Venerdì 23 ottobre, h. 7.30. A Milano piove a dirotto, il mio treno è stato cancellato, ho dormito poco e male e mi viene da piangere. Poi, però premo play su Spotify e tutto torna al proprio posto. Da poche ore è infatti stato pubblicato per 4AD il doppio album songs & instrumentals, il nuovo lavoro solista di Adrianne Lenker. L’artista statunitense in questi ultimi anni non è certo rimasta con le mani in mano. Al 2018 risale l’album solista abysskiss, mentre nel 2019 con i suoi Big Thief a distanza di pochi mesi ha pubblicato ben due dischi che hanno ricevuto il plauso della critica, U.F.O.F. e Two Hands.
songs & instrumentals sono due raccolte distinte, connesse ma pensate per offrire esperienze separate. Entrambe scritte e registrate ad aprile dopo che il tour della band è stato cancellato in seguito alla diffusione del coronavirus. Dopo essere rientrata negli Stati Uniti, Adrianne si é trasferta in un piccolo cottage sulle montagne a ovest del Massachusetts, le cui travi di legno di pino le ricordavano l'interno di una chitarra acustica. Ha ingaggiato l’ingegnere del suono Philip Weinrobe e si é procurata registratori a nastro, un microfono binaurale e un cumulo di cavi XLR. Si tratta di un album al 100% analog-analog-analog (AAA). Nessun processo digitale è stato utilizzato nella produzione dei suoni. La chitarra suona così vicina che si può sentire la punta delle dita dell'artista sfregare le corde, mentre di tanto in tanto la sedia scricchiola o il suo piede sfiora il pavimento. Nove di questi brani sono stati scritti durante le sessioni di registrazione. Adrianne e Phil iniziavano e finivano ogni giornata con un pezzo strumentale improvvisato alla chitarra acustica, facendo poi un collage dei loro pezzi preferiti e creando così il primo lato dell’album strumentale.
I’m grateful that this music has come into existence. These songs have helped me heal. I hope that at least in some small way this music can be a friend to you.
A discapito di quello che si potrebbe pensare osservando i fiori coloratissimi che appaiono sulle copertine dei due dischi, dipinti ad acquerello da Diane Lee, nonna di Adrianne, si tratta di un lavoro che si sposa perfettamente con la stagione autunnale. Chiudendo gli occhi, infatti, ci si riesce a immergere immediatamente in un atmosfera nebbiosa, con la pioggia scrosciante che batte sui vetri e le foglie che cadono. L'artista ha dichiarato di aver composto questo disco in un momento di grandissimo dolore, in cui ancora non riusciva a riflettere razionalmente su di esso. L’unica cosa che desiderava era mettere insieme quanti più bei ricordi possibili della sua relazione, in modo da poterli preservare per l’eternità.
I don't have any interest in just writing about warm, fuzzy, happy things, or only the light side of things, because if that's all I had to write about, I wouldn't need to write songs at all.
L'album si apre con le calde note di chitarra di two reverse, un brano che racconta la sensazione di mancanza e solitudine provata dopo la fine di una relazione («Is it a crime to say I still need you?»). Nonostante il disco parli di una storia arrivata al capolinea, in tutte le sue undici tracce l'amore brucia ancora fortissimo e la ferita continua a essere aperta. In ingydar canta di un cavallo che giace nudo nella stalla mentre le mosche lo circondano e il titolo è stato ispirato dal nome del cavallo della sua prozia Becky, che morì quando era bambina. Il brano nasce dall'idea che tutto ciò che ci circonda nasce e decade costantemente contemporaneamente, come se ci fosse una dualità intrinseca in ogni cosa. All'epoca della scrittura stava attraversando una fase molto dolorosa di cambiamento in una relazione e aveva la sensazione che la relazione stessa venisse mangiata: il percorso di rielaborazione affrontato in coppia ha rappresentato il sacrificio necessario per raggiungere un nuovo stato d'essere. Ed è stata mangiata dal tempo. («everything eats and is eaten»).
Il primo singolo estratto è stato anything, una canzone d’amore bellissima e profonda in cui l’artista si mette completamente a nudo («I wanna sleep in your car while you’re driving, lay in your lap when I’m crying»). Rappresenta non soltanto il punto più alto di questo disco, ma forse di tutta la produzione dell'artista. Accompagnata da un leggero fingerpicking, la voce delicata e magnetica di Adrianne delinea l'arco di una relazione attraverso una raffica di ricordi, ripercorsi tramite una serie di immagini sconnesse, estremamente semplici, intime e private; si passa infatti da una giornata estiva passata in spiaggia («Skin still wet, still on my skin / Mango in your mouth, juice drippin’ / Shoulder of your shirt sleeve slippin»), a un Natale trascorso con la famiglia della sua compagna («Christmas eve with your mother and sis, don't wanna fight but your mother insists»).
Si procede poi con la malinconica forwards beckon rebound («mystery of lack, stabbing stars through my back») e con le note luminose di heavy focus («set the camera to the flash for a portrait of the spirit, only way it's gonna last to bе near it»), per poi arrivare a half return, che vanta sicuramente la melodia più catchy di tutto l'album. Suona come una filastrocca e descrive una visita alla casa della sua infanzia, i ricordi di un'altalena arrugginita che le occupano la mente mentre si sente di nuovo bambina, in piedi sul prato ormai morto («standing in the yard, dressed like a kid, the house is white and the lawn is dead»). Gli schizzi di pioggia che rintoccano fanno invece da sottofondo a come, un brano dalle tinte particolarmente scure, dove ritrae in maniera poetica e straziante l'addio di una madre alla propria figlia. Il tema della morte ha accompagnato tutta la stesura delle canzoni, che sono nate in una sorta di atmosfera di lutto collettivo. Phil, uno dei suoi amici più cari che stava registrando con Adrianne, stava attraversando un lutto in famiglia in quel momento (sua nonna è venuta a mancare durante la pandemia ed è stato costretto a dirle addio tramite Zoom), mentre lei stava affrontando il dolore provocato da un cuore spezzato.
