Quando l’ultima fatica di Kanye e’ finalmente arrivata fra noi, io quasi non ci credevo. Non mi sembrava possibile che questo disco fosse finalmente uscito, dopo due anni di silenzi, consegne non rispettate e ‘ultimissime modifiche al mixing’ che hanno tenuto i fan sulle spine per mesi. Ad un’anno dall’aver silenziosamente spazzato il misterioso progetto Yandhi sotto il tappeto, Jesus is King diventa il suo legittimo successore - e non senza far parlare di se nel processo.
Rumours, dichiarazioni, note colte di sfuggita da Instagram stories di collaboratori e non avevano gia’ messo le cose in chiaro: questo sarebbe stato un disco fondamentalmente cristiano. Che li’ per li’ sembrava quasi una grande battuta, visti i trascorsi non proprio evangelici di Mr West, che non si e’ mai fatto problemi a scrivere e raccontare della sua vita di eccessi e sregolatezze assortite - non proprio un personaggio da Catechismo, ecco. Eppure bastano una manciata di secondi per accettare il fatto che questo disco, che ci piaccia o meno, e’ a tutti gli effetti una vera ode a cristianesimo e tutto cio’ che la fede comporta - sarà riuscito il genio, multi hit-maker, designer miliardario, ad aggiungere ‘agnello di Dio’ al suo curriculum? Eeeeh… si e no, diciamo.
A livello musicale, Jesus is King sembra piu’ un album di momenti, piuttosto che un progetto lineare, e arrivati alla fine dei 27 minuti, gli alti si distinguono drasticamente dai bassi del disco. Se l’apertura, un gioioso coro gospel - che avrà numerose apparizioni sulla scaletta e un ruolo fondamentale nel nuovo sound di Kanye - e una molto ben riuscita doppietta di Selah un’imponente traccia alla Yeezus, che a suon di ALLELUIA di gruppo e beat tuonanti mi aveva già fatto recitare 25 Ave Maria, e Follow God, un pezzo alla Graduation praticamente, ma come se fosse andato a messa la Domenica, mi avevano davvero fatto credere che West avesse sfornato l’ennesimo capolavoro a ritmo di ostie e preghiere.
https://www.youtube.com/watch?v=ivCY3Ec4iaU
Idea che e’ andata a scemare traccia dopo traccia nella seconda metà del disco, purtroppo. Per carità, la super pop Everything we Need fa il suo dovere di hit trap acchiappa playlist e Water è una slow jam, che si snoda intorno a una fantastica linea di basso - ma il tutto non fila come qualsiasi dei precedenti lavori di West, da’ come l’impressione di essere un collage di pezzi, che si incastrano tematicamente, ma non sonoramente parlando. Anche se i pezzi finali riescano comunque a passare la linea della sufficienza grazie, per esempio, all’esplosione corale all’inizio di God Is e l’emotività melodica che fa da timone per Use this Gospel, alla fine dell’ascolto mi sono quasi trovato a tirare un sospiro di sollievo, sollevato dal fatto che Kanye non avesse pubblicato il primo vero pastrocchio della sua carriera (n0, FourFiveSeconds non conta), piuttosto che essere totalmente certo del fatto di essere davanti a un qualcosa di davvero memorabile. Alcuni pezzi, come On God e Hands On, sono davvero appena passabili, una sensazione quasi totalmente nuova per noi fan.
In ogni caso, non credo di riuscire a nominare più di una manciata di artisti che avrebbero potuto scalare le classifiche con un album gospel/cristiano nel panorama odierno dello streaming e, ancora meno, nomi mi vengono in mente se dovessi pensare a chi, in primis, sarebbe disposto a correre un rischio del genere a livelli di mainstream cosi alti. Sarà davvero Kanye riuscito a trovare la fede? Sinceramente, spero di si. Anche se a modo suo, pare che West sia davvero investito nel suo nuovo capitolo religioso - contento lui, contenti tutti. Se le voci sono vere, sotto l’albero di Natale troveremo un secondo disco a tema Jesus proprio la mattina del 25 Dicembre. Chissà. Per adesso, Kanye la sfanga, e dimostra ancora una volta che alla creatività non si comanda.