10 marzo 2021

Someone tell the boys they're not important anymore: (altre) 15 canzoni femministe che dovreste tutt* ascoltare

L'8 marzo in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della donna, che nel nostro paese viene da sempre erroneamente chiamata Festa della donna, andando così a spogliare completamente una ricorrenza imprescindibile dei suoi significati storici, politici e sociali per andare a confondersi con un'occasione ghiotta per il capitalismo.

Nel 2020 noi di Noisyroad abbiamo stilato una lista di 15 canzoni femministe per celebrare questa giornata. Quest'anno, ancora di più, abbiamo sentito il bisogno di ribadire quanto sia importante dare visibilità a brani e artist* che non hanno paura di schierarsi in un panorama musicale, sia italiano che internazionale, che continua a traboccare di problemi e sembra minimamente interessato a cambiare. Ne abbiamo bisogno quando Phoebe Bridgers al Saturday Night Live conclude la propria esibizione spaccando una chitarra sul palco e per questo viene ricoperta di insulti per giorni, nonostante altri musicisti maschi facciano lo stesso da decenni; quando Willie Peyote dall'alto del suo privilegio maschile si presenta al Festival di Sanremo con un testo che mette bocca sul corpo delle donne e viene premiato dalla stampa, che lo fa passare per pungente e raffinata critica sociale; quando sempre al Festival i fiori vengono consegnati solo alle donne e, nel momento in cui alcun* partecipanti lo fanno presente vengono presi sul ridere; quando decine di donne trovano il coraggio di denunciare molestie e abusi subiti nel corso degli anni da Marilyn Manson e una delle principali testate online di musica italiane si preoccupa di scrivere un pezzo delirante non solo per difendere il proprio beniamino, ma anche per denigrare pubblicamente le vittime. E questi sono solo alcuni esempi lampanti venuti alla luce gli ultimi mesi, ma non pensate che siano i primi e, di certo, non saranno gli ultimi.

In questo articolo abbiamo quindi deciso di dare spazio ad altr* artist* che non hanno avuto paura di far sentire la propria voce, concentrandoci sui brani musicalmente più affini al nostro mondo. Ovviamente si tratta di un elenco piuttosto breve e, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto tralasciare moltissime altre canzoni, che vi invitiamo quindi a cercare, scoprire e approfondire.

Nadine Shah - Club Cougar

Kitchen Sink, il quarto album di Nadine Shah, è forgiato dalle storie di donne sottoposte alle pressioni di una società patriarcale che le vede ancora come solo madri, modelle e madonne. Uno dei temi più forti affrontati nel disco è l’ageismo legato al sessismo, protagonista dell'opening track Club Cougar. Con questo pezzo, l'artista vuole sovvertire uno stereotipo ben preciso nella nostra società: quello di una donna che frequenta un uomo più giovane, definita cougar in riferimento alle qualità predatorie del puma applicate in ambito seduttivo. 

La figura della donna cougar è ben radicata nella tv, nel cinema e nei gossip legati al mondo delle celebrità. Pensate a Demi Moore e Ashton Kutcher, giusto per citare un esempio celebre. Nessuno si stupisce però di Leonardo DiCaprio e delle sue fiamme sotto ai 25 anni. Shah sceglie la strada dell’umorismo, mettendo in ridicolo la logica per cui una donna possa venire additata per frequentare un uomo più giovane, mentre un uomo viene sempre lodato quando fa la stessa cosa. Il testo arriva dritto al punto, evidenziando quanto quello delle donna cougar sia solo il frutto di un atteggiamento sessista arcaico di cui bisogna necessariamente parlare. L’ennesimo stereotipo da smantellare verso dopo verso. 

Call me pretty, make your maneuver
One year younger, call me a cougar
All dressed up, think I did it for ya
Make eye contact, think I adore ya

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Dua Lipa - Boys Will Be Boys

Oltre ai glitter, oltre ai costumi favolosi, oltre alle coreografie pazzesche, Dua Lipa non perde l’occasione per parlare delle donne e, in particolare, delle discriminazioni che quotidianamente si trovano a subire. Boys Will Be Boys, infatti, ne elenca solo alcune, ma bastano e avanzano per colpire dritte nel segno. 

