Monument Keaton Henson
9.0

Il musicista, poeta e illustratore inglese Keaton Henson è senza ombra di dubbio uno degli artisti più enigmatici e affascinanti degli ultimi anni. Sono trascorsi ormai dieci anni da suo esordio Dear e a quattro da Kindly Now. Nel frattempo l'artista ha messo via per un po' la chitarra, si è ritirato in casa e per tre anni si è focalizzato su un progetto che ha visto la luce nel 2019. Si tratta di Six Lethargies, una complessa e ambiziosa sinfonia per orchestra d'archi, che ha come spunto il tema della malattia mentale. Ora però, Keaton è tornato alle origini e lo scorso 23 ottobre ha pubblicato Monument per PIAS Records. L'uscita del disco è stata accompagnata, inoltre, dalla pubblicazione della sua nuova raccolta di poesia, intitolata Accident Dancing.

Monument ha iniziato a prendere vita nel momento in cui Keaton si è trasferito da Londra nella campagna inglese, iniziando a trascorrere lunghe giornate all'aria aperta a tagliare la legna, occuparsi dei terreni e osservare gli uccelli rapaci che volano alti nel cielo. Qui ha finalmente trovato la forza di guardarsi dentro e affrontare un argomento estremamente doloroso che aveva sempre evitato nelle sue canzoni, ovvero la malattia lunga decenni di suo padre, che è venuto a mancare due giorni prima che le registrazione dell'album terminassero.

I suppose it is, at its heart, much like my first record; a collection of things I wanted to say, just so they’re out of my system, and not necessarily for anyone else to hear. I made it at home, mostly alone, to the sound of birds and rainstorms, at strange hours of day and night. But, once the bones were recorded, I was somewhat unexpectedly joined by an amazing group of people, who came to musically lift me on their shoulders, and take these unsaid feelings to another plain in terms of sound.

Ad accompagnare musicalmente le nuove canzoni di Keaton sono arrivati Philip Selway dei Radiohead, che si è occupato di batteria e percussioni, Leo Abrahams alle chitarre, la compositrice Charlotte Harding ha suonato i sassofoni e, a un certo punto, è arrivata persino un'intera sezione di archi. Il tutto arricchito da organi, accenni di sintetizzatore ed elettronica lo-fi. Inoltre, il suono delle videocassette scorre per tutto l'album, portando una sensazione di nostalgia, famiglia e infanzia e il sottile uso ricorrente di questi suoni anima la natura biografica di questo lavoro.

É risaputo quanto Keaton sia un uomo, ancor prima che un musicista, estremamente schivo, introverso, riservato. Se mi venisse data la possibilità di entrare nella mente di un artista per scoprire cosa si nasconde davvero al suo interno, la prima scelta ricadrebbe sicuramente su di lui. Qualche anno fa SOKO, con cui ha avuto una relazione, ne ha scritto un intimo ritratto in Keaton's Song  (traccia finale del suo secondo album My Dreams Dictate My Reality, 2015).

You haven't spoken a word for days
You write it all down, you say it keeps you alive
You grew a beard to hide behind
So I cannot read your mind 

Sicuramente parlare di sé non è la cosa che ama di più fare, eppure nelle prime due tracce di Monument riesce a mettersi completamente a nudo e mostrando ogni sfumatura della propria sofferenza. Il disco si apre con dei suoni distorti provenienti da una di queste clip d'infanzia. Dopo una decina di secondi delicati accordi di chitarra fanno il loro ingresso, seguiti da tastiera e archi. L'opening track Ambulance è il grido di aiuto di un artista, la cui arte viene apprezzata dal pubblico senza che venga presa in considerazione tutta la sofferenza che spesso si cela dietro di essa («I'm half a songwriter, half a man, not fully either»).

Si procede poi con Self Portrait, nel cui ritornello troviamo una descrizione che potrebbe adattarsi perfettamente alla musica di Keaton: «food for the worms, blood for the trees to grow, muscle and bone».

