09 maggio 2023

Le mille e una notte di Lucio Corsi all’Alcatraz di Milano: il live report

Mi ricordo ancora quella volta quando vidi Lucio Corsi per la prima volta su un palco. Era il lontano 2017, la venue era il Teatro Arcimboldi di Milano, e ad aprire i Baustelle c’era proprio lui. Chitarra acustica in mano, un’asta con microfono e una voce che voleva raccontare l’universo.

A distanza di sei anni ho ritrovato Lucio, in una veste che incarna tutti e nessuno, passato presente e futuro nella testa di un ragazzo che vorrebbe andare nello spazio solo per poterlo raccontare.

Nessuna scenografia ma tante sezioni strumentali a raccontarci chi è la “banda” come la chiama lui: ad accompagnarlo infatti troviamo tastiere, organi, hammond, chitarre, bassi, batterie e perfino un’armonica. Tutto è ben amalgamato, ma la bellezza di questa serata non sta nella perfezione, quanto nella sua impossibilità ad esser tale. Lucio riesce ad incarnare nei suoi testi tutti i più grandi cantautori della nostra storia musicale, non si può negare. Allo stesso tempo, sul palco si trasforma in una rockstar chitarra elettrica in mano, con una grazia alla David Bowie e uno stile anni ‘80 che lo portano ad essere il nostro cantastorie per una sera giacca e spalline appuntite, faccia bianca, rossetto da uccidere e stile da vendere.

In due ore e un quarto di concerto, il toscano non si è risparmiato per niente: ha letteralmente toccato ogni canzone dei suoi dischi. Da Freccia Bianca fino ad Altalena Boy, da Trieste fino ad Astronave Giradisco insieme al suo amico Tommaso Ottomano. Un grande show in tre atti (ed un quarto) tra momenti rock pesanti a quelli semplici di solo voce e chitarra. Ho rivisto il vecchio Lucio che vuole fare il cantautore e quello nuovo che si vuole impuntare come rockstar. Il bello è che tutti e due li fa alla grande.

A rifare canzoni di Dalla e Battisti è altrettanto bravo, e questo mi porta a pensare che effettivamente lui possa essere considerato uno dei nostri nuovi cantautori. Prendendo la scia del passato, Lucio sa comportarsi come un tenero e timido artista che non vuole ergersi al di sopra degli altri, ma far parte del popolo. Quello vero, quello che sta sotto palco. Incredibile la somiglianza a Guccini, a De André e sempre al suo omonimo nel saper raccontare una storia, nel saperla presentare prima di eseguirla dal vivo. Il tutto con umiltà e modestia.

Un palco importante come l’Alcatraz di Milano non è riuscito a tenergli testa, proprio perché lui era già andato oltre uscendo dall’atmosfera e immergendosi nel lontano e profondo spazio solo per poi tornare e raccontare una nuova storia. E come ce le racconta Lucio Corsi le storie, ora come ora, nessuno lo fa.