06 dicembre 2023

Lunga vita ai radical chic: il live di Colapesce e Dimartino all'Alcatraz

Se potessi mettere un sottotitolo a quello scritto qui sopra aggiungerei: Colapesce e Dimartino sono i The Last Shadow Puppets italiani, di cui la scena musicale di questo paese ha disperatamente bisogno, ma ci arriveremo nel corso dell'articolo.

Il duo ci accoglie in un Alcatraz pieno zeppo, ufficialmente sold-out: una serie di brani ambient, quando si spengono le luci, si trasformano nell'intro di La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d'accordo, il primo singolo estratto dal loro secondo album Lux Eterna Beach, uscito lo scorso mese. E anche l'ingresso in scena, dal primissimo minuto, mette tutti d'accordo: elegantissimi nei loro completi bianchi, uno con il baffo a manubrio, l'altro con barba e capelli lunghi, reminiscenze estetiche degli anni '70, ai piedi gli immancabili chelsea boots, in mano rispettivamente una chitarra e un basso dal sapore vintage; non si presentano, non ne hanno bisogno, ci aprono subito le porte al loro mondo fatto di immagini nitide e cinematografiche, riferimenti allo stesso tempo colti e pop, accompagnati da un mix di riff di chitarra e melodie sognanti a metà tra Franco Battiato e i Tame Impala.

Colapesce Dimartino live @ Alcatraz, Milano 2023
Credits: Renato Anelli

A supportarli in questo tour troviamo sul palco insieme a loro artisti del calibro di Adele Altro, Nicolò Carnesi e Alessandro Trabace, in tutto lì sopra sono in 7 e con il secondo pezzo in scaletta, Sesso e Architettura, ci trascinano in un valzer allegro e movimentato in cui tutti gli strumenti si amalgamano insieme ed è impossibile non cantare a squarciagola e muovere le spalle a ritmo. Proprio gli strumenti in questo concerto svolgono un ruolo da protagonisti, il violino, il sax e le tastiere diventano un tutt'uno con i classici elementi della band, tanto che in alcuni punti si lasciano andare a lunghi intermezzi strumentali dal sapore prog che mandano in visibilio i fan più accaniti. Ho l'impressione che il live sia stato pensato proprio per loro a cui vengono regalate vecchie perle che non tutti conoscono come L'ultimo giorno, Cicale e Noia Mortale, oltre a pezzi più "mainstream" e colmi d'energia come Luna Araba e Rosa e Olindo. I  nuovi brani, se su disco suonano tremendamente bene, dal vivo sono una goduria: le voci di Colapesce e Dimartino a tratti si fanno complementari, rincorrendosi e alternandosi nelle strofe, a tratti diventano un'unica cosa indissolubile dimostrandoci con un unico falsetto retrò il perfetto equilibrio raggiunto dai due anche su questo piano. Ascoltando attentamente Ragazzo di destra ("una canzone che parla dei tempi moderni") ho la riprova di cos'hanno di così speciale Antonio e Lorenzo: dietro una patina di musica leggerissima, come proprio loro la definirebbero, si cela una struttura di temi e concetti sofisticati e complessi (qualcuno li potrebbe etichettare come "pesati"), oltre che ad una schiera di citazioni alte. Con la loro estetica, il loro sound, il loro cantautorato dalle magistrali parole, i due artisti sono il prototipo di radical chic, colti e un po' spocchiosi, che però non si sono limitati a rimanere tra gli allori della stereotipata e ristretta nicchia di hipster democratici. La loro grandezza è stata proprio quella di aver varcato le soglie del nazional popolare e aver conquistato il grande pubblico.

I due celeberrimi cavalli di battaglia vengono tenuti in caldo per la seconda parte del concerto che ci viene introdotta spegnendo le luci del palco, una voce femminile ci dice che quella era la fine del primo tempo e di stare attenti ai borseggiatori... e alle borseggiatrici. La seconda parte si apre con Il prossimo semestre: Colapesce e Dimartino si sciolgono e iniziano a far emergere la loro verve siciliana. Si ripresentano sul palco dandoci le spalle tra tocchi di piano e i veri versi del brano si cimentano su una breve cover di Shakerando e di Italo Disco (ma mi raccomando, non troppo lunga altrimenti va pagata la SIAE - anzi, vi prego pubblicate la cover di Rhove su Spotify).

E poi arrivano loro, le riconosciamo dai primi tre secondi di intro: le hit di Sanremo. Prima Splash e poi Musica Leggerissima, il pubblico le canta all'unisono, si alzano diversi telefoni, ma rimango stupita dal fatto che davanti a me non mi si pari un muro di braccia che non mi fa vedere nulla. La gente le sa dall'inizio alla fine e dà vita ad un grande karaoke, urlando un po' più forte "perchè ho voglia di niente" e "ma io lavoro per non stare con te", semplici, incisive, ormai divenute frasi generazionali che vorremmo tatuarci sulle braccia (altra osservazione doverosa, Musica Leggerissima dal vivo con quei bassi sparati suona benissimo). Tra questi due momenti si incastrano diverse altre canzoni degne di nota, come I marinai dove alla chitarra troviamo Filippo Graziani, secondo ospite della serata dopo Joan Thiele salita sul palco per Forse Domani, Cose da pazzi, con quel riff che somiglia tanto a You and I di Caribou, Considera e Neanche con Dio con cui salutiamo i musicisti. Sul palco rimangono solo loro due, Dimartino ormai rimasto in maniche di camicia, Colapesce con una polo anni '70 chiusa fino all'ultimo bottone: i Gianni e Pinotto, gli Alex Turner e Miles Kane della musica italiana. Da soli (ad illuminarli solo pochi faretti) imbracciano due acustiche e per chiudere intonano Majorana. Poche note strimpellate, una cantilena che sembra una ninna nanna, una semplicità disarmante che al culmine di un concerto suonato così risulta commovente. È la ciliegina sulla torta.

Colapesce Dimartino live @ Alcatraz, Milano 2023
Credits: Renato Anelli

Proprio qualche giorno fa vi consigliavamo qui di farvi un favore e andarvi ad ascoltare Colapesce e Dimartino, e dopo averli visti dal vivo ne abbiamo la riprova. Con i loro brani da 6 minuti, il coraggio di portare certe orchestrazioni dal vivo, il loro prendersi gioco della destra, le loro parole ricercate ed aggraziate, misurate talmente bene da sembrare delle poesie pop per le orecchie, sono l'antidoto alla standardizzazione che sembra pervadere il settore musicale, e più in generale all'appiattimento culturale che aleggia sopra le nostre teste. Lascio l'Alcatraz consolidando la mia stima e il mio apprezzamento nei confronti di questi due, conscia di aver assistito ad uno dei concerti italiani più belli dell'anno. Facessero un partito, avrebbero immediatamente il mio voto.

Di seguito la gallery del nostro Renato Anelli: