25 agosto 2021

Qualche foto di Iosonouncane ad Acieloaperto di Cesena

Quando da ragazzino mi approcciai per la prima volta all’ascolto Kid A dei Radiohead ricordo ancora le difficoltà e gli sforzi iniziali nel decifrare, comprendere e infine apprezzare quella rivoluzione musicale portata avanti dalla band dell’Oxfordshire con un lavoro che più che mischiare le carte del rock alternativo aveva bruciato l’intero mazzo per sostituirlo con uno nuovo. Quello che presto capii è che ascoltare quell’album era un’esperienza a tratti difficile ma emotiva, psicologica. La voce di Thom Yorke si mischiava infatti ai sintetizzatori per andare a formare un unico tappeto sonoro in grado di raggiungere i luoghi più remoti e confusi dell’animo umano, restituendo una vera e propria esperienza che coinvolge e trascina in un’altra dimensione. Ecco, sensazioni molto simili, con le dovute proporzioni e a distanza di più di 10 anni dal ragazzino che ero, le ho nuovamente provate la sera di venerdì scorso, 20 Agosto, per il live di Iosonouncane a Cesena, in occasione del festival Acieloaperto.

Ma andiamo con ordine. A rompere il ghiaccio nella serata di Villa Torlonia è Vieri Cervelli Montel che con la sua voce e la sua chitarra riesce fin da subito ad immergere il pubblico in un’atmosfera psichedelica proponendo brani ibridi e contaminati, capaci di travalicare lo schema tradizionale dei generi musicali. Rimanendo costantemente sulla quella linea sottile che separa la musica sperimentale dalla canzone tradizionale, Vieri Cervelli Montel ha rappresentato l’introduzione perfetta alla serata, proponendo uno stile fuori da ogni schema, corale e insieme intimista, noise e cantautorale, in un crescendo continuo che si è chiuso con la sua personalissima versione di Almeno tu nell’universo di Mia Martini.

Arriva quindi il momento tanto atteso della serata, che vede salire sul palco Iosonouncane, pseudonimo di Jacopo Incani, accompagnato dai musicisti Bruno Germano e Amedeo Perri, tutti circondati da un imponente armamentario di synth, organi e campionatori, che dominano l'intera scena. All'uscita di IRA, che monopolizza il live di Cesena, Jacopo Incani aveva descritto il suo ultimo album come «il disco corale di un uomo che rinuncia in parte alla propria voce per abbracciare quella di una moltitudine che attraversa terre e mari». Ed effettivamente nonostante il palco sia occupato solo da tre musicisti, chiudendo gli occhi sembra invece di ritrovarsi di fronte ad una vera e propria orchestra, che accompagna gli ascoltatori in un viaggio che trascende il tempo e lo spazio. Vengono infatti proposti suoni che sembrano proiettati verso il futuro ma che hanno invece dei forti legami con il passato e con l'anima sarda di Jacopo Incani, regalando un'esperienza uditiva ricca di suoni sperimentali e di una infinità di stratificazioni, dove la voce non è l'elemento principale ma si perde tra i sintetizzatori, restituendo quella che sembra quasi la colonna sonora di un rito arcaico. Il risultato è uno spettacolo di 2 ore che rappresenta sicuramente un'esperienza più unica che rara nel panorama musicale italiano. 

In queste occasioni mi torna sempre mente la frase che una volta Elvis Costello disse a proposito della critica musicale: «parlare di musica è come danzare di architettura». Non c'è quindi molto da dire, possiamo solo fare silenzio e lasciare parlare la musica di Iosonouncane e le foto della serata che trovate qui di seguito.