It's second nature to walk home before the sun goes down
And put your keys between your knuckles when there's boys around

[...]

I'm sure if there's something that I can't find the words to say
I know that there will be a man around to save the day
And that was sarcasm, in case you needed it mansplained
I should've stuck to ballet (ah)

Il brano chiude l’acclamatissimo Future Nostalgia ed è una bellissima ballad dallo stile maestoso e dal testo spiazzante per la sua veridicità. Si parla della sensazione di pericolo quando si torna a casa alla sera, stringendo le chiavi tra le mani quando si passa vicino ad un gruppo di uomini. Si parla del mansplaining, del sorriso sempre a portata di mano per evitare situazioni scomode, del senso di impotenza. Non se ne parla apertamente, ma c’è, è lì: quel «fa attenzione» prima di uscire, di quel «scrivimi quando arrivi a casa» delle amiche, quel «sei brava per essere una donna», il fischio per strada, il commento sul rossetto troppo rosso o il vestito troppo scollato. Di tutte, ma proprio tutte quelle discriminazioni che fin da giovani dobbiamo subire e che vengono giustificate con un «sono solo ragazzi», «è una stupidata tra amici».

Spesso ci vuole del tempo, ma arriva sempre il momento in cui noi donne ci rendiamo conto quanto tutto questo sia sbagliato, schifoso e deteriorante. Un fischio per strada si trasforma in insicurezza, un commento sul nostro corpo diventa una croce da portare giorno dopo giorno, e quel «boys will be boys» non ci lascia mai. Il brano si conclude con una critica verso i media e un messaggio di speranza: bisogna impegnarsi per comprendere, denunciare e smantellare questa retorica fin da subito. 

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Samia - Someone Tell the Boys

Ad agosto 2020 Samia ha pubblicato The Baby, il suo splendido debut album. Ma la cantautrice newyorkese, che fin dalla più tenera età è stata avvicinata dai genitori alle tematiche politiche e alle lotte femministe, si era già fatta notare nel 2017 con il suo fortissimo singolo Someone Tell the Boys («someone tell the boys they're not important anymore»), esploso dopo essere stato inserito all'interno di una popolarissima playlist su Spotify. Si tratta di un vero e proprio inno anti-mansplaining («because God made boys all-knowing»e l'artista, ha dichiarato che l'ispirazione per scrivere il brano, che prende di mira tutti gli uomini che sono stati scortesi con lei sia dal punto di vista romantico che da quello professionale, le è arrivata mentre stava collaborando con un gruppo di musicisti maschi, i quali non perdevano mai l'occasione per far presente quanto fossero importanti e ben informati.

I’d just been on a few dates in my short life. There’s a theme of like, in the first twenty seconds, boys feeling like they have to vomit all the information they’ve acquired throughout their life, almost like speed-dating style. That’s what that was about. It wasn’t really around one specific occasion or person, it was about this weird motif of boys feeling powerful if they just give you a bunch of trivia.

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Taylor Swift - Mad Woman

Ridicolizzare la rabbia di una persona di sesso femminile, anche e soprattutto quando ha ragione, è un tentativo di togliere a un intero genere le forze per controbattere e reagire alle ingiustizie. Se per troppi anni questo meccanismo ha funzionato, ultimamente ci caschiamo sempre meno: le donne più influenti del pianeta stanno iniziando a dare un esempio positivo e, fra queste, c'è Taylor Swift. Nel documentario Miss Americana, infatti, racconta il suo punto di vista relativamente a una serie di molestie e denigrazioni subite negli anni. Come dimenticare le vicende con Kanye West, fra cui il celebre verso «I made that bitch famous» nel brano Famous, o la palpata che la popstar ha ricevuto da un uomo che non conosceva durante lo scatto di una foto di gruppo. Uno dei messaggi di Mad Woman, dodicesima traccia del disco Folklore, è che non si può pretendere che le donne non reagiscano, solo perché sono donne. La stessa cantante ha definito il brano «female rage» in fase di scrittura, come racconta nel making dell'album, The Long Pond Studio Session.
Davanti a un comportamento negativo da parte di un uomo, può capitare che la reazione della donna venga travisata per metterla in cattiva luce. Dopotutto, a chi non è capitato di essere definita pazza, isterica o esagerata per non essere rimasta impassibile davanti a un'ingiustizia? «I have no right to respond, or I am out of line» ha detto candidamente Taylor, intervistata assieme Aaron Dessner dei The National, che ha lavorato con lei.
Il verso più rappresentativo di Mad Woman è «and you'll poke that bear 'til her claws come out», perché non si può pretendere che ce ne stiamo zitte, non nel 2021 quantomeno.