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A segnare l'attesissimo ritorno di Keaton Henson è stato il singolo Career Day. Un sound intimo e scarno, solo voce e chitarra accompagna un testo che analizza i vari modi in cui tutti noi riusciamo a cambiare e indossare una maschera o un ruolo diverso a seconda della situazione o delle persone che ci troviamo davanti, finendo per sentirci sempre e comunque fuori posto e fallendo quotidianamente. Man mano che il brano procede, l'artista elenca una serie di personalità che cerca di incarnare («I'm an astronaut, baby I work in the night»; «I'm a deep sea diver, I find ways to breathe»; «I'm a struggling comedian, I can't find the laughs»). Il brano è accompagnato da un video evocativo, una raccolta di inquadrature spesso astratte estrapolate da vari filmati di famiglia, profondamente personali, realizzati quando Keaton era bambino.

I just liked the idea of hearing an ageing weary man, singing about his failings over distorted shots of his childhood, and how it colours those captured gleeful moments with the sadness of the passage of time.

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Accompagnata da un solenne percorso d'organo, la voce di Keaton racconta i poteri curativi dei freddi inverni canadesi nella profonda e struggente Ontario I'll love the arrogant cold, I'm off balance but I feel my soul»), in cui i suoni delle ali degli uccelli si confondono con basso, sintetizzatore e tocchi leggeri di un pianoforte. Il video che accompagna il brano è stato realizzato utilizzando filmati girati da Keaton mentre viveva in Canada, e raffigura paesaggi e animali selvatici incontrati durante i lunghi viaggi in auto che era solito fare. E' proprio in questi luoghi che l'artista ha scritto il brano pensando a quanto ci si possa sentire a casa anche lontano da essa e trovare gioia nel piccolo e nell'inaspettato.

I have found great solace in the icy winds of Canada. Where, upon opening the door in the morning, the instant freezing of your skin takes any lingering sleeplessness and unreason from you, making you move forward, no matter what else is going on. It is an ode to that landscape, and a portrait of a place I find beautiful, albeit strange.

I proventi derivati dalle vendite del singolo sono stati devoluti in beneficienza, divisi tra un gruppo di attivisti indigeni con sede a Ottawa e un'organizzazione britannica che sostiene le donne vittime di violenze e abusi, con un focus sui bisogni di donne nere e appartenenti ad altre minoranze.

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Costruita attorno a una linea di pianoforte, Prayer è probabilmente il brano più straziante di tutto il disco. Una dedica al padre dell'artista, l'attore Nicky Henson, che ha combattuto il cancro per quasi due decenni ed è tristemente scomparso nel dicembre 2019 («speak up, I'm losing you»). Si tratta di una riflessione sull'atto di prepararsi a perdere qualcuno, qualunque forma la perdita assuma. Riguarda la sensazione di impotenza e la consapevolezza che non esistono parole giuste da dire a una persona che ami prima che se ne vada per sempre che possano rendere l'addio meno doloroso. Non sapevo cosa dire a mio padre prima che se ne andasse e non so davvero cosa dire ora, quindi è, per una volta nella cronaca, semplicemente un arrivederci.

The orchestral section is a more personal statement; I didn’t know what to say to my dad before he left and I don’t really know what to say now, so it is, for once in the record, just simply goodbye.

Dopo un falso finale, la musica ritorna con un epico paesaggio sonoro orchestrale e gli archi si mescolano con suoni e bisbigli di sottofondo, estrapolati probabilmente da filmati di repertorio privati. Infine una voce risalta sulle altra. É quella calda del padre mentre sussurra affettuosamente «Keaton, wave to daddy». Non credo ci sia altro da aggiungere.

