Broken Machine Nothing But Thieves 8 settembre 2017
8.0

Come un collezionista appassionato di anticaglie e oggetti alquanto stravaganti, mi sono sempre vantata della varietà della mia libreria musicale. Ogni tanto, mi piace fare un gioco: indovinare chi mi sta suonando nelle orecchie dopo solo qualche secondo dall’inizio della canzone. Quando sono in piena solitudine, sono la campionessa olimpica di questo gioco idiota. Quando decido di vantarmi del mio orecchio assoluto in compagnia di qualcuno, finisco sempre per scambiare Florence and the Machine per Orietta Berti.

Tuttavia, c’è una band che becco sempre al primo colpo: i Nothing But Thieves. Scoperti più di due anni fa grazie ad un tweet per niente dissuasivo di Dan Smith (“The @NBThieves dudes have released their debut album this week. Go go go”), il quintetto inglese mi aveva conquistata con la carica contagiosa del loro album d’esordio Nothing But Thieves, uscito nel 2015 e targato Sony Music. Non ci si scorda del falsetto pungente del cantante Conor Mason tanto facilmente. Ora, dopo quasi due anni di tour, teasing, cambio di stile e tanto alcol in più, i Nothing But Thieves sono tornati con Broken Machine.  

Quando un gruppo di ragazzi dell’Essex si ritrova per le mani un primo disco eccezionale, un tour intenso ai quattro angoli della terra e la possibilità di continuare la propria carriera discografica, penso che i timori non fatichino ad affiorare. La bestia numero uno deve essere senz’altro la famosa second album syndrome, ovvero la paura di non riuscire ad equiparare il successo ottenuto con il primo lavoro, rilasciando un disco non in grado di soddisfare le aspettative e, quindi, destinato all’oblio. Dopo nemmeno due minuti di ascolto di Broken Machine, due cose sono certe: i Nothing But Thieves non sono mai stati contagiati dalla sindrome del secondo album e, no, non credono agli inizi timidi.

ionicons-v5-c

A fare da apripista ai 15 pezzi contenuti nella versione deluxe di Broken Machine è “I Was Just a Kid”, un brano volto a prendere a schiaffi in faccia l’ascoltatore fin dal primo secondo. Il messaggio di evoluzione presente nel testo e nel titolo della canzone viene messo subito in discussione dalla linea di basso e dalla batteria prepotente, caratteristiche intrinseche della natura punk rock della band. E ci tengono a precisarlo, scegliendo come prima traccia una canzone che fa esclamare “sì, sono proprio loro”. Lo charme della band consiste proprio nell’unire l’energia esuberante degli arrangiamenti all’ipersensibilità dei testi e del cantato in falsetto, creando canzoni vorticose che cambiano con una folata di vento.

Broken Machine ne è la prova, soprattutto per la varietà e la profondità delle tematiche trattate. Pezzi come “Amsterdam”, “Particles” e “I’m Not Made by Design” spiccano sopra gli altri fin dal primo ascolto non solo per la musica accattivante, ma anche per quello che i testi vogliono comunicarci. Dalla solitudine esistenziale di chi non riesce a gestire le relazioni sociali, come in “Sorry”, al tema della salute mentale trattato in “Soda” (They tell me I need to chill / Man, it's all in your head / Maybe I'm paranoid), il giovane quintetto inglese ha deciso di esternare le frustrazioni che affliggono la nostra generazione qui e adesso.

“Live Like Animals” è un rabbioso sfogo su come gira il mondo al momento, con tanto di riferimento al muro di Trump: “So write your name as you come in / In case we want to kick you / We’re gonna make you build a wall / We’re gonna live like animals / It’s madness, it’s gone to shit”; “Reset Me” riflette sui se di una relazione, quasi sperando nella possibilità di potersi resettare come delle macchine: “But what if it was simple / And what if it made sense / What if we were living / In a perfect tense / ‘Cause what if you reset me / What if we restart / What if you reset me / Before it falls apart”.

Nothing But ThievesIl tema ricorrente delle macchine contrapposto alla debolezza umana è la linea guida per leggere il nuovo lavoro dei Nothing But Thieves. Mentre la copertina dell’album di debutto raffigurava la silhouette di un cavallo avvolto dalla nebbia, i soggetti scelti per le copertine delle due versioni di Broken Machine sono umani. Giocando con sfumature di bianco e nero abbastanza surreali, le due bellissime donne raffigurate hanno entrambe una crepa dorata che scende fino al collo, come delle bambole di porcellana scheggiate o, forse più plausibile, dei robot danneggiati. Che i Nothing But Thieves vogliano dirci che in realtà siamo tutti macchine rotte e, quindi, manifestiamo dei sentimenti? Forse la minaccia degli apparecchi elettronici che controllano il mondo non è una fantasia, ma realtà e dobbiamo sforzarci di restare umani il più possibile.

Sono particolarmente apprezzate le visuals post-apocalittiche del video di “Amsterdam”, che con la città non ha nulla a che fare, essendo ambientato in luoghi sporchi e abbandonati.
Come in una saga in stile Walking Dead, il filone della disperazione e della solitudine viene ripreso nel video di “Sorry”, dove lo sconsolato frontman Conor cammina per una città desolata, accompagnato da persone deliranti che tentano di scappare dal loro inevitabile destino.

ionicons-v5-c

Temi impegnati, sfumature cupe, dubbi esistenziali: ma non si divertono mai questi ragazzi? La verità è che i membri dei Nothing But Thieves sono persone adorabili e, soprattutto, incapaci di prendersi sul serio. Nella lista delle influenze della band ci sono i nomi di Jeff Buckley, Chris Cornell, Foo Fighters, Adele (solo per Conor, a quanto pare), ovviamente Radiohead, di cui tutti i membri sono follemente innamorati e Muse.

E’ passato poco tempo da quando i ragazzi di Southend-On-Sea hanno condiviso il palco con i padrini Muse, ma il quintetto non si è lasciato accecare dal bagliore della fama e ha continuato dritto per la propria strada.
Se già all’epoca avevano conquistato l’approvazione di un pubblico che non li conosceva affatto, ora hanno definitivamente scommesso il tutto e per tutto per una schiera di loro fan affiatati. Con un piede fuori dalla comfort zone per sperimentare il più possibile, i Nothing But Thieves non si sono privati dell'identità dalle sfumature violacee e dall’irresistibile ritmo che fa pogare ai concerti. E ancora una volta, i ragazzi dell’Essex hanno dimostrato di non aver nulla da dimostrare.

ionicons-v5-c