Ultra Mono IDLES
9.0

Negli ultimi anni la Gran Bretagna e l’Irlanda, grazie a band emergenti come Fontaines D.C., Shame, The Snuts e gli stessi IDLES, sono tornate ad essere il fulcro centrale della scena punk e post-punk internazionale. Era il lontano gennaio 2019 quando sul profilo Instagram ufficiale della band inglese comparvero alcuni brevi video che testimoniavano che il lavoro sul terzo album era in fase avanzata. Si è dovuto aspettare marzo dell’anno successivo per ascoltare il primo singolo, ora finalmente è uscito il successore di Joy as an Act of Resistance.

Ultra Mono è stato interamente registrato a Parigi ai La Frette Studios, luogo suggestivo e affascinante nella propria architettura decadente, nel quale gli Arctic Monkeys si erano riuniti dopo anni per lavorare al loro album più onirico e sperimentale, Tranquility Base Hotel & Casino (2018). Proprio per questo motivo l’attesa per il nuovo disco della band punk di Bristol portava con sé aspettative e incertezze riguardo ad un possibile stravolgimento di suoni e temi. La prima grande differenza rispetto ai due album precedenti si nota principalmente nel carattere intimistico messo in evidenza fin dalla prima traccia War. Non devono trarre in inganno il suono heavy delle chitarre, il rullo della batteria e tutti gli altri elementi a cui la band ci ha abituato in questi anni, il testo parla di una guerra personale. Un conflitto interiore necessario quanto inevitabile in questi tempi contraddittori, che ha tirato in ballo tutti i membri, non solo il frontman Joe Talbot. Le onomatopee danno un’impronta quasi dadaista alla canzone che rappresenta l’inizio perfetto di un percorso fatto di accettazione e rottura allo stesso tempo.

Wa-ching!
That's the sound of the sword going in
Clack-clack, clack-a-clang clang!
That's the sound of the gun going bang-bang
Tukka-tuk, tuk, tuk, tuk-tukka
That's the sound of the drone button pusher
Shh, shhh, shhh!
That's the sound of the children tooker

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Lo sperimentalismo e l’innovazione che da tempo parte della critica richiedeva si percepiscono immediatamente nel suono elettronico sul quale si appoggia Grounds, secondo singolo estratto. Sebbene a un primo ascolto possa non sembrare una canzone degli IDLES, l’«I am I / Unify» del ritornello ci riporta all’essenza della band e ribadisce l’idea rivoluzionaria di unione che da sempre permea gran parte della loro produzione. Sullo sfondo vi è una critica profonda al mondo politico inglese, paragonato al gigante della fiaba inglese Jack and the BeanstalkFee fee fi fi fo fo fum / I smell the blood of a million sons»), oltre che una forte presa di posizione nei confronti della sempre più diffusa piaga del razzismo: «Saying my race and class ain't suitable / So I raise my pink fist and say black is beautiful».

Mr Motivator è molto più classica nel proprio genere tuttavia, attraverso la rappresentazione satirica di numerose figure della cultura Pop, da Conor McGregor a LeBron James, gioca con il concetto di cliché portando all’estremo uno degli stilemi più distintivi (e contestati) della band. Pur essendo una risposta sagace alle critiche ricevute negli anni,  questa terza traccia ribadisce il carattere personale dell’album e infatti rappresenta quasi un inno motivazionale rivolto a chiunque si senta inadeguato o escluso. Tutto sta nell’avere fiducia in se stessi indipendentemente dal giudizio altrui, come il pugile Joe Calzhage:

It's all about the confidence
You're Joe Cal-fucking-zaghe
You're Joe Cal-fucking-zaghe
You're Joe Cal-fucking-zaghe
You're Joe Cal-fucking-zaghe

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Sul fatto che Ultra Mono sia un disco incentrato sul conflitto interiore ogni dubbio è fugato anche nella successiva Anxiety, canzone che descrive le problematiche legate al mondo contemporaneo, le quali conducono inevitabilmente al disagio chiunque non si trovi dalla parte giusta della barricata. L'ansia è crescente man mano che la traccia prosegue, fino alla conclusione dove le urla delle seconde voci si mescolano al suono sempre più disturbante e rumoroso. Questo è forse il brano che più di ogni altro si avvicina allo stile tipico della band che da sempre, sotto la dura scorza sonora, nasconde una forte componente empatica. Impossibile non tornare col pensiero a Joe Talbot che si commuove e scoppia a piangere sul palco del Glastonbury dopo aver cantato Danny Nedelko.