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Fiona Apple - For Her

For Her di Fiona Apple è il punto climatico di un album di cui uno dei fulcri tematici è la sorellanza. Dopo la più liricamente e anche musicalmente leggera Ladies, ad esempio, con cui Apple ha messo fine alla competizione femminile, in For Her i toni si fanno più aspri e soprattutto più incazzati. La canzone è nata, infatti, dopo la sentenza a favore del giudice della corte suprema Brett Kavanaugh, appuntato da Donald Trump, il quale era stato accusato da più donne di molestie. Dopo la sentenza, come numerose donne negli USA, Apple ha sentito la rabbia verso un sistema che non ascolta le vittime e ha scritto questa canzone, For Her, dove l’her possiamo essere tutte, come può essere di tutte il carnefice a cui si rivelge Apple con uno straziante: «You raped me in the same bed your daughter was born in». La violenza di questo è una catarsi e un urlo per la cantautrice stessa, e per tutte le lei che sono state silenziate a fronte di una violenza.

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Solange feat. Sampha - Don’t Touch My Hair

You know this hair is my shit
Rolled the rod, I gave it time
But this here is mine

Solange con Don't Touch My Hair va a toccare un argomento che può sembrare marginale a uno sguardo superficiale, ma che in realtà è importantissimo per la black community. Le diverse acconciature per la popolazione afro-americana, soprattuto negli USA ma per estensione nel mondo occidentale intero, sono spesso a tutti gli effetti dei veri e propri statement politici. Storicamente, infatti, i capelli afro venivano malconsiderati perchè non conformi agli standard di bellezza occidentali e rievocanti le origini africane. La pressione sociale, molto forte specialmente verso le donne afro-americane, per conformarsi a un beauty standard caucasico e lasciarsi alle spalle il retaggio del proprio continente d'origine, ha portato a un uniformarsi delle teste attraverso stirature e uso di parrucche; solamente dagli anni '80/'90 si sono cominciati a vedere più spesso capelli natural o acconciature tipiche anche in film e indossate da cantanti e musiciste. Quindi, rivendicare i capelli afro come fa Solange in questa canzone, diventa un atto politico in cui Knowles si riappropria delle sue origini e della storia della sua comunità e reclama l'importanza di non cancellare e dimenticare le proprie origini allo stesso tempo ribadendo come sia fondamentale riuscire a svincolarsi dalle pressioni esterne della classe dominante per indossare con orgoglio la propria identità di donna afro-americana.

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Daddy Issues - I'm not

I'm Not è il secondo singolo estratto da Deep Dream, il debut album delle Daddy Issues, trio originario di Nashville.
Il brano è stato scritto è stato scritto dalla batterista della band Emily Maxwell e prende ispirazione dalla sua esperienze come vittima e sopravvissuta di una violenza sessuale.

As a survivor of childhood sexual abuse, I spent a long time going through every reason why it had to have been my fault until I finally started to come to grips with the fact that it wasn’t, which wasn’t until very recently. This song is about that confusion and how much it can be spurned on by the people around you telling you that your trauma doesn’t matter because outside of the fact that your abuser nearly destroyed your life, they’re a good and kind person and should be allowed to continue on with their pleasant and perfect world.

