La prima volta che ho visto James Blake dal vivo era il 2017 agli I-Days a Monza, in apertura ai Radiohead. Era stato un live incredibile, per musica (ovviamente), intensità ed atmosfera. Ad anni di distanza, lo scenario cambia completamente, ma il risultato è lo stesso. Dal tramonto estivo sul parco di Monza a una piovosa serata di inizio autunno a Milano, condita di sciopero nazionale dei mezzi di trasporto. “Grazie per essere venuti qui nonostante la pioggia e il traffico” saranno queste le prime parole di un James Blake visibilmente grato per la folla che riempie il Fabrique.
Il concerto di Milano è un vero battesimo: la primissima data del suo tour mondiale, in supporto al suo nuovo album Playing Robots into Heaven, uscito da un paio di settimane. Bastano le prime note di Asking To Break per lasciarsi trasportare dai sintetizzatori eterei che ti trasportano subito in un’altra dimensione. La musica è al centro di tutto: non ci sono schermi o teli sul palco a distrarti, è tutto dannattamente minimal. Giusto qualche gioco di luci, ed è perfetto così.Come la sua musica: essenziale, senza fronzoli. Bastano una batteria, sintetizzatori e chitarre – e ovviamente la voce di James. Il primo boato del pubblico arriva su Limit To Your Love, tratto dall'omonimo primo album. La scaletta comprenderà un po’ di tutto, cercando di spaziare fra i 6 album della sua discografia. Si passa dal beat di Tell Me al synth ipnotico di Life Round Here. Da momenti riflessivi e introversi ad altri decisamente più ubpeat, per farti ballare. Una ragazza urla “ti amooo!” fra un pezzo e l’altro, e lui sorride.

Uno dei momenti più emozionanti della serata spetta senz’altro alla bellissima cover di Godspeed di Frank Ocean, fatta solo piano e voce. La dolcezza delle note del piano che si mescola all’intensità emotiva del suo timbro vocale lascia tutti rapiti. Ovviamente non può mancare Retrograde, con tutti i cellulari che inevitabilmente si sollevano in aria dal parterre. Per una volta il pubblico non passa il tempo a menarsela su Instagram per far rosicare i conoscenti, ma si gode il momento.
A ridosso dell’encore arriva il ringraziamento ai suoi due fedeli turnisti, che lo seguono da più di 10 anni ormai e hanno il grandissimo merito di aiutarlo a riarrangiare e dare vita sul palco ai suoi album spesso troppo stratificati e complicati. Non manca nemmeno il ringraziamento ad Actress, dj inglese che aveva aperto il live. “Siamo suoi fan da almeno 10 anni, grazie per aver suonato qui per noi!”. Il brano conclusivo del live è Modern Soul: un crescendo continuo che sfocia in un fragoroso applauso. Una cosa è certa: vedere James Blake vale tutta la pioggia e gli scioperi del mondo.
“Davvero non mi aspettavo che la nostra prima data sarebbe stata così. Wow” esclama a fine serata.
Tu forse no, James. Ma noi sì.
Qui sotto trovate gli scatti della serata del nostro Renato Anelli.