Open Wide Inhaler
6.8

Al giorno d’oggi essere una giovane band rock di discreto successo equivale spesso a dover portare sulle proprie spalle titoli altisonanti come next big thing” o “il futuro del rock”, con una sorta di aura da vassalli provenienti dal passato per difendere un genere musicale non esattamente nel periodo più florido. I suddetti sono il più delle volte gruppi provenienti dalla più grezza scena post-punk inglese, ma il pop rock più tendente ai suoni radiofonici non viene esattamente disdegnato, specialmente in un ambito come quello dei festival britannici.

Inhaler

Non sono così convinto di aver reso l’idea, ma gli Inhaler mi offrono esattamente queste sensazioni. Band irlandese capitanata da Elijah Hewson (il figlio di Bono degli U2) che ha da poco pubblicato il terzo album, Open Wide, un lavoro di 13 pezzi che si snodano per 48 minuti di sonorità allegre e ondeggianti tra puliti riff di chitarra e qualche tratto che si concede un paio di distorsioni. L’album è definito dallo stesso Hewson come una riflessione della sua crisi di quarto di età, o di mezza-mezza età, a voi la scelta.

Alcune canzoni, come Billy (Yeah, Yeah, Yeah) e A Question Of You, ricordano parecchio le atmosfere di gruppi come i Foster the People o i connazionali The Academic, mentre altre puntano più a far cantare il pubblico dei sopra citati festival britannici, su tutte Eddie In The Darkness e la hit Your House.

L’orecchiabilità fa da padrona assoluta, e infatti il produttore Kid Harpoon ha già collaborato con alcuni big della musica pop. Questo nuovo album degli Inhaler a tratti pare mancare un po’ di mordente, così come la maggiore freschezza dei precedenti due lavori It Won't Always Be Like This (2021) e Cuts & Brusies (2023). A contraddire in parte quanto appena detto per fortuna ci pensano alcune tracce che spezzano un po’ l’atmosfera più stereotipicamente indie rock e vagamente vintage (a tratti un po’ ridondante): per esempio la title track Open Wide guidata da una delicata cassa dritta, oppure Still Young con il suo ritmo marciante fino ad arrivare ad All I Got Is You, che per i ragazzi della band è ispirata agli Smiths ma anche a un eventuale pezzo del più recente Harry Styles (con cui Harpoon non a caso ha già collaborato in passato).

 Open Wide
Inhaler

A impreziosire la dinamica dei brani si possono ascoltare passaggi interessanti, con sfumate influenze provenienti dall’elettronica e dal britpop, ma anche da un rock più retro tappezzato a momenti da piacevoli chitarre acustiche, e in altri da veloci riff di basso ben nutriti, che colpiscono particolarmente in pezzi come Little Things, chicca che chiude il disco ma che suona come un pezzo da apertura, scelta volontaria della band irlandese.

Di contro, i testi non colpiscono particolarmente per guizzi di genialità o tematiche insolite, soffermandosi per di più su cronache di pensieri ed emozioni legate all’amore giovane e alle relazioni sentimentali, risultando non sempre entusiasmanti e incolpevolmente non incisive. Influenza dichiarata è quella di Springsteen, caro a Hewson e dal quale avrebbe preso l’approccio di scrittura dei testi a mo’ di conversazioni con personaggi più o meno fittizi. Sebbene volessi evitare questo cliché, mi pare semplice sottolineare che a tratti richieda un grande sforzo non associare alcuni vocalizzi del frontman Elijah a quelli ben noti dell’altrettanto noto padre, Bono Vox, ma i riferimenti da figlio d’arte li si possono circoscrivere a grandi linee soltanto a questo particolare.

Gli Inhaler sono un’ottima band che ha tutte le carte in regola per scrivere degli inni rock per la Gen Z, ma la sensazione è che manchi ancora qualcosa per essere proiettati nell’universo degli headliner da festival. La memorabilità? L’epicità? La creatività sul lungo termine? Non è semplice trovare il bandolo della matassa per sbrogliare questo quesito, ma Open Wide è un buon album all’ascolto, che però non sembra riuscire a scalfire il soffitto che limita gli Inhaler dal raggiungimento del proprio potenziale. Ciò nonostante, il responso iniziale di pubblico pare tutt’altro che critico, e la speranza è che prossimamente la band possa smentire anche le remore di chi ancora non si ritiene pienamente convinto (sottoscritto compreso), diventando davvero una next big thing matura e sicura dei propri mezzi. Non resta che vederli dal vivo il 26 aprile al Fabrique di Milano, con tanto di Blossoms in apertura, per farsi una propria idea.

 Open Wide
Inhaler