Chronicles of a Diamond Black Pumas
8.2

2017, Austin, Texas. Adrian Quesada, ex chitarrista del collettivo Grupo Fantasma vincitore di un Grammy nel 2011 nella categoria Best Latin Rock and Alternative Album, è alla disperata ricerca di un cantante per incidere i brani che aveva composto da solo in studio e di cui sentiva grande esigenza di mettere a disposizione del grande pubblico. Per un lunghissimo passaparola tra amici, colleghi, conoscenti e appassionati il nome che esce ripetutamente è quello del noto busker Eric Burton appena trasferitosi dalla California proprio ad Austin. L'incrocio è casuale perché Quesada non ha mai sentito parlare di Burton e per questo è titubante; Burton dal canto suo cresce a pane e black music, in ogni sua accezione, dal gospel fino all'hip hop, passando per il soul e non sa chi sia Quesada. A rendere ancora più speciale la storia è il fatto che il primo provino avviene telefonicamente e Burton riesce in qualche modo a farsi apprezzare anche con tutti i filtri imposti dalla linea telefonica. Sarà proprio questo alone di mistero dovuto al completo ignorarsi sino al loro incontro e al perfetto sincronismo della scrittura e dello stile dei brani ad agevolare la rapida ascesa dei Black Pumas.

Black Pumas promo photo 2023
Credits: Jody Domingue

Adesso, il duo è (finalmente) tornato con il nuovo album Chronicles of a Diamond. Parlare di hype è forse riduttivo quando si vuole descrivere i 4 anni intercorsi tra l'uscita dell'omonimo disco di debutto e il nuovo lavoro in studio, a maggior ragione visto l'enorme successo riscosso. I Black Pumas sono stati chiamati al complicatissimo banco di prova di chi sa di aver fatto un lavoro strepitoso al debutto e non può disattendere le aspettative della platea, ma allo stesso tempo vuole continuare a seguire le proprie esigenze artistiche.

Chronicles of a Diamond è un saggio del passato, del presente e del futuro del soul e della black music, e non è un caso che i brani siano 10 come nei grandi lavori r&b e hip hop. La produzione e il mixaggio sono stati affidati a Shawn Everett (6 Grammy vinti e collaborazioni con i Killers, Alabama Shakes e War On Drugs, giusto per fare qualche nome).

Black Pumas promo photo 2023
Credits: Jody Domingue

Il brano che ci introduce a questa nuova opera dei Black Pumas è More Than A Love Song, nonché primo singolo a sancire il ritorno del duo texano. Il pezzo fa da perfetto collante tra il vecchio e nuovo disco e al suo interno vi sono raccolti molti degli elementi che poi saranno accuratamente sviscerati nei successivi brani: ci sono il blues e il pop rock che hanno contraddistinto il primo disco e che a tratti richiama i lavori più radiofonici di Rod Stewart; si sente il più moderno e sinuoso r&b proposto da Leon Bridges; si sentono Sharon Jones & The Dap-Kings ed un finale tutto gospel. Un portale magnificamente realizzato.

La successiva Ice Cream (Pay Phone) è il frutto della rielaborazione notturna di un brano scritto circa 10 anni prima da Burton. Un corteggiamento di 4 minuti fatto di batteria incalzante, chitarre funk ed il falsetto di Burton a sprigionare tutta la sua disperazione, oltre all'utilizzo dello spoken words nel segmento finale della canzone.

Mrs. Postman, musicalmente, si muove su quel sottilissimo confine che separa l'r&b dall'hip hop, a conferma dei gusti di Burton e della sua formazione musicale (ascoltatevi qualcosa prodotto da Large Professor, se volete approfondire).

La titletrack è un altro saggio di sperimentazione, stavolta partendo da un usato sicuro. Il brano sembra una b-side del disco di debutto, rielaborata dal più recente Alex Turner (quello versione crooner, per intenderci) e con l'aggiunta di un bel beat di batteria.

Black Pumas promo photo 2023
Credits: Jody Domingue

Tempo di una pausa di riflessione e il passaggio tra le due sezioni principali del disco è scandito dall'acustica Angel, un manifesto new soul che condivide tantissimo con il primo lavoro della band e con quello apripista di Michael Kiwanuka di Home Again o Love & Hate. "Less is more", per dirla alla van der Rohe: chitarra acustica ed un assolo di chitarra country rock creano un atmosfera eterea in cui è la voce straziante di Eric Burton a farla da padrone.

Con Hello si ritorna nella branca più sperimentale del new soul, che trae ispirazione dalle atmosfere dream pop e psychedelia e finisce per miscelarsi alla musica indie che possiamo ritrovare in artisti come MorMor e l'ultimissimo Tyler, The Creator. Anche Sauvignon, pur discontinua con la traccia precedente in termini ritmici e stilistici, è l'ennesimo occhiolino alle mille risorse a cui possono ricorrere Quesada e Burton: un beat e una metrica prese dal rap, la voce dal soul e una chitarra dal blues. Se Tarantino avesse in mente un altro film a tema western questo pezzo non mancherebbe, ne sono certo.

Ci si avvia verso la chiusura del disco e come nelle ultime battute di uno show gli attori principali si preparano al gran finale. Tomorrow e Gemini Sun sono gli ultimi colpi magistrali che fanno da sigillo perfetto di un disco che tiene alta la soglia di attenzione come un film avvincente, a suon di richiami e ispirazioni a leggende del passato e del presente.  Il calo del sipario è infine sancito da Rock and Roll, caratterizzata dal contraddittorio generato dal giro celestiale di piano con cui inizia il brano e dall'incalzante ritmo di chitarra e batteria che accompagnano il canto tribale di Burton.

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In definitiva, Chronicles of a Diamond si può tranquillamente definire come un secondo disco di debutto. I ricorrenti richiami r&b e un nuovo elemento psychedelia presentano all'ascoltatore la versione 2.0 dei Black Pumas. La scelta di introdurre un contributo sperimentale così consistente ci riporta alla mente un passaggio stilistico molto simile avvenuto negli Arctic Monkeys (da AM a Tranquillity Base Hotel & Casino) e che risulta chiaramente divisiva, come si evince anche da come è stato accolto l'album dal resto della stampa. Quello che rimane è però un secondo grande disco, con un'identità ben definita nella veste di una voglia di discostarsi da quello che poteva passare come il riflesso di un'epoca passata e di un suono già sentito e apprezzato, come ammesso da loro stessi in recenti interviste. Di cose da dire e da comporre Quesada e Burton invece ne hanno eccome e Chronicles of a Diamond apre alla band infinite strade per un futuro che si preannuncia ancora scintillante grazie alla voglia e la capacità di saper spaziare tra generi molto diversi tra loro. I Black Pumas sono tornati e sono ancora più fighi.

Black Pumas promo photo 2023
Credits: Jody Domingue