«Sometimes it might be scary. It’s scary but go for it!»
Siamo a metà concerto, il Fabrique è ormai pieno di energia, la stessa che Simbiatu chiede costantemente al pubblico. Sì, perché quando parla alla gente tra un brano e l’altro della scaletta, Little Simz lascia spazio alla ragazza di ventotto anni, quella cresciuta a Londra ascoltando Missy Elliot e Jay-Z. Faticare e non mollare per raggiungere i propri obiettivi, l’artista inglese conosce bene la storia: lei che aveva dovuto annullare le date del proprio tour invernale dell’anno scorso a causa della crisi economica provocata dalla pandemia, è ripartita e finalmente Sometimes I Might Be Introvert è arrivato dal vivo in Italia.
SPOILER: aspettare ne è valsa la pena.
Del suo disco si è parlato a non finire, tra le migliori uscite rap del 2021 e fresco vincitore del prestigioso Mercury Prize. Il live di Little Simz rispecchia a pieno la natura camaleontica della sua musica: rime talvolta rabbiose, spesso riflessive, ma soprattutto gli arrangiamenti che alternano i tipici suoni occidentali con influenze africane. Sono proprio Fear No Men e Point and Kill le due canzoni in scaletta che tra il fumo colorato del palco – e non solo – trasportano i presenti in un mondo esotico. La rapper ama viaggiare e far viaggiare, come quando racconta la sua Londra scendendo in mezzo al pubblico durante 101 FM: è un continuo oscillamento tra vicino e lontano, tra presente e passato, tra euforia e riflessione.
Il concerto si apre con Two Worlds Apart e I Love You I Hate You, due brani che fanno scaldare il pubblico, poi Simbiatu indossa il cappuccio e sotto una soffusa luce rossa, in piedi davanti all’asta del microfono, recita – perché è come fosse una preghiera – Introvert, canzone manifesto del suo ultimo disco. Tuttavia, i due momenti più intimi sono durante How Did You Get There - per la quale l’artista chiede il supporto dei fan con le torce dei cellulari – e Miss Understood. Il gioco di parole è chiaro, gli eventi e la vita spesso sono fraintendibili, è la GREY Area descritta nell’album omonimo del 2019. Sono i brani del passato quelli che spingono il pubblico oltre il limite: Boss, ma soprattutto il gran finale Venom, durante il quale parte persino il pogo. Osservando la composizione del pubblico, non c’è da stupirsi, come ha sottolineato Simbiatu poco prima di cimentarsi con il basso in I See You: «Tanta gente di diversa etnia, cultura e genere. Tutti uniti da un’unica passione, la musica».
C’è spazio anche per un regalo: Moving Alone, un brano inedito talmente apprezzato da essere eseguito per due volte. Il sound è completamente diverso: siamo nel territorio della trap e dell’autotune. Non preoccupatevi, Little Simz non sta perdendo la sua natura, sta solo continuando il proprio pellegrinaggio sonoro ed essere tra i suoi compagni di viaggio è bellissimo.