Una componente essenziale della poetica degli IDLES è la critica sociale, molto spesso espressa attraverso immagini simboliche. L’aspetto visivo diventa preponderante nella parte centrale del disco con due brani nei quali il suono è posto al servizio degli occhi e dell’immaginazione. Kill Them with Kindness si apre con un pianoforte che crea un forte contrasto col finale della traccia precedente e che metaforicamente rappresenta la gentilezza da contrapporre alla violenza. A esso fa seguito una vera e propria marcia rock. Il riferimento agli stivali è evocativo e sembra quasi di veder scorrere i fotogrammi della scalinata di Odessa de La Corazzata Potëmkin, con i cosacchi che marciano con i fucili spianati sulla folla inerme. In quel caso il montaggio analogico di Ejzenstein identificava negli stivali il simbolo del potere oppressivo, qui è il montaggio sonoro a creare l’atmosfera. Tuttavia il reale destinatario del testo è volutamente ambiguo come la Gadsen Flag alla quale si fa riferimento, bandiera simbolo della rivoluzione americana, spesso divenuta però anche vessillo dei movimenti nazionalistici e patriottici più violenti.

In Model Village il ritmo forsennato va di pari passo con un elenco ripetitivo e alienante di caratteristiche e tendenze del mondo attuale, una serie di immagini rese questa volta cinematograficamente nel videoclip curato dal regista Michel Gondry (Eternal Sunshine of the Spotless Mind), le cui grafiche ricordano quelle della sua ultima serie televisiva Kidding.

Entrambe le canzoni sono accomunate anche dalla stupefacente commistione di suoni inconsueti, creati soprattutto con un utilizzo intelligente delle pedaliere . Il costante dialogo tra chitarre rende accattivante e movimentata Model Village, mentre colpisce la presenza di un breve ed intenso assolo distorto nel finale di Kill Them with Kindness.

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Gli IDLES si sono sempre proclamati femministi, trattando più volte nelle loro canzoni il tema della mascolinità tossica. In Ne Touche pas Moi, accompagnati nel ritornello dalla leader delle Savages Jehnny Beth, denunciano ogni forma di abuso sessuale, a partire da quella più subdola ma molto spesso sottovalutata del catcalling (pratica purtroppo comune che consiste nel fischiare o pronunciare volgarità al passaggio di una donna per strada). Il titolo in francese, volutamente sgrammaticato per conferire più realismo, è allo stesso tempo un grido di rabbia e di aiuto, come la ripetizione di «Consent!».

This is a sawn-off
For the cat-callers
This is a pistol
For the wolf whistle
'Cause my body is my body
And it belongs to nobody but me

La seconda parte di Ultra Mono è quella più fortemente politica e prosegue con due tracce che trattano il tema dell’inuguaglianza sociale e della corruzione politica. In Carcinogenic la metafora è evidente, esse costituiscono il cancro del mondo contemporaneo. Ed ecco che si giunge al pezzo forse più violento e allo stesso tempo più sperimentale e convincente dell’album. Reigns si apre con un basso distorto che accompagna le strofe ed esplode in un ritornello energetico che nel finale include persino una breve sezione di sassofono.

How does it feel to have blue blood coursing through your veins?
How does it feel to have shanked the working classes into dust?
How does it feel to have won the war that nobody wants?

Il bersaglio dell’accusa è ancora l'aristocrazia che tiene le redini del paese sfruttando la working class a suo piacimento. Il ritornello in cui si canta «Pull on my reigns» è un gioco di parole geniale che fa riferimento al gergo utilizzato nell’ippica di "tirare le redini": il termine reins (redini in italiano) è sostituito dalla parola omofona reigns. È la rappresentazione metaforica della burocrazia e del potere politico grazie ai quali è possibile controllare l’andatura delle classi inferiori, soprattutto quando la velocità inizia ad aumentare pericolosamente.

