Nel cuore pulsante della scena musicale di Brighton, che negli anni ha sfornato band come Squid, Ditz e Royal Blood, le Lambrini Girls si stanno imponendo come una presenza dirompente, riportando in auge lo spirito ribelle del punk con un approccio moderno, audace e profondamente queer. Il duo composto da Phoebe Lunny (voce e chitarra) e Lilly Macieira (basso) ha iniziato a sfondare grazie a performance travolgenti, testi provocatori e una missione ben precisa: demolire ogni forma di oppressione e costruire una comunità musicale inclusiva.
Il nome della band parla chiaro: Lambrini richiama una bevanda economica, legata alla cultura popolare della working class britannica e ai suoi eccessi giovanili. Non è una scelta casuale ma un omaggio irriverente a quella cultura spesso ignorata o derisa dall'élite, perfettamente in linea con l’attitudine spregiudicata della band. Tuttavia le Lambrini Girls non si limitano alla provocazione: le loro canzoni affrontano temi cruciali come il sessismo, la mascolinità tossica, i diritti LGBTQ+ e la lotta contro il patriarcato, trasformando il punk in un potente strumento di denuncia e resistenza. Tutto questo, sommato al loro impegno nel creare spazi sicuri per fan queer e per chiunque si senta emarginato, ha fatto sì che diventassero un simbolo di inclusivitá e ribellione nella scena underground.

Lo scorso 10 gennaio è uscito per l'etichetta City Slang l'album d'esordio Who Let the Dogs Out, una dichiarazione d’intenti che incarna alla perfezione l’energia e lo spirito del duo, che ha tutte le carte in regola per affermarsi come un classico del punk contemporaneo.
Sin dalla traccia di apertura, Bad Apple, la band dichiara con forza le proprie intenzioni: questo non è semplicemente un album per intrattenere. Il brano denuncia la brutalità della polizia con una rabbia bruciante, racchiusa in versi inequivocabili: “Not just bad apples, it’s the whole rotten tree”. Il riff di chitarra è feroce e ipnotico, mentre la sezione ritmica amplifica l’intensità e l’urgenza del messaggio.
Si prosegue con Company Culture, un attacco frontale al sessismo istituzionale. La frontwoman si scaglia contro i privilegi maschili e la cultura tossica aziendale con una performance vocale che è al contempo sarcastica e furibonda. La critica sociale prosegue in Filthy Rich Nepo Baby, una traccia che denuncia i privilegi ereditati dai figli delle celebrità, sottolineando l’ipocrisia e le disuguaglianze che dominano l’industria musicale.

Dal punto di vista musicale Who Let the Dogs Out è un vortice sonoro che fonde punk rock tradizionale, influenze hardcore e tocchi di noise. Daniel Fox, celebre per il suo lavoro con i Gilla Band, realizza una produzione che cattura alla perfezione l’energia esplosiva della band, preservandone l’asprezza e l’autenticità. Ogni brano si basa su riff di chitarra taglienti e linee di basso potenti, con un drumming frenetico che sostiene l’intero progetto. La voce della cantante spicca come elemento cruciale: la sua capacità di passare dalle urla abrasive a toni più melodici crea una dinamica che tiene l’ascoltatore costantemente attento e coinvolto.
Nonostante la durata relativamente breve, poco più di 30 minuti, l’album non perde mai il ritmo. Ogni brano è essenziale, senza riempitivi, e il risultato è un’esperienza d’ascolto intensa e immersiva. La struttura delle canzoni è spesso semplice, ma questo gioca a favore del messaggio diretto e urgente del duo. Le Lambrini Girls non cercano di complicare inutilmente la loro musica; al contrario, sfruttano la potenza della semplicità per colpire con maggiore forza.

Uno dei brani più intensi è Nothing Tastes As Good As It Feels, che esplora con sensibilità il complesso tema dei disturbi alimentari. In questo pezzo, le ragazze dimostrano una notevole abilità nel combinare una narrazione brutale e toccante con un sottile tocco di umorismo nero. Lungi dal banalizzare l’argomento, questo approccio amplifica il senso di disorientamento e vulnerabilità, creando un contrasto che evidenzia uno dei tratti distintivi dell’album: la capacità di alternare serietà e sarcasmo in modo incisivo.
In un’epoca in cui molte band sembrano più interessate a compiacere che a sfidare il proprio pubblico, le Lambrini Girls rappresentano una boccata d’aria fresca. La loro musica è un invito all’azione, un richiamo a non accettare passivamente le ingiustizie e a lottare per un mondo migliore. Questo approccio, unito alla loro energia contagiosa, ha già iniziato a conquistare una base di fan appassionati e le ha consacrate come una delle realtà più promettenti del punk britannico.

Who Let the Dogs Out non è solo un album punk: è una dichiarazione d’intenti, un grido di battaglia, una presa di posizione politica e culturale che sfida lo status quo. Le complesse tematiche sono affrontate con una schiettezza che è tanto rara quanto necessaria. La loro capacità di alternare critica sociale, introspezione personale e un umorismo tagliente li rende una voce unica nel panorama musicale contemporaneo. Il linguaggio del punk viene utilizzato nella sua forma più pura, trasformandolo in uno strumento di lotta sociale e di emancipazione personale. Ogni traccia dell’album è un invito a mettere in discussione le norme, a ribellarsi contro le ingiustizie e a costruire un mondo più inclusivo.
In un panorama musicale spesso dominato da prodotti preconfezionati e privi di autenticità, le Lambrini Girls emergono come una voce unica e necessaria. Se il futuro del punk britannico ha un volto, è (anche) quello di questa band, che però dovrà riuscire nel tempo ad evitare la trappola della retoricità, in cui molti gruppi musicali simili sono caduti.
