As the Love Continues Mogwai 19 febbraio 2021
8.8

Negli ultimi mesi abbiamo ascoltato parecchia nuova musica condizionata dalla pandemia in corso e, per quanto questo ci faccia sentire meno soli, io darei qualsiasi cosa pur di sentire un po' di ottimismo. Un album che si chiama As The Love Continues ne trasmette già molto con quattro parole, sebbene gli autori siano famosi proprio per l'assenza di testi nella loro produzione musicale. Al buon nome dei Mogwai viene, infatti, associato il termine post-rock, che indica un genere che impiega la strumentazione tipica del rock per sperimentare e guardare oltre, combinando spesso componenti elettroniche e limitando di molto le parti cantate. Le etichette usate per generalizzare raramente rispecchiano in pieno una band, ma (una volta tanto) non è questo il caso. Ciò non significa che questo progetto sia meno interessante o originale degli altri. Anzi, i Mogwai sono una delle band più sottovalutate che io conosca. Meritano molta più fama ed ammirazione in Italia, nonostante essi abbiano curato splendidamente la colonna sonora di ZeroZeroZero, una serie tv italiana basata sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano.
Attivi dal 1995, hanno pubblicato ben dieci album in studio nell'arco di un quarto di secolo, divenendo gli idoli di chi adora la musica strumentale e le colonne sonore dei film. Il mio amore per questo gruppo, negli anni, ha subìto una crescita esponenziale: sono la mia band preferita per la meditazione e per trip mentali. Dopotutto, quando non hai un testo su cui concentrarti, sono i tuoi pensieri a prendere il sopravvento.

L'ultimo lavoro della band di Glasgow è stato pubblicato il 19 febbraio 2021. La fase di stesura pare sia iniziata poco prima dell’emergenza sanitaria, costringendo il produttore Dave Fridmann a lavorare negli States da remoto, tramite Zoom. Sì, hanno di nuovo scelto (saggiamente) Fridmann, del quale nessuno mette in dubbio le straordinarie doti viste le sue collaborazioni di successo con MGMT, Tame Impala, Interpol eccetera. L’artista aveva curato la produzione del precedente album in studio dei Mogwai (Every Country’s Sun, 2017), richiamato quindici anni dopo aver prodotto il secondo e il terzo disco, agli esordi del quartetto scozzese. L’Irish Times ha paragonato il suo assistere in modalità telematica a un «oppressore Orwelliano», ma questo ostacolo non ha reso il prodotto finale meno valido.

As The Love Continues è stato accolto benissimo dalla stampa internazionale, eccezion fatta per la rivista britannica NME. Tre stelle su cinque non sono poche, ma non si sono mostrati granché entusiasti della seconda metà dell’album. Come la stragrande maggioranza del pubblico mondiale, NME tende a dare più importanza a gruppi di stampo Britpop piuttosto che ai progetti post-rock. Ma noi siamo qui per dissentire, giusto?
Le tracce sono undici, una cifra che di solito porta bene ai dischi, e mi riferisco a tutti quegli album che hanno fatto la storia con esattamente undici brani (tipo What Did You Expect from The Vaccines?). La durata è di un’ora e un minuto, il ché mi manda in tilt, perché sarebbe stato appagante (per i fissati come me) ascoltare un disco di sessanta minuti esatti.

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Il primo singolo, Dry Fantasy, è in circolazione da ottobre 2020. Il brano ha molto di quel tipico «effetto rumore bianco», costante dell’intera discografia dei Mogwai, dato dal largo uso di synths di Barry Burns. Proprio Burns, noto per essere in grado di suonare numerosi strumenti musicali, ha contribuito anche con parti di vocoder in Here We, Here We, Here We Go Forever e in Fuck Off Money. A parte questi due, l’unico brano che comprende parti vocali è Ritchie Sacramento, caratterizzato dal cantato dolce e sommesso di Stuart Braithwaite. Ritchie Sacramento è la traccia d’oro indiscussa di questo album, forse perché c’è una storia commovente dietro, che ha ispirato gli autori a parlare al mondo a cuore aperto. Secondo quanto dichiarato da Braithwaite per l'Irish Times, è stata una canzone difficile da scrivere poiché scaturita dalle morti di musicisti giovani negli ultimi anni. In particolare, la morte di un autore che conoscevano, David Berman dei Silver Jews. Le prime tre parole del brano, «rise crystal spear», pare siano state pronunciate proprio da Berman secondo un aneddoto raccontato da un suo compagno di band. Le chitarre e la batteria fanno da protagoniste, conferendo un'aria garage-rock  e frenetica ad un contenuto che altrimenti risulterebbe pesante.

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È molto più leggero l'aneddoto dietro Ceiling Granny, gran bel pezzo hard rock, che deve il suo nome a l'Esorcista 3. Braithwaite ha dichiarato a Snack che qualcuno della band era andato in bagno durante la visione del film, perdendosi così la scena di una signora anziana che si arrampica sul soffitto. Merita anche Midnight Flit, carica di suspence e scritta in collaborazione con Atticus Ross dei Nine Inch Nails. Ma la traccia che mi è più cara è l'ultima, It's What I Want To Do, Mum. Mi piace pensare che sia il non-grido di una generazione che non può permettersi di seguire i propri sogni. Nell'arco di sette minuti, uno ad uno, i singoli strumenti vanno a comporre un puzzle che risuona rassegnato e speranzoso contemporaneamente.

Non voglio spoilerare ulteriormente questo disco che, a mio avviso, bisognerebbe ascoltare per intero, prendendosi una pausa ottimista dalle news poco incoraggianti di questi ultimi tempi. Per la decima volta su dieci, i Mogwai confermano di essere fra i migliori creativi ancora in vita del pianeta, con il loro dire tutto a suon di riff dolcissimi e con i loro titoli nonsense solo in apparenza.