Dopo otto anni di silenzio, gli Horrors sono tornati sulla scena con Night Life, sesto album in studio pubblicato lo scorso 21 marzo e che segna un nuovo capitolo nella loro carriera musicale e alcuni cambiamenti nella formazione. Chi li ha seguiti dagli albori sa bene quanto siano cambiati: da una giovane band dall'aspetto gotico e un suono garage rock ruvido a un gruppo che esplora shoegaze, elettronica e post-punk.

Il loro album precedente, V (di cui avevamo parlato qui), ha segnato una svolta verso un sound più vicino agli anni '80, con influenze evidenti di pop elettronico e new wave. Con Night Life, la band sembra essere intenzionata a riscoprire le atmosfere oscure che hanno caratterizzato il suo periodo più prolifico, mantenendo tuttavia i synth avvolgenti e la produzione sofisticata che invece sono stati i marchi di fabbrica dei lavori più recenti, nonostante i molti cambiamenti interni che hanno preceduto la nascita di questo disco. Il batterista Joe Spurgeon ha lasciato la band per dedicarsi alla famiglia, mentre i membri fondatori Faris Badwan (voce) e Rhys Webb (basso) hanno continuato a dirigere il progetto, affiancati da nuovi collaboratori: Amelia Kidd alle tastiere e Jordan Cook alla batteria che con il tempo sono diventati membri a tutti gli effetti. Ne è scaturita una nuova energia e una forza di coesione che ha portato la band a questo nuovo lavoro.
L'album inizia con la traccia Ariel, che trasporta l'ascoltatore subito dentro l'atmosfera del disco: un suono cupo e ipnotico di synth avvolgenti, con un basso pulsante e una batteria che sfiora la drum and bass. Un senso di mistero permea l'intero brano grazie alla voce sussurrata e tesa di Faris Badwan. Il ritorno a sonorità più cupe e sperimentali è annunciato da questa traccia come una dichiarazione d'intenti.
Segue Silent Sister con il suo ritmo serrato, le chitarre affilate e l'uso stratificato dei sintetizzatori, che aumentano la profondità e il dinamismo del brano, marcatamente post-punk. Gli Horrors sembrano prendere ispirazione dal loro passato senza essere nostalgici: il loro sound è curato e contemporaneo, ma mantiene quell'anima ruvida e imprevedibile che li ha sempre distinti.

Uno dei momenti più introspettivi dell'album è The Silence That Remains. La band affronta argomenti personali ed emozionali, esplorando la solitudine e la ricerca del suo significato attraverso testi profondi, con arrangiamenti essenziali e una melodia malinconica, grazie alla voce fragile e spezzata di Badwan che avvolge l'ascoltatore in un'atmosfera quasi onirica accompagnata da synth eterei e sospesi.
Come un fulmine a ciel sereno è il momento di Trial By Fire, un brano che colpisce come un pugno. In questo momento, la band rievoca le proprie origini goth-rock, scavando in sonorità che ricordano la musica dei Bauhaus o dei Sisters of Mercy. La voce si carica di un'intensità crescente, sfociando in un climax emotivo travolgente, accompagnato da una chitarra martellante e distorta. Questa traccia è un must se si ama il lato più oscuro della band inglese.

Dal suo canto Lotus Eater, sebbene all'inizio stupisca, con l'ascolto dimostra il suo potenziale: è un pezzo vibrante, quasi ballabile. Un esperimento sonoro che dimostra il desiderio della band di superare i propri confini mantenendo la coerenza della propria visione complessiva.
Nella parte finale dell'album More Than Life incorpora tutte le caratteristiche dei momenti meglio riusciti della discografia della band. Stratificato e colmo di svariate tonalità, cresce in intensità fino a un finale esplosivo. Il pezzo finale dell'album è L.A. Runaway, che è più leggero rispetto al resto delle composizioni sembrando quasi fuori contesto, risultando poco incisivo e non esattamente piacevole all'ascolto.
Arrivati alla fine, Night Life sembra essere più spontaneo e genuino rispetto a V. Non si lascia ingabbiare da una produzione eccessivamente levigata né mira a conquistare a tutti i costi. Gli Horrors tornano a sperimentare, a giocare con le atmosfere e adottano un approccio più ruvido e istintivo in questo disco, che potrebbe essere considerato un punto di incontro tra Primary Colours e Skying, con una maggiore enfasi sull'elettronica. Certo, forse manca la freschezza esplosiva dei primi anni di carriera, ma c'è sicuramente molta più maturità artistica.
Night Life è un lavoro coeso che esplora le dicotomie della notte: l'agitazione della vita notturna contro la tranquillità e l'introspezione delle ore più tarde. Il titolo stesso suggerisce questa dualità, riflettendo sulle varie parti dell'esperienza notturna. È un album che viene gradualmente rivelato. Sebbene non colpisca subito, la sua forza sta proprio in questo: ogni ascolto rivela nuovi strati, dettagli nascosti che emergono con il tempo. Dopo una lunga pausa e molti dubbi, gli Horrors finalmente sono tornata e lo hanno fatto al meglio delle proprie capacità.
