They’re back. Il gruppo che ha scosso la scena indie inglese fino alle sue fondamenta, con una rapida scalata al successo cominciata nel 2014 e culminata nell’agosto 2016, è tornato con nuovo, secondo disco. I cinque ragazzi di Stockport sono di nuovo in pista, e con "Cool Like You" (Virgin Records) danno un chiaro messaggio all’industria musicale: i Blossoms sono qui per restare.
Hanno ancora bisogno di presentazioni? Nati nel freddo nord dell'Ingilterra, Tom, Myles, Joe, Charlie e Josh sono cresciuti avendo come punto di riferimento icone musicali della “northern scene” come i fratelli Gallagher e gli Stone Roses e ammirando le prodezze degli Arctic Monkeys. Il loro percorso verso il primo disco, e il suo relativo successo, sono stati una vera rivelazione per coloro che aspettavano ansiosi la nascita di una nuova band di successo dopo gli ormai maturi Arctic e Kasabian, e la prova di come l’indie rock sia ancora capace di innovare, evolversi e conquistare le folle. Nonostante non riesca a superare la grandezza di Blossoms, "Cool Like You" ricorda le sonorità e lo stile che ha consacrato la band come uno dei nomi di punta del 2016, questa volta aggiungendo delle interessanti novità musicali al loro repertorio. "Cool Like You" è infatti un esempio ben riuscito del revival anni ’80 che sembra aver conquistato non solo musica, ma anche film, serie tv e pop culture in generale, marcando il passaggio dai ritmi di chitarra che hanno ampiamente caratterizzato il primo disco a una pioggia di melodie di synth e bassi attraverso l’intero album.
Basta ascoltare anche solo la prima traccia per rendersene conto: There’s A Reason Why (I Never Returned Your Calls) è da subito uno dei pezzi più catchy sul disco grazie a una semplice combinazione di synth, gli indiscussi protagonisti musicali del pezzo, e la sempre affidabile voce di Mr. Ogden, che a distanza di due anni sembra non aver perso colpi, conservando l’emotività e la chiarezza che da sempre la contraddistingue. E seppur liricamente i Blossoms non siano famosi per la loro incredibile profondità, i problemi di cuore di Tom si prestano bene per essere raccontati attraverso le vibe a metà fra l’allegro e il nostalgico che danno voce alla grande maggioranza dei pezzi. I Can’t Stand It è un esempio del potenziale del nuovo sound della band: un basso dinamico e molto acceso sostituisce praticamente la presenza di chitarre elettriche, insieme agli immancabili sintetizzatori. La canzone più corta del disco, colpisce e scappa grazie a un ritornello mai stato così semplice e strofe belle armoniche. È lei una delle protagoniste del disco, una hit uscita dal set di Stranger Things che unisce una delle migliori parti di cantato dell’album a una groove irresistibile che vi farà fremere i piedi. Un colpo decisamente messo a segno da Tom e compagni.
Se il vostro anno di ascita non comincia con un 2, è probabile che abbiate già inconsciamente incontrato Cool Like You, canzone che dà nome al disco, qualche tempo fa. Anche solo l’intro sembra uscita da una sala giochi arcade, un vecchio film o un cartone animato di 30 anni fa: se le insegne al neon emettessero musica, questo sarebbe il risultato. Anche in questo caso la brevità fa da padrona, tre minuti che riassumono una hit disco arrivata in ritardo di quattro decenni, ma che riesce a sentirsi a casa anche nel 2018. È ora di far prendere un po’ d’aria a quelle disco balls e alle videocassette dei Power Rangers sepolte in soffitta, a Stockport sono tornati gli anni ’80. Unfaithful chiude il poker iniziale di pezzi movimentati e nati per far saltare i fan ai concerti con quella che suona come una rivisitazione di At Most a Kiss, con addirittura il ritorno di una decisa presenza di chitarra, una breve pausa dalle continue ondate di synth che si sposano però molto bene con l’ammaliante cantato. Come si capisce chiaramente dal titolo, Tom si trova ancora a fare i conti con delusioni d’amore e vecchie fiamme. Tutto molto bello e giovanile, un po’ ripetitivo forse, ma in fondo squadra che vince non si cambia no? Se riescono a farlo funzionare musicalmente, i Blossoms possono raccontarmi di tutte le delusioni d’amore della loro vita. E infatti Tom non si fa pregare ulteriormente prima di lanciarsi in Stranger Still, che dà ufficialmente inizio a una serie di pezzi più introspettivi e soft, una pausa dopo l’impatto iniziale con le prime quattro hit cariche di energia. Un lato dell’album diverso, che vede Ogden lasciare spazio al suo rinomato lato appassionato ed emotivo. Nonostante questo discutibile ruolo di Taylor Swift dell’indie pop, nessuno dei pezzi perde di carattere, dimostrando anzi la grande versatilità del gruppo che risulta comunque molto orecchiabile, come nel melodico ritornello in How Long Will This Last?, e conservando un’attenta cura nei dettagli in Between The Eyes e l’inaspettata e accattivante progressione del suo finale.
È I Just Imagined You a spezzare questa pacatezza, dove un’accesa chitarra ci proietta nuovamente nel mezzo dell’azione. Un pezzo veloce e senza fronzoli, pop rock dritto al punto e facile da assimilare. Un po’ banale a questo punto del disco? Forse, ma non per questo da etichettare come canzone poco riuscita. Un semplice passaggio verso un’altra colonna portante dell’album, Giving Up The Ghost: forte, d’impatto, dannatamente cool. Chi si aspettava che uno dei pezzi migliori sarebbe stato uno degli ultimi? Synth pesantissimi esplodono in contemporanea con la voce di Tom, alternandosi a strofe ipnotiche che lasciano le orecchie desiderose del prossimo, infuocato ritornello. Senza dubbio una traccia destinata ad aprire le encore dei loro live per molto tempo. Lying Again prosegue nella stessa direzione, mancando però dell’esplosività della canzone precedente. In compenso, una cavalcata di chitarra ritmica che ricorda terribilmente i The Last Shadow Puppets (il disco buono, sia chiaro) si snoda per tutto il pezzo, dando spazio un’ultima volta al lato energetico del gruppo prima di sfociare nella conclusione dell’album, Love Talk: un’appassionata ballata come forse lo era stata My Favourite Room in precedenza, e una degna conclusione per il disco, che non fallirà nell’unire le voci delle folle dal vivo.
Insomma, a tratti colonna sonora di Stranger Things, a tratti le confessioni d’amore del frontman più emotivo della scena indie, "Cool Like You" fa un ottimo lavoro nel riportare in vista il nome dei Blossoms. Tornare dopo un debut così solido e conservare la reputazione di promesse nel loro genere non era un’impresa facile, ma oggettivamente riuscita con successo. Nonostante i fan che attendevano novità sostanziali dal primo disco siano rimasti parzialmente delusi, la carica di elementi retrò ha soddisfatto chi, compreso me, aspettava di vedere un nuovo volto del gruppo, senza stravolgerne gli elementi sostanziali. Sarà che ho un debole per i synth, che ci posso fare.