Sono passate le 21 da appena tre minuti quando si spengono le luci e attacca Love to Walk Away, primo brano voluto in scaletta dai Vaccines per presentare al pubblico italiano Pick‐Up Full of Pink Carnations, il nuovo album uscito giusto il 12 gennaio scorso. Se nei primi tre-quattro pezzi il ritmo fatica a decollare, una spinta importante è data da Wetsuit e, ovviamente, I Can't Quit che iniziano a far muovere anche le file arretrate dei Magazzini Generali, completamente sold-out per l'occasione.
Discount de Kooning (Last One Standing) suona divinamente dal vivo, mentre vuoi per un'acustica non perfetta sulla voce, viene colto poco il ritmo in Primitive Man e Jump Off the Top che portano prima il pubblico e poi la stessa band ad appiattirsi sui bridge e gli assoli che, invece, dovrebbero scuotere e far vibrare veramente la serata. Ad ogni modo, quello che si deve riconoscere alla band londinese è l'incredibile sostanza che mettono dentro un loro live: al di là della Manica si direbbe consistent, ossia una band solida ma, al contempo, coerente con se stessa. Questo lo si nota quando si sentono le prime note di Handsome, anno domini 2015, album: English Graffiti. Qui si capisce l'intento di Young e soci, la cifra stilistica della loro musica è intrattenimento ed evasione e i loro concerti sono l'estensione più pura di questo ideale.
Un altro mondo non lo riescono a creare, ma una delle vette più alte del concerto - e la sua conseguente chiave di volta - è rappresentata da Heartbreak Kid: "People like us think we've got all the time in the world / But we ain't got all the time in the world" dovrebbe essere un mantra da stamparci a fuoco nelle nostre menti e il concerto può finalmente decollare. Teenage Icon e I Always Knew fanno definitivamente scatenare la venue, la quale, se al di fuori è circondata da una nebbia fittissima, all'interno i Vaccines riescono a diradarla con If You Wanna e All in White, quest'ultima attesissima e accolta con un boato. I Vaccines tornano ai sound più secchi e semplici delle origini, quelli dei What Did You Expect from the Vaccines? e funziona alla grande. La loro fetta di pubblico che al tempo (il caro, vecchio e leggermente lontano anno di grazia 2011) era adolescente, adesso si ritrova sulle spalle i trent'anni che galoppano, ma per una sera si dimenticano di averli grazie a Justin Young soci.
Dopo un saluto fugace, il bis propone tre pezzi, di cui Sometimes, I Swear e Lunar Eclipse tratti dall'ultima fatica discografica. I Vaccines si sciolgono tardi e, vuoi un po' di emozione ("siete stati il pubblico più rumoroso dell'intero tour, ve lo assicuro" afferma il frontman), il concerto si esaurisce sulle note di All My Friends Are Falling In Love, riarrangiato per l'occasione, con il riff di chitarra acustica prominente rispetto a quello dell'elettrica. In questo pezzo, Young riflette sulle grandi difficoltà che incontra nel tentativo di costruire una relazione stabile con la sua amata, quando tutti i suoi amici sembrano essere coinvolti in storie d'amore molto più facilmente di lui. Quello che ha capito ai Magazzini Generali, però, è che un legame, quella connection, di un genere così viscerale e profondo come la hanno i Vaccines con il loro pubblico è cosa rara, una sublimazione dell'affetto che si può provare per una persona amata, a tratti anche meglio di una storia d'amore.