Nonostante le sonorità apparentemente allegre, si tratta di un pezzo difficile da ascoltare, che i maniera cruda e onesta affronta i sentimenti di inferiorità e vergogna e il senso di colpa che possono travolgere le vittime di un abuso. Le molestie e le aggressioni sessuali sono indescrivibilmente dolorose da sperimentare ed estremamente difficili e complesse da elaborare. A questo si somma il rischio di essere messe a tacere e vedere coloro che dovrebbero rimanere al tuo fianco e darti supporto (che si tratti della famiglia, degli amici o della propria comunità) trovare scuse in difesa dell'aggressore. Troppo spesso, infatti, la narrazione in caso di molestie o abusi sessuali finisce per tralasciare il punto centrale del problema, ovvero gli uomini e la cultura dello stupro, per concentrarsi invece sulla presunta responsabilità delle donne, su elementi irrilevanti come l'orario della notte in cui si trovavano da sole, il fatto che fossero o meno sobrie piuttosto che gli abiti che indossavano. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui le vittime si ritrovano ad aver paura di denunciare le violenze che hanno subito, il fatto di non venir credute o di essere portate a sentirsi in colpa («It’s not my faultI blame my sexuality»).

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IDLES - Ne Touche Pas Moi

Per alcuni che parlano bene il francese l'errore grammaticale del titolo potrebbe lasciare un po' a desiderare. Ma è una licenza poetica che si sono concessi la band insieme a Jehnny Beth, gia voce delle Savages, per rimarcare un messaggio forte e che deve essere chiaro. Gli IDLES sono sempre stati una band che nei loro brani ha parlato spesso di femminismo e in Ne Touches Pas Moi ne danno l'ennesima prova. Dall'ultimo album della band Ultra Mono, infatti, troviamo questa piccola perla punk di due minuti e mezzo nella quale espongono un altro esempio di comportamento misogino.

Parlano dei cat-callers, ovvero dei molestatori più comuni – purtroppo -. Questi sono tutti quegli uomini che fanno apprezzamenti a una donna per strada, infastidendola e mettendola a disagio con le solite frasi "ciao bella" o i tipici fischi o strombazzate di clacson non appena una ragazza mette un piede fuori di casa. E ora, fortunatamente, in molti paesi è riconosciuta come una vera e propria molestia sessuale, perché il cat-calling non ha nulla a che fare con un tentativo consensuale di flirt come pensa chi lo mette in pratica. Nella canzone si pone l'accento su come sia il nostro corpo e che nessuno deve oltrepassare una certa linea, il nostro «dance space». Infatti, alla fine del ritornello le urla e il grido d'aiuto non lasciano spazio a dubbi e rimarcano il concetto con la ripetizione della parola «Consent!».

'Cause your body is your body
And it belongs to nobody but you
But you
Ne touche pas moi
This is my dance space

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MARINA -  Man's World

Sarà la colonna portante del quinto album della cantautrice gallese. Marina ha prodotto il brano con la musicista americana Jennifer Decilveo, per creare e lavorare in un team tutto al femminile. La canzone ha già due remix all'attivo e punta a essere un brano simbolo del femminismo, un «inno pop altisonante» come detto da Vogue.

Nel testo racconta e critica il trattamento oppressivo nel corso della storia nei confronti delle donne, così in egual misura anche delle persone queer. Cita la figura di Marilyn Monroe e del sultano dei Brunei che accusa di aver «ucciso migliaia di uomini gay». Mentre nella prima strofa ad esempio fa riferimento ai roghi delle streghe: «Burnt me at the stake / you thought I was a witch / Centuries ago / now you just call me a bitch». E Marina ammette, tra le atmosfere sognanti e la melodia del pianoforte, che non vuole più vivere in un mondo guidato dagli uomini e non vuole essere punita perché non è una di loro: «So don't punish me 'cause I'm not a man».

Ha parlato e ha spiegato alla perfezione in un'intervista a Vogue dell'impronta che voleva dare alla canzone.

All'epoca ero principalmente ispirata dai cambiamenti che stanno avvenendo per le persone che sono discriminate. L'idea originale per la canzone era di scrivere un'istantanea di come le donne e gli individui LGBTQ+ sono stati soggiogati e discriminati nel corso della storia, risalendo ai processi alle streghe di Salem, dove qualsiasi persona ritenuta anormale o leggermente alternativa veniva individuata. Questo tipo di modelli sono ancora presenti nella società. Questo è qualcosa che mi ispira e di cui vale la pena scrivere.

Nel video della canzone uomini e donne sono dipinti come figure e statue neoclassiche, in abiti leggeri e libere di mostrare i propri colori e la propria libertà al mondo.