Come help me die, my daughter
Walk me beside the river to the beach
Take a branch with your knife
Take my left with your right
In zombie girl la chitarra suona quasi come un carillon e la registrazione è avvolta da cinguettii e suoni metallici. La narrazione inizia dopo essersi risvegliata da un sogno con protagonista la persona che amava e ora è assente («sleep paralysis, I sworn I could’ve felt you there and I almost could've kissed your hair, but the emptiness withdrew me»), ma presto si trasforma in una vera e propria conversazione con il vuoto, che si propaga quando un amore finisce e non c’è più nessuno a cui scrivere, non ci sono messaggi d'amore che arrivano. Mentre la sua voce va scemando, una mosca ronzante entra nell'inquadratura e il suono ambientale si gonfia per riempire ciò che resta.
Oh, emptiness
Tell me 'bout your nature
Maybe I’ve been getting you wrong
I cover you with questions
Cover you with explanations
Cover you with music
In not a lot, just forever la voce di Adrianne si fa talmente sottile che si ha la sensazione di poterla tagliare con un coltello e ci regala uno dei momenti più intimi di tutto il disco, così delicato da procurare un nodo alla gola.
And your dearest fantasy
Is to grow a baby in me
I could be a good mother
And I wanna be your wife
La scelta del secondo singolo è ricaduta su dragon eyes. Si tratta di una ballad musicalmente essenziale, chitarra acustica e solo un fruscio di percussioni, in cui elementi vividi e concreti («when the hot sand burns my feet you have cool hands, you are sweet») si mescolano a immagini dall’aspetto mistico e onirico («dragons have silent eyes, cracked eggshells, fireflies»), raggiungendo un perfetto equilibrio fra realtà e astrazione.
songs si chiude con my angel, in cui la voce di Adrianne fa la sua comparsa solo dopo 2.20 minuti e si fa strada attraverso la chitarra sottile, prima di concentrarsi sul ripetuto ritornello che da il titolo alla canzone e infine interrompersi bruscamente. Come se il vuoto prendesse all'improvviso il sopravvento.
Beneath the ledge in the morning mist
She kisses my eyelids and my wrists
Wake to the bleeding of the blade of thе sun
Returning to my oxygen
instrumentals è un disco strumentale lungo complessivamente 37 minuti, composto da due uniche lunghe tracce. La prima, music for indigo segue Adrianne attraverso un percorso musicale lungo 21 minuti, guidato da splendidi arpeggi, in cui la chitarra rimane sempre al centro. Il brano è stato originariamente scritto come una sorta di dono, qualcosa che la sua ex compagna (il cui nome è appunto Indigo) poteva ascoltare mentre si addormentava la notte. Arrivati quasi alla conclusione del pezzo, si sente Adrianne sospirare e sussurrare «I'm starting over». Se stia parlando semplicemente dell’esecuzione del brano oppure di riprendere in mano la sua vita, questo sta a noi immaginarlo.
La seconda traccia, mostly chimes, è estremamente meditativa, inizia con riverberi di chitarra più echeggianti e diventa rapidamente ancora più astratta della composizione precedente. Nei suoi 16 minuti contiene registrazioni principalmente di fiati, carillon e canto degli uccelli che risuonano dolcemente e scompaiono quasi nel silenzio.
Qualche giorno fa ho ritrovato per caso una foto che il mio migliore amico ha scattato ad Adrianne lo scorso anno al Beaches Brew di Marina di Ravenna, poco prima che i Big Thief salissero sul palco. In questa immagine è seduta da sola in mezzo al prato, ha la chitarra sulle ginocchia e sta cantando sottovoce come proiettata in un'altra dimensione, solo la natura e il cielo intorno a farle compagnia, i rumori del festival sembrano non sfiorarla minimamente. Una foto che trovo bellissima e poetica e credo rappresenti perfettamente l'essenza di questa artista e di song & instrumental.
In questi dischi ci sono momenti in cui il dolore dell'artista è messo nero su bianco in maniera così esplicita e cristallina che si ha quasi la sensazione di star invadendo la sua privacy. La stessa Adrianne ha dichiarato di sentirsi estremamente vulnerabile all'idea che le persone ascoltino queste canzoni, poiché si tratta indubbiamente delle cose più personali che abbia mai realizzato. Eppure, al contempo, riesce a descrivere perfettamente immagini e sensazioni universali, in cui potremmo tutti vedere riflessi noi stessi. Un distillato purissimo di dolore, malinconia e tenerezza, registrato in un periodo in cui la sofferenza personale si fondeva molto facilmente con quella del resto del mondo. Sono perfettamente consapevole che non sarà un lavoro apprezzato da tutti, probabilmente in molti potranno trovarlo piatto e noioso, eppure sono convinta che il più delle volte i dischi migliori siano proprio quelli che fanno poco rumore. C'è così tanta bellezza in questo disco e nella mente e nella musica di Adrianne Lenker. Spero che più persone possibili riescano a comprenderla.