I Depeche Mode ieri a San Siro hanno emozionato. C’era d’aspettarselo d’altronde: il Memento Mori tour è diverso da tutti quelli precedenti a causa dell’incolmabile vuoto di Andy Fletcher, membro storico del gruppo, scomparso all’improvviso a soli 60 anni lo scorso anno. Eppure eccoli ancora lì, sul palco, Dave Gahan e Martin Gore, che continuano a elaborare il lutto e a celebrare la vita del loro fraterno amico come meglio sanno fare: suonando dal vivo.
C’è un prima e un dopo Andy Fletcher, ed è inevitabile fosse così. Eppure i live della band inglese sono tutto fuorché un carrozzone retorico e nostalgico. Sono una celebrazione, un rito che vede al centro la vita e la sua eterna contrapposizione: la morte. Forse era scritto nel destino della band che le cose dovessero andare così: il titolo di Memento Mori era già stato scelto ben prima della tragedia accaduta. Quanto poi successo non ha fatto altro che plasmare ulteriormente le canzoni al suo interno, rendendolo probabilmente uno dei dischi più belli degli ultimi vent’anni della band. E per riuscire a riconfermarsi sempre e comunque, a tutti questi anni di distanza, avendo già segnato ampiamente la musica dei decenni precedenti, significa solo una cosa: i Depeche Mode sono infiniti.
A San Siro il pubblico è variegato com’è scontato che sia: età media chiaramente abbastanza alta, ma non mancano comunque i ventenni, ragazzini e bambini. Il passato, presente e futuro riunito insieme in uno stadio. Sul palco giganteggia una grande “M”, tratta dal loro ultimo album.
Sono da poco passate le 21 quando la techno martellante della playlist pre-show pompata nelle casse improvvisamente si spegne e la band fa il suo ingresso sul palco, fra il boato del pubblico. L’inizio è quasi in sordina, serve ad entrare nel mondo di Memento Mori, con Dave Gahan che accompagna tutti nel buio di My Cosmos Is Mine e Wagging Tongue. C’è bisogno di un attimo prima che riesca a riscaldare la voce a dovere, ma ne vale la pena, e spiegare cosa continui ad essere Gahan dopo tutti questi anni sarebbe superfluo e retorico. Un carisma intatto, che fa calamitare su di sé gli sguardi di tutti mentre rotea su se stesso, attraversa il parterre sfilando sulla passerella, si strizza il pacco, si muove con l’asta. In un mondo dove ormai si usano termini a caso, e si definisce chiunque “icona”, Dave Gahan lo è sul serio.
“Grazie mille! Buonasera Milano!” grida Gahan prima di attaccare con Walking in My Shoes e accendere veramente la folla. Cosa che accadrà con tutti gli altri brani storici della band come la successiva It’s No Good, e poco dopo Precious, Wrong e John the Revelator. Entusiasmo che viene condiviso anche con Ghosts Again, ed è davvero raro vedere quanto una canzone nuova di un gruppo storico sia già riuscita e entrare nell’immaginario dei fan della band. Peccato solo per l’acustica non eccezionale, che ha penalizzato la resa generale del live, ma d'altronde si sa che a San Siro ogni tanto può capitare.
L’altra metà della band, Martin Gore, che come sempre si muove fra chitarra e tastiere, si prende la scena con la doppietta in sequenza di A Question of Lust e un’acustica Soul With Me.
Ovviamente non mancano i momenti dedicati ad Andy Fletcher: c’è la commovente dedica su World In My Eyes, tratta dall’album capolavoro Violator, durante cui sui megaschermi del palco viene proiettato il suo viso. Il fil rouge dello show rimane sempre la morte: durante Ghosts Again sugli schermi appaiono le immagini del videoclip ufficiale della canzone con Dave e Martin che fanno una partita a scacchi, il gioco preferito di Andy. È una citazione di una scena del film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman che rappresenta una metafora: la partita fra la vita e la morte. Tema che rimane costante anche durante l’ultima canzone del set, Enjoy The Silence. Giganteschi teschi compaiono alle spalle della band, mentre Gahan fa cantare a tutto lo stadio gli ultimi ritornelli della loro grande hit.
Per l'encore spazio a Just Can’t Get Enough: le atmosfere cupe vengono momentaneamente spazzate via mentre tutti saltano e ballano senza pensieri. Si chiude con Never Let Down Again e l’immancabile Personal Jesus, che fa tremare tutto San Siro. I Depeche Mode ad anni di distanza ci confermano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, perchè sono nell’Olimpo della musica.
C’è un immagine che nessuno mi toglierà dalla testa: vedere davanti a me un nonno che insegna alla nipotina dei passi di ballo sulle note di Ghosts Again. Forse è proprio questo quello che è stato il live di ieri: una celebrazione della vita, un ballo fra passato, presente e futuro. Un monito che però non è drammatica rassegnazione, ma una fiera presa di coscienza: Memento Mori, ricordati che devi morire.
Qui sotto trovate la fotogallery completa della nostra Maria Laura Arturi:
I Depeche Mode torneranno in Italia l'anno prossimo per 3 date:
- 23 marzo 2024 al Pala Alpitour di Torino;
- il 28 marzo 2024 e il 30 marzo 2024 al Mediolanum Forum di Milano;
Biglietti disponibili qui.