If you have a mother, daughter or a friend
Maybe it is time, time you comprehend
The world that you live in ain't the same one as them
So don't punish me for not being a man

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Soccer Mommy - Your Dog  

Quale modo più elegante di quello utilizzato da Soccer Mommy per parlare di emancipazione femminile. Sempre stata molto brava a intrappolare testi oscurissimi in melodie serene, lo fa anche negli irresistibili riffs di chitarra di Your Dog. L'artista ha descritto questo pezzo come «una sorta di sensazione del sentirsi patetici nelle relazioni e semplicemente di dare via troppo quando non ci viene nemmeno chiesto di darlo». Classic shit. Eppure nel brano si sente solo energia potente mista a ribellione, come se si trattasse di un'improvvisa presa di coscienza da sfruttare per agire. Nel videoclip della canzone si organizza un finto omicidio del fidanzato, cioè il suo ragazzo nella vita reale (speriamo non lo stesso a cui è ispirata la canzone), gli si disegna sul volto, lo si trascina in giro per poi accoccolarsi sul suo corpo. La voce dell'artista mentre supplica di non voler esser trattata come un cane qualsiasi è un reminder per chi, puntualmente, entra in contatto con quelle situazioni e persone irrisolte bravissime a far dimenticare di godersi il momento in cui si può e si deve essere giovani e splendere. 

'Cause I don't wanna be your baby girl
That you show off to the world and
When you decide you wanna feel
Like you're living something real

I'm not a prop for you to use
When you're lonely or confused
I want a love that lets me breathe
I've been choking on your leash

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MIGLIO - Pornomania

Superato l'inevitabile paragone letterale con i Management e la loro Pornobisogno, ci troviamo davanti a un arrangiamento a metà fra il pop e il rock accompagnato dalla voce graffiante di Miglio, Brescia, classe '92,
L'artista ci fa entrare in un mondo privatissimo, quello colorato dall'amore di una donna per un' altra donna, in maniera anzitutto romantica, ma anche super diretta: si parla di movimenti veloci e movimenti cosmici, si parla di orgasmi. E gli orgasmi sono fra le cose più romantiche al mondo. Sulla base di Laurino e in un videoclip ricco di dettagli, mani, culi, labbra e risvegli condivisi, si intravede l'amore, quello raro e sincero, che non teme giudizi e/o ostacoli, quello che è puro sesso quotidiano ma non si dimentica mai della tenerezza più intima. Una donna che parla del piacere di una donna?! Assurdo eh. Assurdamente giusto.

Ti guardo come le cose che non ti aspetti
Come se fosse sempre una novità pazzesca
Come se fosse una festa gigantesca
Scrivimi tante cose porno
Che di questi tempi ne ho sempre più bisogno

Così vieni e così vieni
Io perdo il conto degli orgasmi 

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ELASI - ESPLODIGODI

Elasi è una delle cantautrici italiane più interessanti attualmente e vi consiglio di darle un'occhiata, o meglio, un'ascoltata. ESPLODIGODI è fra i singoli letteralmente rotolati giù come Valanghe, il suo primo EP; un concentrato di beat esplosivi, appunto, fa da base al punto di vista di questa artista, fra i racconti di relazioni tossiche e una frivolezza consapevole. Il piacere femminile in ESPLODIGODI viene trattato in maniera preziosa, associato, in parte, al piacere sessuale musicalmente, sussurrato e concitato. Rappresenta anche un piacere più generale, volto alla libertà e alla voglia di fare, dire, sentire a qualsiasi costo. E poi, come Elasi mi ha confidato, questa voglia di leggerezza è legata anche alla natura stessa del beat, venuto fuori per caso smanettando una sera su Logic.

Buttati che forse è morbido
Non ispirarti ad un prototipo
Lo sai che c'è quello che è comodo
Non ti darà mai più quel brivido
Big bang fuori dal niente
Rinasce la mia mente
Esplodi, godi
Sciogli quei nodi
Sembrano stretti finchè non ci provi
Di suoni nuovi riempi i tuoi vuoti
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Billie Eilish - NOT MY RESPONSIBILITY

Nel marzo 2020, durante una tappa a Orlando del suo Where Do We Go? World Tour, Billie Eilish ha mandato in onda per la prima volta come intermezzo degli spezzoni di video che la mostravano intermezzo e la ritraevano mentre, a rallentatore, iniziava perdere alcuni strati di vestiti. Il maggio successivo, è stata rilasciata la versione completa del corto, intitolato NOT MY RESPONSABILITY , in cui vengono presi di mira il body-shaming, l'oggettificazione del corpo (specie quello femminile) e la ripercussione che le parole degli altri può scatenare sulla propria salute mentale.

