amore incondizionato e sincero per il proprio amat*, sempre e comunque.

A chiudere il trittico la decima ed ultima canzone, Fantasia, che vuole rappresentare l'essenziale e il semplice. Con due tamburi, un'acustica e due microfoni, il brano è stato registrato in presa diretta nel piccolo studio di Milano e il risultato non è ottimo di più, grazie all'assenza di nessun edit in post registrazione.

In particolare queste tre canzoni (la seconda è la preferita dallo stesso artista) ci fanno capire come il processo creativo sia proprio partito prima dal testo e poi dalla musica. Di conseguenza possiamo ancora di più intendere che è la parola che evoca l'immagine metafisica a raccogliere attorno a sé le note. E non viceversa.

Il senso metafisico ed onirico la troviamo nella, menzione d'onore, di Binari. La sua parte strumentale ci addormenta e risveglia in un universo catapultato di sogni e segreti reconditi da cui non vorremmo andare via.

In questo secondo album, dopo il successo del primo Magica Musica, Venerus ci fa esplorare la semplicità e la delicatezza del suo mondo. Un mondo fatto di generi diversi e ben mescolati assieme, di grandi influenze che vanno dai Beatles fino a Battisti. Dal grunge al jazz targato Simone, dal sound retrò a quello più moderno. Il risultato finale è il mondo che abita lui stesso. Una capacità espressiva che si rifà al passato delle due decadi dove tutto è iniziato e alla contemporaneità del presente.

Oramai lontano dalle partnership dell'inizio del mondo del rap underground italiano, l'artista milanese si è creato un mondo dal gusto cantautorale e nostalgico. Il suo amore oramai per i vinili di altre epoche e per questo retrogusto retrò vanno benissimo a braccetto con la sua visione di musica e di mondo nel quale vuole farci catapultare.

Certe volte però, e sono il caso degli altri brani non menzionati, ci si perde forse nella ripetitività del testo e della tecnica che cercano in tutti i modi di prendere il posto che spetta loro tra le altre grandi produzioni. Questo non è un male ovviamente, in ogni disco c'è sempre qualcosa di più e sempre qualcosa di meno.

Ascoltato in tutto il suo contesto, questo album della durata così breve è sicuramente un degno e ottimo secondo lavoro che verrà ricordato per la sua grandiosa semplicità nella produzione. Per gli arrangiamenti così sopraffini e per i testi così sinceri e portatori di sogni.

Andando contro quello che sicuramente molti avranno chiesto (o ordinato di fare), Venerus ha scelto la purezza alle hit commerciali andando a regalarci uno scrigno ricco di amore per la musica di qualsiasi tempo che rende Il Segreto  più contemporaneo della contemporaneità stessa.

(c) Matteo Stroccia e Marco Servin