Tra i debutti più iconici degli anni '10, non si può non menzionare quello dei Vaccines. Con quel suono vagamente strafottente e sbarazzino fatto di ritornelli catchy e riff di chitarra memorabili, avevano con What Did You Expect From The Vaccines? (2011) saputo incarnare quella libertà di cui c'era bisogno e al tempo stesso creare delle aspettative enormi nei loro confronti come nuova band generazionale. Al pari del loro saper essere iconici fin dal giorno zero però, i Vaccines rappresentano anche uno dei più grandi rimpianti per il più classico dei "chissà cosa sarebbero potuti diventare". Ora, a distanza di soli due anni da Back In Love City (2021) - prodotto prima della pandemia e mai veramente promosso vista la pandemia - i ragazzi di Londra sono tornati con il loro nuovo lavoro in studio, nonché sesto album: Pick-Up Full Of Pink Carnations.
In un percorso che ha molto in comune con un altro conterraneo come Miles Kane, i Vaccines hanno optato per una strategia tanto rischiosa quanto "musicalmente intelligente": tornare nella propria zona di comfort, lavorare su suoni affermati e apprezzati e cercare di ripartire da ciò che di buono si è fatto. Lo scenario di fondo è lo stesso generato con Back In Love City, con atmosfere anacronistiche e suoni in grado di trasportarci nella California degli anni '60, ma a farla da padrone sono come sempre i nostalgici ritornelli redatti da Justin Hayward-Young e supportati dalle chitarre. Chitarre oggi orfane di Freddie Cowan, storica prima chitarra della band, uscito dal gruppo per divergenze artistiche sul futuro della band, ma senza chiudere la porta su un possibile ritorno.
La copertina è molto evocativa e perfettamente rappresentativa di quello che troveremo nel disco. Chiudete gli occhi e immaginatevi in una camicia di lino bianca, di quelle abbondanti, con le maniche arrotolate in modo approssimativo, in un tramonto di quelli arancio di fine estate dopo una giornata torrida. Per rendere la scena ancora più verosimile dovreste immaginarvi nelle desolate statali che attraversano le distese desertiche degli Stati Uniti sud-occidentali, ma possiamo accontentarci delle strade delle riviere del nostro Bel Paese. I vetri sono abbassati e il vento vi scompiglia i capelli e vi fa sentire immortali. Ecco: se cercate un disco che possa farvi da perfetta colonna sonora per quel momento, premete play su Pick-Up Full Of Pink Carnations.
Il disco si apre con tre brani pubblicati nei mesi antecedenti l'uscita del disco come singoli: Sometimes, I Swear, Heartbreak Kid e Lunar Eclipse sono tutto quello che troveremo nel disco. La prima è un'esorcizzazione della sensazione di sentirsi persi e fuori luogo attraverso un ritornello solenne lungo tutta la canzone e delle chitarre rumorose come i Vaccines sanno fare. La altre due un vero e proprio ritorno alle loro origini con il loro ritmo incalzante in stile What Did You Expect From The Vaccines? e ispirato a maestri dell'indie rock come Strokes e Kooks.
Poi, avventurandoci nel segmento centrale del disco, troviamo la nostalgica Discount De Kooning (Last One Standing), una ballata melanconica ispirata al pop rock degli '80 resa più interessante e complessa di quanto non sembri grazie al contributo dei sintetizzatori new wave tipici dello stesso decennio, e la politicamente impegnata Primitive Man, il cui intento è quello di affrontare e demolire l'idea di mascolinità tossica.
La successiva Sunkissed trae sicuramente ispirazione dalle sfumature più contemporanee della musica indie, con un chiaro riferimento ai Cage The Elephant e a quei Tame Impala che più o meno direttamente sono finiti nel disco per mano di Dave Fridmann, produttore americano che si è occupato del mixaggio del disco e noto per aver lavorato (tra i vari) proprio con Kevin Parker.
Con Another Nightmare si torna (piacevolmente) a strizzare l'occhio agli anni '80 e su quel meraviglioso sottile confine tra il ricordo del passato con gioia e nostalgia al tempo stesso. Il format di questo brano è perfettamente allineato alla più recente evoluzione dei Kaiser Chief, band con cui hanno sicuramente in comune lo splendore degli albori.
Tempo di lasciarsi alle spalle tutti i pensieri nostalgici evocati dalla sezione centrale del disco e tornare ad aggredire l'asfalto rovente a bordo del nostro pick-up sulle note di Love To Walk Away (non a caso quarto e cronologicamente ultimo singolo estratto a dicembre 2023) e The Dreamer. I punti di contatto con l'album d'esordio sono numerosi, ma dopo il decollo iniziale le occasioni di prendere quota sono sempre meno e velocemente ci si avvia al finale dell'album senza aver preso una direzione o aver fatto uno scatto in maniera netta e decisa. La chiusura con Anonymous In Los Feliz lascia un po' desiderare e con la stessa formula ormai ben nota, fatta di atmosfere desertiche e Tex-Mex a cui la band si ispira da Back In Love City.
Come ammesso in un'intervista rilasciata a Rockol, il bisogno primordiale della band di tornare a scatenarsi e a vedere il pubblico ballare davanti a loro li ha guidati nella ricerca degli elementi chiave della loro musica e a produrre un album fatto di brani pronti per essere urlati in macchina con gli amici o sottopalco nelle date della band. La decisione di ricorrere ad una formula già conosciuta ha sicuramente aiutato a ritrovare identità e incisività, spogliandosi delle vesti elettroniche indossate negli ultimi lavori pubblicati. ha reso l'evitare una versione 2.0 dei Vaccines di inizio carriera un compito davvero arduo. Dire che questo disco, ormai il sesto della band, rappresenti un passo in avanti nel percorso stilistico della band sarebbe quanto meno avventato, ma è innegabile che il bagaglio pop rock della band esca ancora una volta arricchito, consegnandoci già a gennaio un disco dalle atmosfere estive.
I Vaccines passeranno in Italia con un'unica data dal vivo (già sold out) domenica 28 gennaio ai Magazzini Generali di Milano in occasione del tour promozionale del nuovo disco.