Would you like me to be smaller?
Weaker?
Softer?
Taller?
Would you like me to be quiet?
Do my shoulders provoke you?
Does my chest?
Am I my stomach?
My hips?

Nel video, scritto e diretto dalla stessa Billie, l'artista si trova da sola al centro della scena, è immersa nell'oscurità e indossa una felpa nera. Progressivamente, inizia a spogliarsi fino a sprofondare completamente all'interno di una sostanza simile al catrame («Is my value based only on your perception? Or is your opinion of me? Not my responsibility»). L'artista, che ha solo diciannove anni, fin dagli esordi da adolescente ha dovuto subire l'interesse morboso della stampa e delle persone sui social nei confronti della sua immagine e del suo corpo. Questo l'ha portata a scegliere di indossare abiti larghi, che potessero allontanare le discussioni riguardo al suo corpo e la sua sessualizzazione.

I never want the world to know everything about me. I mean, that’s why I wear big, baggy clothes. Nobody can have an opinion because they haven’t seen what’s underneath. Nobody can be like “Oh, she’s slim thick.” “She’s not slim-thick.” “She’s got a flat ass.” “She’s got a fat ass.” No one can say any of that ‘cause they don’t know. 

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FKA TWIGS - mary magdalene

A woman's war
Unoccupied history

Donna peccatrice, donna penitente, donna amica: Maria Maddalena è una delle figure più importanti del cristianesimo. A volte mistificata o erroneamente confusa con altre omonime, questa donna resta al centro dell'immaginario religioso e, in un certo senso, anche ad affascinare: è lei la patrona dei profumieri ma anche delle prostitute pentite, dei guantai e dei parrucchieri FKA Twigs, col suo secondo album intitolato appunto MAGDALENE, firma un'opera favolosa estremamente personale quanto universale. mary magdalene, la quasi title track, si apre citando la madre spirituale dell'art-pop Kate Bush - precisamente This Woman's Work - ed è la traccia che esplora più esplicitamente la figura di Maria Maddalena, e di come le figure femminili spesso vengano cancellate dalla storia o quantomeno di quanto spesso il loro apporto a essa venga ridimensionato in favore delle controparti maschili, che è un po' anche la storia di Twigs, e di come la sua frequentazione con un uomo idolatrato dal mondo la abbia portata a mettere in dubbio il suo valore di artista. Una traccia che ci ricorda di ricordarci delle figure femminili ignorate e dare loro la giusta importanza.

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Blood Orange - By Ourselves

Più che un classico brano, By Ourselves è una poesia messa in musica. Le parole che sentiamo nella parte centrale del pezzo sono quelle di For Colored Girls di Ashlee Haze, poeta americana che in questi versi ha voluto omaggiare la cantante Missy Elliot e la sua attitude spensierata e intrepida, fonte di ispirazione per molte ragazze («dear Missy: I did not grow up to be you, but I did grow up to be me»). Il brano, incipit dell'album Freetown Sound di Blood Orange, si apre con dei leggeri tocchi di piano, ripresi da una performance improvvisata di Charles Mingus, e dopo un primo verso cantanto proprio dal cantante insieme a Ian Isiah e Ava Raiin si lascia spazio al poema, recitato con vigore e passione dall'autrice. Il fulcro di queste parole è il femminismo e diverse sue sfaccettature importanti per Ashlee Haze e che ritroviamo anche in alcuni brani di Missy Elliot: l'aiuto reciproco tra donne, la nostra femminilità che non dovremmo rineggare ma dovrebbe essere fonte di forza, la nostra sessualità e l'importanza di includere nelle discussioni femministe anche le donne nere e POC e queer («there are a million black girls just waiting to see someone who looks like them»)

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