L’ultimo anno e mezzo non è stato facile per Simbiatu. Il successo di Sometimes I Might Be Introvert, con annessi elogi da parte della critica e la vittoria del Mercury Prize - il riconoscimento musicale più importante per gli artisti britannici – poi il tour annullato, mesi di silenzio e la separazione dal suo manager storico. Infine, i concerti che ripartono con un anno di ritardo, un nuovo compagno di viaggio e un album inatteso.
NO THANK YOU è la risposta di Little Simz a chiunque si chiedeva cosa fosse accaduto e quale strada stesse prendendo la sua carriera, apparentemente in crisi proprio nel momento di massimo splendore.
La musica e la scrittura, quest’ultima soprattutto per quanto riguarda un’artista che ama esprimersi in versi, rappresentano l’unica strada per uscire dal buio. Effetto taumaturgico o autoanalisi, forse entrambe le cose, il nuovo lavoro di Little Simz è uno sfogo e quando ci si sfoga spesso non si tiene conto di nulla: non esiste più un ordine, ci si svuota senza criterio. NO THANK YOU ha infatti due intro, anche se non si direbbe vista la durata delle tracce.
I can see how an artist can get tainted, frustrated
They don't care if your mental is on the brink of somethin' dark
Il primo passo è sempre l’auto-consapevolezza. Nell’opening Angel è Simbiatu a prendere la penna in mano, la persona che si cela dietro alla vetrina del personaggio pubblico. La ragazza che è cresciuta sognando una carriera alla Jay-Z, giunta in vetta, si è ritrovata senza fiato, sfruttata dall’industria e tradita da chi le indicava la direzione. Il beat è minimale, il ritornello rivelatore del bisogno di aiuto. Little Simz il proprio angelo l’ha trovato nel sodalizio con Inflo. De Niro e Scorsese all’opera.
Introvert, but she ain’t timid
Mai verso fu più eloquente. Gli ottoni annunciano l’arrivo di Little Simz sul ring, prima che il basso dia il via ad un ritmo irresistibile. Gorilla è la seconda introduzione, quella dove l’artista inglese si guarda allo specchio e si rende conto dei muscoli. La produzione è incredibile, una traccia che porta ad un livello ulteriore la già grande ricerca sonora compiuta in precedenza.
Step into the shadow if you're tryna hide your silhouette
When they stab you in the back, trust me, they ain't finished yet
NO THANK YOU è una liberazione e un nuovo inizio, quest’ultimo sancito dal distacco dallo storico manager Rob Swerdlow con cui Simba lavorava da sette anni. Un allontanamento non consensuale e doloroso. A Londra, al momento di ritirare il premio, Little Simz non l’ha nominato. No Merci è un racconto e un avvertimento a tutti i giovani artisti: vendere il proprio nome per un contratto di oltre due pagine e finire a fare concerti senza compenso. È una falsa title track che gioca tra francese e inglese: no grazie, nessuna pietà. La precedente Silhouette è un altro dei pezzi tematicamente centrali del disco: un ritratto della crisi mentale, fisica ed economica vissuta. A disegnare i contorni definiti delle ombre del passato c’è ovviamente ancora Inflo, quest’anno instancabile dopo aver pubblicato ben quattro album con il collettivo Sault. La sua ispirazione è senza limiti e regala alla rapper inglese una base intima che evolve tra R&B e cori gospel. La coda orchestrale è un ulteriore tocco di classe.
L’intero disco è spesso contornato da voci black che, non solo compaiono nel ritornello, ma talvolta vengono campionate e diventano parte integrante del beat. Sideways, pur essendo la canzone più breve rispetto alle altre nove, è stilisticamente una delle più elaborate. Fin dal primo ascolto la reminiscenza principale è il magico esordio di Kanye West, The College Dropout e la sua School Spirit.
La cultura nera fa da sfondo, ma è anche uno degli argomenti principali affrontati da Simba. Il trauma che l’artista porta sulla sua pelle e ha ereditato dai suoi antenati è incancellabile, anche una volta raggiunto il successo. Il ritmo tribale delle percussioni al quale si aggiungono gli archi accompagna il suo flow instancabile durante i sei minuti di X: la pressione dell’industria musicale rimane il nucleo. Nell’ultimo anno sono aumentati in maniera notevole gli artisti che, sopraffatti dal numero insostenibile di impegni, hanno avuto un crollo emotivo e sono stati costretti a prendersi una pausa. Arlo Parks e Giant Rooks per fare due nomi. Non si può recuperare in un anno quanto si è perso in due a causa della pandemia.
One day, you'll love my pain
I need you, Lord
Ancora un coro che conclude la prima parte del disco e anticipa il brano più stilisticamente elaborato. Heart on Fire non interrompe il discorso, ma lo conduce alla migliore delle possibili conclusioni. Alla consapevolezza fa seguito l’accettazione del proprio dolore come parte del viaggio. La vita è una benedizione disseminata di difficoltà. La fragilità è una condizione complicata da elaborare, soprattutto per una ragazza di colore che, secondo norme culturali consolidate, dovrebbe invece rappresentare un simbolo instancabile di lotta e orgoglio. La voce distorta non riesce ad ammetterlo, è impossibile completare la frase, «My Heart is on F…».
La presa di coscienza definitiva arriva alla settima traccia. Broken è un flusso di parole di sette minuti attraverso cui Little Simz psicanalizza il proprio trauma: i quattro versi del ritornello fanno il compito del diavolo, descrivono la situazione e rimangono in sottofondo per tutto il brano, anche durante le strofe. Ho scritto Little Simz, ma in questo caso, più di ogni altro, è Simbiatu a rivelarsi. A sostenerla una base orchestrale che nel finale strumentale diventa cinematografica. Broken è la canzone che riassume il disco, sia a livello di produzione che di testo.
C’è spazio anche per degli esperimenti inaspettati. Who Even Cares rappresenta forse una possibile strada futura per l’artista inglese che si cimenta in un cantato delicato nel ritornello e leviga i versi delle strofe con un leggero tocco di autotune. Un brano che rimanda agli anni Novanta e che avvicina come non mai Little Simz al mondo del pop.
La voce di Kojo introduce l’ultimo capitolo del disco. Control è una canzone d’amore acustica, c’è solo un piano ad accompagnare i versi. Little Simz si lascia andare e, dopo aver reclamato il controllo della propria carriera e della sua vita per tutte le precedenti nove tracce, si affida ad un’altra fragilità, mano nella mano. Tutto ciò non significa cedere il controllo, ma dividerne il peso.
NO THANK YOU è un album molto diverso dal precedente. La mancanza di pause lo rende più vicino ad un disco rap classico, ma la varietà delle produzioni e la tecnica lo eleva al di sopra della media. Tuttavia, questo lavoro non può essere compreso a pieno senza aver ascoltato ciò che lo ha preceduto. Il titolo scritto in Caps Lock fuga qualsiasi dubbio: si tratta di uno sfogo e, in quanto tale, non può prescindere dal passato e soprattutto non è preventivabile. Questo non lo ha reso comunque un’opera totalmente istintiva, i mesi di riflessione si confondono nell’incisività delle parole, anche quando la coazione a ripetere prende il sopravvento.
L’album pubblicato a sorpresa lo scorso 12 dicembre (una manciata di giorni dopo il suo live a Milano), seguendo più i tempi emotivi che quelli commerciali, ha combinato però anche un bel casino. Little Simz forse non lo sospetta neppure, ma ha mandato all’aria i piani di tutti coloro che sono in fissa con le classifiche di fine anno. Compreso il sottoscritto.