Immaginatevi di tornare indietro negli anni '90 in quelle magnifiche sale giochi che profumavano così tanto di 80s, datate ma pur sempre con tantissime luci colorate. Fantasticate all'idea di poter entrare di nuovo in quel paesi delle meraviglie tipici delle località balneari più rinomate (Jesolo c'ho lasciato il cuore in quei magnifici parchi divertimento elettronici) e di trovare il vostro videogioco preferito che vi aspetta, ma migliorato: sempre con le grafiche pixelate ma più innovativo, con situazioni, ambientazioni e musiche nuove.
Si definisce così al primo ascolto “Marble Skies” il terzo album dei Django Django: una sala giochi riadattata, rimodernata, più futuristica e anche più indie. Infatti, come spiega il loro cantante e chitarrista Vincent Neff, per scrivere quest'album sono dovuti tornare indietro nel tempo, alle loro origini e prendere in mano la voglia del primo album, riadattata con la strumentazione del secondo: “Il primo album è stato fatto con una tavolozza di colori molto limitata poiché non avevamo molta attrezzatura. Poi con il secondo avevamo tutto. E il processo questa volta è stato simile al primo”.
Loro si definiscono “una rock band e in più un team di lavoratori, in perfetta sincronia con i loro macchinari interni” e lo abbiamo sentito: sono un tutt'uno con le loro tastiere, i loro synth e il loro magnifico basso. E quella voce talmente naturale da risultare quasi eterea all'interno del mondo che si sono creati e in cui vivono.
Il disco eclettico spazia dal rock sperimentale, all'elettronica, poi un pizzico di summer pop qua e uno di dancehall di là, una grattuggiatina di jazz e, alla fine, servire in un piatto blues e guarnire con del rockabilly. Sono sempre stati molto aperti a tutte le contaminazioni possibili ma l'esperienza di quest'album ha inizio con una visione simil-mistica che ha ispirato il nome: nel dietro le quinte di un festival di Chicago il batterista, non che il produttore della band, MacLean si è messo ad osservare il cielo, così grigio, come una “massiccia lastra di marmo”. Ha preso nota delle parole MARMO (marble) e CIELI (skies).
E' così facile scrivere un nuovo album?” chiederete voi. In realtà sembra essergli venuto tanto naturale quasi come fosse tutta un'unica canzone. E l'esempio a favore della tesi potrebbe essere Tic Tac Toe, il primo singolo uscito e la quarta traccia dell'album. E' un brano rockabilly, divertente e che sono sicura farà ballare tutti noi fan uniti sotto il palco. Anche per il fatto che, se vi sono piaciuti brani come WOR o Shake & Tremble degli album precedenti per forza deve piacervi il nuovo singolo e viceversa. Perché, non tutti sanno che, questi brani provengono da un'unica jam: una lunga improvvisazione che ha dato vita a 3 differenti canzoni, per tre album diversi. Dovevano essere particolarmente ispirati.
Il video del nuovo singolo è definito così dal suo regista, non che fratello del batterista della band, “potrebbe riferirsi all'epoca delle sale giochi al mare, del tempo troppo veloce, amore e giochi, orrore e felicità - ma – in realtà riguarda un uomo che ha bisogno di andare a comprare il latte per una tazza di the”.
Ed ecco di nuovo le sale giochi al mare. Potrei citarvi un videogioco diverso per qualsiasi canzone dell'album e penso lo farò.
L'album si apre con il brano omonimo del titolo Marble Skies: un ritmo veloce, incalzante, presente in tutto l'album. Dai suoni dance anni '80 ma con un sentimento punk in sottofondo. Non so bene se esiste (mi scuso con il mio ragazzo che gioca molto spesso con i videogiochi ma che io rifiuto di conoscere quando fa troppo il “nerd”) ma mi fa pensare ad un videogioco sui cowboy, un GTA a cavallo del proprio destriero con l'obbiettivo di sparare a qualsiasi cosa si metta nel tuo cammino che terminerà quanto salverai la bella donzella dalle grinfie del cattivone.
Il secondo pezzo Surface Air rimanda a canzoni estive ballabili, in riva al mare con un Daiquiri più forte di quelli che bevi solitamente e finisce lasciandoci ad un altro GTA con protagonisti i Blues Brothers e una berlina nel brano Champagne. In Tic Tac Toe siamo dei gatti astronauti che devono sconfiggere gli alieni per la supremazia sul pianeta terra.
Passiamo per il blues di Further, proseguendo per la jazz-world-mistic-music che influenza la sesta traccia Sundials, molto più calma e calda delle altre tracce e poi arriviamo a Beam Me Up, un montaggio video delle migliori performance di Call of Duty. E' una canzone cupa, incalzante e che del tutto si slega dal brano dopo, il secondo singolo uscito, In Your Beat che, come fa presagire il titolo, anticipa l'importanza della musica anziché delle parole in questo caso. Il brano si associa per forza al Dance Revolution, il videogioco dove devi seguire le frecce e schiacciare le pedane a tempo di musica per non farti battere dall'avversario, tenendoti saldo alla barra dietro di te come solo un vero tamarro sa fare.
Finiamo il disco con Real Gone che, con il suo intro futuristico ci fa pensare ad un acchiappa-la-talpa a livello extreme e, dulcis in fundo, Super Mario con colori più travolgenti, vorticosi ed arcobaleno: Fountains. Con le sue chitarrine ci fa sentire il suono tipico arcade, il tutto accompagnato da uno studiato e carino clapping.
E mentre i “fortunati” (sapete tutti cosa penso della line-up del festival di quest'anno, oppure potete solo immaginarvelo dopo questa nota) avranno l'occasione di vederli il 13 e il 21 aprile al Coachella, noi ci godiamo l'ascolto dell'album magari giocando alla Play.