Sono passati 5 lunghi anni dalla pubblicazione del loro disco For Crying Out Loud (2017) e nel frattempo ne sono capitate di ogni, ma ora possiamo annunciarlo: i Kasabian sono (finalmente) tornati più carichi che mai con il loro settimo lavoro in studio. Il nuovo album si intitola The Alchemist’s Euphoria, è stato prodotto da Sergio Pizzorno e Fraser T. Smith (produttore tra gli altri di Stormzy e Adele), ed è stato annunciato ufficialmente lo scorso 5 maggio 2022, fissando la data di pubblicazione per il 5 agosto. Il disco si è fatto attendere un'ulteriore settimana per alcuni problemi legati alla stampa dei vinili. Risale inoltre al 28 maggio 2021 l’annuncio di un tour in terra UK (andato completamente sold out) e dell’inserimento del turnista Tim Carter come nuovo membro e primo chitarrista dei Kasabian, prendendo il posto proprio di Sergio Pizzorno che ha ovviamente dovuto farsi carico del ruolo di frontman e cantante. Ad ottobre 2021 inizia invece la massiva campagna pubblicitaria per il nuovo disco, accompagnata dai singoli ALYGATYR, SCRIPTVRE, CHEMICALS e THE WALL e da un (apprezzabile) rinnovamento delle grafiche che solitamente accompagnano singoli e dischi. Insomma, le novità negli ultimi mesi non sono mancate.
La perdita del cantante e frontman della band Tom Meighan, allontanato nel 2020 dopo essere finito a processo per aggressione nei confronti della compagna (ora moglie) Vikki Ager, poteva essere la mazzata decisiva per un gruppo che con l’ultimo lavoro aveva mosso un passo deciso verso l’esaurimento di idee e contenuti. Parliamoci chiaro: il valore dei Kasabian è indiscutibile, i loro suoni e la loro resa dal vivo sono di band di altri tempi. Ma il prodotto For Crying Out Loud non fu minimamente all’altezza dei Kasabian dei tempi migliori e del loro tentativo di lasciare campo aperto alle chitarre che li avevano contraddistinti nei primi anni di carriera. Emblematica You’re In Love With A Psycho, singolo di grande successo che rappresentò nello stesso momento una sorta di cambio di passo verso un addolcimento nei confronti dei gusti mainstream e una rinuncia ad essere quei pionieri dell’indie rock che da inizio millennio erano stati. Un tentativo di rinnovamento mal riuscito che ora ha la possibilità di trovare la sua redenzione, pur a carissimo prezzo.
Entriamo ora nel dettaglio di questo nuovo disco che si è guadagnato da pochi giorni la prima posizione nelle classifiche UK: è il sesto album (!!!) in studio con cui i Kasabian raggiungono la vetta.
The Alchemist’s Euphoria è la dimostrazione che i Kasabian hanno un futuro anche a prescindere da Tom Meighan. E, soprattutto, che il serbatoio creativo di Sergio Pizzorno è tutto fuori che esaurito. In una recente intervista alla rivista britannica NME Sergio commenta così il necessario riassetto di formazione:
“I never wanted to be a frontman. I never saw that – I didn’t think that was ever gonna be part of my life… but now it is. So when sitting down with the boys and figuring that out, I then had to make the choice of: ‘How do I do it? How do I approach it?’ If I’m gonna do anything, then I’m gonna do it my way”.
Qui c’è tutto il senso e il valore del nuovo disco dei fenomeni di Leicester. Preso atto dell’addio di una figura fondamentale per i Kasabian, Sergio si è ritrovato davanti alla scelta pesantissima di decidere le sorti del gruppo. Rimboccarsi le maniche e gettarsi a capofitto nella mischia di detrattori che come sciacalli annunciavano la fine dei Kasabian o dar loro corda e ritirarsi. Ecco, questo disco è la risposta, in tutta la sua potenza, a questo tipo di dilemma. E la risposta è ovviamente la prima delle due opzioni.
Non c’è tempo da perdere in infruttuose presentazioni dei nuovi Kasabian, ALCHEMIST ne è già il primo succulento assaggio. Con una perfetta fusione tra The S.L.P. (progetto solista del cantante) e i Kasabian di For Crying Out Loud, il pezzo ci sbatte in faccia senza troppi giri di parole che ora è proprio Sergio, l’Alchimista, ad avere il timone in mano in toto. Il motivetto tra una strofa e l’altra viene ripreso successivamente nel disco nei vari interludi strumentali tra brani. Ma ora bando alle ciance, si comincia a fare sul serio. Pizzorno si gioca un altro asso nella manica delle sue influenze musicali pescate da innumerevoli generi e piazza un trittico di canzoni palesemente di ispirazione big beat e hip hop. SCRIPTVRE è un brano potentissimo che strizza più di un occhio all’interesse ben noto di Sergio per il rap (come dimostrato dai brani Favourites, in cui compare Little Simz, e The Wu, in onore del grande complessivo del Wu Tang Clan, inseriti nel disco del suo progetto solista The S.L.P.). Ci troviamo un po’ di Primal Scream, di The Prodigy e sicuramente di Beastie Boys: gran colpo. Ma non è tutto.
