C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel constatare di persona che i Catfish and the Bottlemen non siano riusciti a suonare in un Alcatraz sold-out giovedì scorso a Milano. Una delle band indie-rock inglesi più promettenti e talentuose che si ritrova a doversi esibire nella versione ridotta del locale (la parte che di norma viene usata per i pre-serata quando ci sono i dj-set, per intenderci). Ma non volendo generalizzare dicendo che purtroppo l’italiano medio non capisce una mazza di musica, preferisco pensare che la contemporanea esibizione dei Foals al Fabrique abbia “rubato” un po’ di spettatori. Almeno spero sia questa la ragione.
Ad ogni modo lo spazio, seppur ridotto, è comunque gremito di persone. Ad aprire la serata ci pensa Lilian More, cantautrice italiana che canta in inglese, e che probabilmente (artisticamente parlando s’intende) rimpiange il fatto di non essere nata in UK.
A un’ora di distanza i Catfish sono pronti a iniziare, preannunciati da una Ain't That a Kick in the Head di Dean Martin: gli effetti della crooner-mania di Alex Turner hanno contagiato tutto l’ambiente evidentemente. Ma ecco che si spengono le luci e partono le note di basso di Longshot, mentre la band sale sul palco. La scenografia è essenziale, se non per alcuni led sugli amplificatori e soprattutto per il gigantesco tucano della copertina del loro ultimo disco The Balance (puoi leggere qui la recensione) che troneggia alle loro spalle. E in effetti sono una delle poche band dal vivo che potrebbero permettersi anche di suonare con uno sfondo nero alle spalle, per quanto sono bravi e per quanto sappiano tenere il palco. Guardare il frontman Van McCann che schitarra e canta continuando a farsi cadere addosso l’asta del microfono senza che questa arrivi mai per terra, ti fa pensare che forse questo smilzo ragazzino ci sia nato su un palco. Vocalmente e musicalmente ineccepibile, ha un carisma che trascina la folla pur non dicendo quasi nulla fra una canzone e l’altra. Gli altri componenti della band non sono da meno, anche se a rubare la scena c’è sempre il frontman. La scaletta è perfettamente bilanciata fra i loro tre album: cinque canzoni per ciascuno. Praticamente ognuna di queste cantata a squarciagola dal pubblico. L’impressione che il loro ultimo album The Balance fosse nato per essere suonato dal vivo (come del resto gli altri due precedenti) è stata ampiamente confermata.
Non rimane che sperare che tornino presto in Italia per far ricredere tutti quelli che non erano presenti alla loro esibizione.
Si ringrazia Elisa Hassert per questi bellissimi scatti della serata!