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A Prayer si contrappone il brano successivo, While I Can, dove le sonorità più acustiche si fondono con tamburi martellanti fino a esplodere in vero e proprio urlo disperato nel ritornello. Qui viene adottato il punto di vista di chi è consapevole di star vivendo i suoi ultimi momenti sulla terra e, mentre la malattia sta dilaniando il suo corpo e la sua mente, utilizza le sue ultime forze per rivolgersi alla persona che ama.

While my lungs have breath to sing for you
And I have fingers left to cling to you
While my thoughts are making any sense
While I'm living in the present tense

Bed, con i suoi silenzi, suona come il flusso di coscienza di un figlio che sta affrontando gli ultimi istanti di vita di un padre malato («am I waiting to lose you? Waiting for bad news, still»). The Grand Old Reason, invece, cattura con sorprendente semplicità la realizzazione traumatica che tutti dovremo affrontare quando perdiamo qualcuno vicino. La sua voce qui è così flebile che sembra possa scoppiare in lacrime da un momento all'altro.

I believe you'll be leaving
But you much like I, don't know where
When we die we will go
So we cling, desperate fingers
Onto life
And we'll all miss you to death
When you go

Husk è il brano che si allontana maggiormente dal sound del disco e, forse, anche quello meno convincente. Sul vivace tempo di un valzer, Keaton ci trasporta in una sognante sala da ballo mentre canta la sensazione di svegliarsi e rendersi conto di essere invecchiato, di aver perso i propri anni migliori, quelli in cui le ossa non facevano ancora male e ci si poteva permettere di sopravvivere senza mettere in dubbio l'esistenza.

The death of a century
Has sunken its teeth in me
How the hands of the clock
Are beating to death
Our memory

Thesis è forse l'unico brano dell'album a trattare espressamente l'amore inteso come rapporto di coppia e, più precisamente, il senso di vuoto provato dopo una rottura («there's no lovers here, there's nothing to see here, just bones»). Il disco si chiude con Bygones ed è il finale perfetto.

I get sick of all my songs
Don't sing the words, just read between them
I play till my fingers bleed
Just to get you out of me
Just to get you on those pages

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C'è un termine che penso sia perfetto per descrivere la produzione artistica di Keaton Henson ed è heartbreaking. Scrivendo questa recensione ho pianto tre volte, ma si sa, si tratta di quel tipo di artista che con la sua voce riuscirebbe a farti scoppiare in lacrime anche se cantasse l'elenco telefonico. Monument non è un disco semplice da digerire, come facile non deve essere stato scriverlo, ad ogni ascolto fa un po' più male ma, contemporaneamente, se ne comprende ancora meglio la bellezza. É un pugno nello stomaco, un disco intenso, doloroso e viscerale che, con dettagli incredibilmente schietti e sinceri, riesce a raccontare perfettamente il trauma. In Self Portrait, c'è un verso che dice «I'm singing for ways to get out». E probabilmente queste 11 canzoni non sono state scritte con la finalità ultima di essere ascoltate da un pubblico ma, per esorcizzare il proprio dolore personale e trovare un modo di conviverci. Quello che ne è scaturito è forse il suo lavoro migliore, il culmine di tutto il suo talento e siamo molto fortunati a poterlo ascoltare.

A volte ci sono dischi così belli che mi fanno domandare cosa abbiamo fatto di tanto buono per meritarceli. Monument è sicuramente fra questi e mi spiace che non stia avendo la rilevanza e le attenzioni che meriterebbe. Certo, questo non è proprio il periodo storico più adatto per immaginarsi l'esecuzione di un disco dal vivo. A ciò si aggiunge il fatto che, purtroppo, Keaton soffre di una grave forma d'ansia, che lo porta a esibirsi live molto raramente (trovate l'elenco completo dei concerti che ha eseguito nel corso di tutta la sua carriera su Wikipedia, sono solo 34 dal 2011 a oggi). Ma rima o poi riuscirò ad assistere a un suo concerto, probabilmente quel giorno sarà il più bello della mia vita.