Alzi lo sguardo e ti ritrovi circondato da un muro fatto di migliaia di luci, mentre i Coldplay suonano e ti rendono parte per una sera del loro sconfinato universo, in una calda sera d'estate allo stadio San Siro di Milano.
Una di quelle cose che puoi capire davvero solo se le vivi. E vederli dal vivo è veramente un evento, nel vero significato del termine. Le puoi raccontare agli amici, ne puoi scrivere, ma comunque le parole a un certo punto si fermano davanti all'impatto travolgente di uno show che mischia musica e una produzione mastodontica, con coriandoli, laser, stelle filanti, fuochi d'artificio, maschere (alquanto trash), e chi più ne ha, più ne metta.
Ormai sono parecchi anni che i Coldplay hanno in mano lo scettro di band pop-rock più popolare del pianeta, e durante i loro live lo fanno capire chiaramente. L'ultimo disco Music For The Spheres non è particolarmente memorabile, eppure lo senti dal vivo e puff... ti ritrovi anche a tu a cantare My Universe, nonostante fino a due minuti prima ti professassi fedele solamente ai primi album.
La prima data a San Siro della band inglese è stata un trionfo di entertainment e di musica. Uno show che probabilmente non ha rivali al momento nel mondo. Sia a livello di spettacolo che di sostenibilità ambientale, stando a quanto affermato più volte dalla band e ribadito anche con un video all'inizio del concerto: il backstage è alimentato da olio riutilizzato, il palco invece da un kinetic floor che trasforma i salti del pubblico in energia rinnovabile. E ancora, biciclette posizionate a bordo campo che si possono pedalare per ricaricare un generatore per lo show successivo. Senza dimenticare che i braccialetti luminosi che indossano tutti i presenti vengono riciclati dopo ogni spettacolo, i coriandoli sparati sono compostabili e una parte del ricavato del tour viene devoluto in progetti a tutela dell'ambiente. Pare proprio tutto vero, anche se uno stenta comunque a crederci di fronte a uno show talmente enorme.
Sono da poco passate le 21, quando Chris Martin e soci emergono da sotto la passerella al centro dello stadio, introdotti dal tema di E.T. di John Williams. D'altronde lo spazio, gli alieni e la fratellanza sono uno dei cardini dell'ultimo disco. Il tempo di raggiungere il main stage sotto la tribuna, imbracciare gli strumenti, ed ecco che attaccano subito con Higher Power. In meno di mezzo secondo, tutto San Siro si trasforma in una bolgia colorata dalle migliaia di braccialetti che creano le coreagrafia, sostenuta dai coriandoli sparati, dal carisma di Chris e l'energia della band.
Si continua con Adventure of a Lifetime, dove vengono buttati una miriade di palloni colorati sulla folla, mentre tutto la stadio canta con Chris Martin. Lui ringrazia alla fine di ogni canzone, parla molto, la sua gioia ed energia sono altamente contagiose. Ad un certo punto si mette a leggere i cartelli che spuntano fuori nel parterre. "Ti ringrazio che dici che sono tuo padre, ma ti assicuro che non ho mai fatto niente con tua madre" scherza fra le risate. Alla fine fa salire sul palco una ragazza che chiedeva di cantare con lui Fly On e ci duetta al pianoforte.
La setlist è variegata e c'è spazio per i brani storici della band come Viva la Vida, The Scientist, In My Place, Clocks, Fix You e ovviamente Yellow.
"Look at the stars, look how they shine for you" canta Martin mentre tutto lo stadio si colora di giallo e lui corre sulla pedana che collega il B-stage al palco principale. La cosa che colpisce, è che non si avverte nemmeno il fatto che siano arrivati alla novantesima data di un tour mondiale. La chitarra di Jonny Buckland, il basso di Guy Berryman e la batteria di Will Champion sono delle macchine. La voce di Chris una garanzia come sempre.