ROCKET FUEL è fino a prova contraria un altro omaggio alla parte più visionaria del rap, rappresentata in primis da Tyler, The Creator, contaminata da suoni elettronici prevalentemente di derivazione dubstep e psychedelia. Per i meno ferrati, consiglio un rapido ascolto a pezzi del rapper come Who Dat Boy, 911/Mr. Lonely e le più recenti IGOR'S THEME e EARFQUAKE (anzi, ascoltatevi tutto il disco IGOR e capirete rapidamente di cosa stiamo parlando). Infine, ci imbattiamo in quella che diventerà con buone probabilità una delle canzoni più suonate del nuovo album. Stiamo parlando di STRICTLY OLD SKOOL, una ballata electropop molto orecchiabile pronta per le radio e per le scalette dei concerti.
ALYGATYR ha un nonché di Muse e di vecchi Kasabian al tempo stesso. Il basso, il ritornello, quei suoni elettronici di fondo. Una botta di adrenalina prima di avventurarci nella sezione più sperimentale e la seconda di matrice Pizzorniana del disco, scandita da un primo intermezzo strumentale dall’enigmatico titolo æ space. THE WALL, che tra le altre cose è celermente divenuta la colonna sonora per la BBC della vittoria del mondiale di calcio femminile vinto proprio dall’Inghilterra, è il portale di malinconia creato per noi dalla parte più romantica di Sergio che ci conduce in un mondo fatto di sintetizzatori e psychedelia. T.U.E (the ultraview effect) (una versione 2.0 di West Ryder Pauper Lunatic Asylum con una strizzatina d’occhio finale ai migliori assoli dei Pink Floyd -provare per credere, dal minuto 4:30 in poi) e STARGAZR, il brano che meglio rappresenta l’intervento di ‘Sergio solista’ sugli spartiti dei Kasabian, sono i brani che ne fanno da sottofondo musicale. Reggetevi forte e lasciatevi trasportare in una dimensione parallela in cui il beat delle due canzoni si sostituirà al vostro battito cardiaco e in cui i vocalizzi di Sergio scandiranno il vostro respiro. Una tortuosa e futuristica danza tribale in cui si rischia di rimanere invischiati.
Fortunatamente, la sveglia dal sogno ha il suono di CHEMICALS che ha tutto per essere la hit del disco in questione. Ritmo, un ritornello molto orecchiabile e la giusta dose di carica per immaginarla urlata e pogata ai concerti. I vecchi Kasabian sanno come si fa. Infine, dopo una seconda transizione intitolata æ sea che riprende il motivetto di ALCHEMIST, un brano dal titolo emblematico, che non può che rievocare tutto ciò che è successo due anni fa con l’esclusione obbligata di Tom: signore e signori, LETTING GO. Una ballata melodrammatica, che in realtà ha a che fare con tutto tranne con la dolorosa separazione da Meighan, che per gli appassionati di Kasabian non suonerà certo come una novità. Basti pensare a British Legion, Happiness o Goodbye Kiss. Impossibile però non leggerci un’ulteriore segno di evidenziatore alle espressioni ‘voltare pagina’ o ‘cambiamento’.
The Alchemist’s Euphoria. Già, l’Alchimista. Che crea, sperimenta, guarda il futuro dritto negli occhi senza paura e, secondo le sue congetture, mescola generi e influenze musicali per coronare la sua esistenza. Sergio Pizzorno è l’Alchimista euforico per ciò che ha SCELTO sarebbe stato il gruppo dell’era post-Tom Meighan. Potenza, novità, metamorfosi, ricordi, vecchie abitudini. L’attenzione dell’ascoltatore deve essere alta per cogliere tutto.
In definitiva, i Kasabian ce l’hanno fatta ancora una volta. Gran bel disco per chi saprà leggere questo lavoro come una rinascita e come la spinta evolutiva guidata da Sergio Pizzorno, un po’ meno per chi si aspettava i Kasabian di Empire o Velociraptor!. Sergio ha saputo spazzare via tutte le perplessità generate dalla ventata di novità, per lo più forzate, dando una decisa scossa all’ego dei Kasabian e espandendo la campagna di rinnovamento anche a spartiti e brani prodotti. In Italia non si può certo dire che questo cambiamento sia stato visto di buon occhio: le date di Mantova, Roma e Torino sono state soppresse ed è facile immaginare che il motivo sia stato lo scarso successo della campagna di vendita dei biglietti. Ma confidiamo che il disco sappia riconsegnare nelle mani di Sergio & Co. un seguito di fan rinvigorito ed arricchito da nuove leve attratte dai nuovi suoni (i ragazzi suoneranno a Milano il 16 ottobre).
Aprite le finestre e assaporate questa ventata di aria fresca: i Kasabian sono tornati, lasciatevi andare all’euforia dell’Alchimista.