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Come anticipato all’inizio di questa recensione, questo terzo album racconta prima di tutto di una lotta interiore contro la parte autodistruttiva della psiche. Una guerra a tutto ciò che spinge qualsiasi individuo a dare troppo peso al pensiero comune, portandolo a sottostimarsi. The Lover è il culmine di questa battaglia, è la guerra di cui si parlava all’inizio: Joe Talbot ribadisce di avere l’amore e la fratellanza come uniche guide artistiche, infischiandosene di tutti gli haters ai quali è urlato senza nessun filtro «Eat Shit!». Il contraltare per stile e attitudine è A Hymn, brano post-punk lento e inquietante che è un invito a liberare la propria mente da giudizi e pregiudizi. La posizione sociale, lo stato economico non definiscono una persona. Questo penultimo brano è la risposta definitiva alla domanda che ci si poneva all’inizio riguardo all’influenza che i La Frette Studios  potessero avere avuto a livello sonoro: l’utilizzo delle pedaliere, l’atmosfera rarefatta, il ritmo compassato mostrano un lato degli IDLES rimasto finora all’oscuro.

«I want to be loved / Everybody does/ Shame / Shame», si conclude così A Hymn, creando un collegamento con la conclusione del disco. Danke è perlopiù una traccia strumentale che omaggia Daniel Johnston, morto mentre la band stava registrando a Parigi, citando i versi di una delle sue canzoni più famose, «True love will find you in the end / You will find out just who is your friend». Il silenzio che interrompe improvvisamente la traccia sancendo la fine dell'album, dà l’idea che il percorso interiore non sia stato completato, che la strada per l’unità e l’uguaglianza sociale sia ancora molto lunga. Nonostante ciò nel frattempo è possibile aggrapparsi all’unico carburante di cui tutti hanno bisogno: l’amore, in tutte le sue forme.

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Ultra Mono è un disco che dà una descrizione incredibilmente fedele dell’inquietudine e delle contraddizioni del suo tempo, oltre che dei suoi autori che con questo terzo lavoro dimostrano di aver raggiunto una precisa identità stilistica e sonora. Lo sperimentalismo e le innovazioni sono calibrati alla perfezione in un continuum ritmico che mantiene costantemente alta la tensione, senza rinunciare ai suoni disturbanti e rumorosi vicini all’hardcore punk e all’heavy metal ai quali i fan erano stati abituati. Tutto è amalgamato da testi provocatori, mai edulcorati e apertamente schierati, motivo per il quale gli IDLES non sono esenti da critiche provenienti non solo dall'ambiente politico, ma anche dal loro stesso mondo. È di qualche giorno fa, infatti, l’ennesima dichiarazione di Lias Saoudi, frontman dei Fat White Family, che ha accusato la band di dare voce e contribuire alla propaganda della peggiore ala politica statunitense (qui trovate la ricostruzione del botta e risposta che va avanti da tempo). Indipendentemente dal fatto di essere d’accordo o meno su determinate questioni, (anche se per quanto riguarda alcune di esse, come la violenza sessuale e la mascolinità tossica, è un dovere essere dalla stessa parte), uno dei grandi meriti della band inglese è quello di aver smosso le acque suscitando dibattiti, trattando temi forti in maniera decisa e senza alcun tipo di freno, correndo persino il rischio di risultare fastidiosi. Sebbene gli IDLES tengano spesso a precisare di non essere punk, nel loro essere senza filtri e senza peli sulla lingua, lo sono a pieno titolo.

In una celebre citazione attribuitagli anni fa, il leader dei Green Day Billie Joe Armstrong racconta di aver risposto ad un ragazzo che gli chiedeva cosa fosse il punk, dando un calcio ad un bidone della spazzatura: «A guy walks up to me and asks 'What's Punk?'. So I kick over a garbage can and say 'That's punk!'. So he kicks over the garbage can and says 'That's Punk?', and I say 'No that's trendy!'». Ecco, di certo gli IDLES quel calcio l’hanno dato con una rabbia autentica e senza alcun proposito emulativo. Se il punk sta tornando trendy di certo il merito è anche loro.

Gli IDLES saranno live in Italia nel 2021, biglietti in vendita su DICE:

03/06/21 Fabrique, Milano

15/07/21 Parklife Festival, Padova

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