In generale sopraffazione è il termine che più mi viene in mente ripensando al concerto di ieri sera. Tutto veramente overwhelming: le luci, i coriandoli, i laser, i fuochi d'artificio sparati a più riprese sopra San Siro, ti lasciano ammaliato come un bambino in un parco giochi. Al mondo ci sono veramente poche band che possono permettersi di tirare su uno spettacolo del genere, tipo i Muse ormai universalmente noti per le loro megalomanie scenografiche. Il live dei Coldplay è un continuo effetto wow, forse a volte anche troppo, tanto che quasi ti dimentichi delle canzoni, perchè ipnotizzato da quello che succede sugli spalti. Nell'era di Instagram e TikTok poi, viene veramente difficile non stare coi telefoni in aria tutto il tempo. Chris Martin questo lo sa ed è proprio per questo che durante A Sky Full of Stars, chiede a tutti di mettere via i cellulari e godersi il momento, un po' come avevamo sentito dire da Florence qualche giorno fa all'Ippodromo. Il pubblico ubbidisce, prima che tutto lo stadio venga invaso da un'infinita quantità di coriandoli a forma di stella.
"Grazie per aver sfidato il traffico per venire qui stasera" dice a una certa Martin e nel suo italiano neanche poi così zoppicante traspare tutta la sua gratitudine. Se c'è una cosa che riesce a far passare, è proprio la felicità di essere su un palco davanti a migliaia di persone. Dopo 90 date di tour, è una cosa che colpisce. Ci tiene a ringraziare Mara Sattei e i Chvrches, che avevano aperto lo show. La band scozzese ha dimostrato alla grande di saper tenere un palco da stadio, e anzi Lauren Mayberry e soci sono cresciuti parecchio dall'ultima volta che li avevamo ascoltati live al Fabrique di Milano nel 2018.
Ma è lontano dai coriandoli, laser e fuochi d'artificio che avviene la vera magia. Su un piccolo palchetto allestito vicino alla curva, la band suona Sparks e Don't Panic. Per chi come il sottoscritto è cresciuto ascoltando Parachutes a ripetizione, non c'è coreografia che possa competere con queste due perle di inizio carriera della band. Sicuramente l'highlight della serata. "Così è come suonavamo nella cameretta di Jonny nel '97" dice Chris. Non si sono dimenticati da dove sono partiti, e a quasi 30 anni di distanza dal debutto, evidentemente il fatto di esibirsi negli stadi continua a emozionarli.
Si continua con un momento decisamente nazional popolare: "Vi prego, non so cosa uscirà fuori, ma se sarà una cover da meno di 5 stelle su 10, allora non caricatela su YouTube per favore" esclama ridendo, poco prima di buttarsi in una cover di O mia bela Madunina, con Davide Rossi al violino.
D'altronde in ogni tappa del tour omaggia la città che li ospita, quindi non è che ci sia da stupirsi più di tanto: era stato così qualche giorno fa a Napoli con la cover di Napule è di Pino Daniele. A molti questa cosa può sembrare una paraculata. Ma i Coldplay ne avrebbero davvero bisogno per questioni di opportunismo? La risposta è no. Raggiunto quello status, la band inglese non ha bisogno di trucchetti per ingraziarsi il proprio pubblico. Anzi, probabilmente si potrebbero pure permettere di fare l'opposto, e non perderebbero comunque i loro fan. Eppure si vede come ci tengano a creare un rapporto con il pubblico della città che li ospita. Centomila volte meglio un Chris Martin che canta a Milano O mia bela Madunina, che un Bruce Springsteen che arrivato a Ferrara e manco si informa di stare per suonare in una regione alluvionata con morti e macerie.
Per la parte finale dello show la band torna sul main stage, per l'altro grande highlight della serata: non importa quante volte hai sentito Fix You, dal vivo ti emozionerà sempre. Il concerto quindi si chiude sulle note di Biutyful, con la band che ringrazia, in attesa di tornare sullo stesso palco per altre tre volte questa settimana. Altre migliaia e migliaia di persone saranno lì ad attenderli.
Che ti piacciano o meno, non c'è scampo: i Coldplay ti travolgeranno con la loro esplosione di colori e gioia.
Di seguito la gallery fotografica della nostra Maria Laura Arturi.