Il giorno 3 degli I-Days Milano cambia ancora mood con gli artisti in line-up: a questo giro grande spazio all'introspezione con il soul senza di tempo di Paolo Nutini, l'eleganza infinita degli Interpol e la grinta dei nostrani Fast Animals and Slow Kids.
Si parte con i FASK
La costante di questi tre giorni è sempre la stessa, come avrete capito: il caldo torrido milanese che comunque non riesce a far desistere migliaia di persone dall'ascoltare grande musica. La giornata si apre con la prima band italiana a calcare il palco di questa edizione: stiamo parlando ovviamente dei Fast Animals and Slow Kids. La band perugina riesce subito a portarsi il pubblico dalla sua parte, anche grazie alla capacità del frontman Aimone Romizi di coinvolgere la folla. Una setlist corta e concisa che si chiude con due cavalli di battaglia del gruppo: Cosa ci direbbe e Non potrei mai.
L'eleganza degli Interpol
Inutile dirlo, alle 20 è arrivato il momento che stavamo aspettando da anni: il ritorno degli Interpol. Il loro live del 2015 a Roma ci aveva scottati parecchio: un'ora e qualcosa di uno show veramente scarso e smorto, con Paul Banks che, a fine tour, era veramente sotto tono. Banks e soci salgono sul palgo, elegantissimi come sempre. In camicia e giacca, con gli occhiali di sole è una gara di coolness fra il frontman, il chitarrista Daniel Kessler e il bassista. Il loro set si apre sulle note di Untitled, l'intro perfetta di qualsiasi concerto. Il sole intanto sta iniziando lentamente a tramontare e la chitarra di Kessler ti trasporta subito in un'altra dimensione. La folla rimane immobile, imbabolata o ipnotizzata a seconda dei punti di vista. È la volta quindi di Obstacle 1, altro classicone della band newyorkese, pezzo che teoricamente dovrebbe smuovere il pubblico. L'impressione però è che molti dei presenti sottopalco siano lì prevalentemente per Nutini e, diciamolo, gli Interpol non sono mai stati il tipo di band che prova a tirare in mezzo un pubblico che non sia esclusivamente il loro. Anche perchè le loro esibizioni sono essenziali e cool come il loro stile: pochi gesti, poche parole, solo strumenti e voce. Paul Banks si accorge subito del poco entusiasmo generale e, finito il pezzo, esclama in modo ironico: "Questa era Obstacle 1, il nostro pezzo forte". Ma non c'è risentimento o spocchia nella sua voce. Anche perchè poi il live procede spedito tra brani dell'ultimo disco e gli altri classici del gruppo come C'mere, Evil, una Pioneer to the Falls da pelle d'oca, e le finali PDA e Slow Hands.
Paolo Nutini e una voca che arriva all'anima
Ormai il sole è quasi scomparso all'orizzonte, quando sale sul palco Paolo Nutini. Una delle cose colpisce anche prima che attacchi a cantare è constatare ancora una volta come la sua musica sia universale e colpisca veramente un vasto target: dai ragazzini ai genitori con i figli a seguito, passando per i gli over sessanta. Il live si apre con Afterneath, apertura del suo ultimo album Last Night in the Bittersweet, il tipico pezzo che ti fa ondeggiare da un parte all'altra, in uno stato di trance. La prima vera scossa arriva però con Scream (Funk My Live Up) che dal vivo è incredibile. La voce di Nutini potrebbe tenere in piedi da sola tutto il concerto, il fatto che anche la parte strumentale sia perfetta è solo la ciliegina sulla torta.
Da quanto è riemerso dopo ben 8 anni di buio, il suo look non è più quello del 2014. Capellone anni Sessanta, jeans e maglietta bianca. Nonostante la semplicità dell'outfit, il suo carisma è rimasto immacolato. "Madonna che figoooo che sei Paolo!" penso sia la frase che ho sentito più spesso durante il suo live. Lui intanto si alterna sugli strumenti: nel corso della serata passa più volte dalla chitarra al sintetizzatore.
In generale la scenografia del palco, così come del resto parte delle sue influenze musicali, attinge appieno dagli anni Settanta e ad un mood soul-psichedelico. Non è un caso quindi che riprogonga una cover riuscitissima di Stuck In The Middle With You degli Stealers Wheel. Quello che traspare dal cantautore scozzese è la felicità e la gratitudine di essere lí sul palco. Lo fa capire a più riprese sia con i gesti (si inchina, saluta con le mani giunte) e a parole in inglese e ogni tanto anche in italiano.
In tutto ciò c'è spazio anche per uno dei pezzi che lo aveva lanciato nel 2006 come astro nascente su scala globale: New Shoes. Un brano che era stato tolto da tempo dalla scaletta, ma che sta riproponendo in questo ultimo tour, in una versione parecchio diversa da quello del disco. Come a voler dire "io da questo pezzo ci ho preso le distanze da anni, ma la faccio solo per voi". Un po' come i Radiohead quando nell'ultimo tour, ogni tanto hanno rispolverato Creep.
In generale il mood della serata è completamente diverso da quello che c'era con Florence + The Machine la prima giornata e con Rosalìa la seconda. Non c'è la stessa adrenalina e l'onda d'urto da postar. Ma non ha neanche senso fare questo tipo di paragone. Artisti diversi, pubblico diverso. La voce e l'anima di Nutini dal vivo fanno sempre commuovere e ti portano alla fine del live a una catarsi: quella di Iron Sky, che probabilmente non è solo uno dei pezzi più belli usciti negli ultimi 15 anni, ma dal vivo è semplicemente fantastica. L'intro è accappella, da far venire i brividi oltre a suscitare istinti omicidi mei confronti di chi parlottava. Poi entrano tutti gli strumenti, e comincia il crescendo e la catarsi. Sul più bello però tutto viene interrotto, Paolo chiede di fermarsi perchè ha visto che una ragazza si stava sentendo male nelle prime file. Il tempo di farla soccorrere ed ecco che riparte da dove si era fermato. La catarsi avviene quando scende dal palco per cantare davanti alla prima fila. Quella voce – quella voce è veramente unica.
C'è il tempo per l'ultima Shine A Light, dalle vene elletroniche e psichedeliche, e per raccogliere gli applausi. E per la prima volta di questa edizione l'headliner saluta più volte il pubblico e fa un inchino con tutti i musicisti davanti al pubblico.
Qui sotto trovate i bei scatti del nostro Renato Anelli. Si ringrazia David Barry per le foto di Paolo Nutini.