04 marzo 2025

Michael Kiwanuka, il soul che illumina la vita: le foto del concerto a Milano

C'è un non so che di poetico nel vedere Michael Kiwanuka salire sul palco dell'Alcatraz di Milano, accompagnato da ben 9 (!) musicisti ed attaccare con The Rest of Me, uno dei singoli del suo ultimo album Small Changes (che avevamo recensito qui).

Oltre alla classica band composta da batteria, chitarra solista, basso e tastiere, ci sono gli immancabili tre coristi e una sezione di archi di due elementi. Tutto quello che si sente in sala è suonato, non ci sono basi, sequencer, seconde tracce di voce: è tutto fatto sul momento, come una volta. Come dovrebbe essere, specialmente se si tratta di soul.

Michael Kiwanuka in concerto all'Alcatraz, Milano
Michael Kiwanuka in concerto all'Alcatraz, Milano | credits: Renato Anelli

Kiwanuka è un gigante del genere. Le emozioni che smuove nel pubblico sono variegate e ad ampio spettro: ognuno dei presenti (a prescindere dalla proprio età) in qualche modo si può rispecchiare nelle immagini di vita che scorrono alle spalle dell'artista inglese. C'è infatti tutta la storia di una persona trasmessa sul led wall: dalla nascita, all'infanzia, passando per l'adolescenza, l'amore, la famiglia, la religione ed infine la morte, rappresentata da un giglio bianco che si chiude.

La scaletta vede per metà protagoniste le canzoni dell'ultimo album, e forse questo tende ad appesantire leggermente la parte centrale del concerto: ad un certo punto infatti vengono addirittura suonati sei brani di fila, dalla bellissima Rebel Soul fino a Four Long Years. E questo forse un po' penalizza il concerto, creando poca dinamica con gli altri grandi pezzi della discografia di Kiwanuka esclusi dalla serata.

Michael Kiwanuka in concerto all'Alcatraz, Milano
Michael Kiwanuka in concerto all'Alcatraz, Milano | credits: Renato Anelli

A parte questa piccola considerazione, non c'è proprio nulla che gli si possa dire: assistere a concerti del genere fanno riappacificare con se stessi e con il mondo. Ne è una prova il pubblico educatissimo, che durante pezzi come Home Again (ahimè l'unico brano in scaletta tratto dal primo album) ascolta in religioso silenzio, come se stesse assistendo ad una funzione religiosa.

La chiusura del concerto non poteva che toccare ai due grandi classici di Kiwanuka: Cold Little Heart e Love & Hate. Un modo meraviglioso per congedarsi al pubblico, ricordando ancora una volta che cos'è la vera musica dal vivo.