14 giugno 2020

La storia dell’arte in 6 canzoni

A noi di Noisyroad piace molto fantasticare coi temi e la musica è, da sempre e in tutti gli articoli, il nostro punto cardine. Da diversi millenni, fin dall’antica Grecia, la musica è considerata una delle principali forme d’arte, come la danza e la pittura, a cui, nel corso della storia dell’uomo, se ne sono aggiunte diverse, ad esempio il fumetto ed il cinema. La musica è, quindi, in tutto e per tutto, pura arte, anche se spesso tendiamo a sottovalutare questo aspetto che, a parer mio, è essenziale. Ci fa strano pensare durante un gesto così banale e quotidiano come accendere Spotify in treno al fatto che in quei minuti stiamo effettivamente assaporando una forma d'arte. Noi, però, non ce lo dimentichiamo affatto e ci teniamo a ribadirvelo con piacere. Un po’ di tempo fa, infatti, vi avevamo raccontato di come la musica abbia influenzato la carriera e le opere di grandissimi artisti, primo tra tutti Kandinskij (con la sua nota teoria armonica del colore). È, inoltre, da poco uscito l’articolo di Marzia in cui ha deciso di elencarvi alcune copertine di album musicali firmati da grandi nomi dell’arte moderna. Per rimanere su questo filone e cercare di completarlo ho deciso di spulciare in diverse librerie musicali per scegliere alcune canzoni che o nel testo, o nel titolo o addirittura nella loro storia, prendono spunto da opere d’arte e artisti. È da diversi anni che, purtroppo, si parla di eliminare l’insegnamento della storia dell’arte dalle scuole superiori (già in alcuni istituti è stata cancellata). Inutile ammettere quanto questa scelta sia insensata, non solo perché la nostra penisola potrebbe benissimo vivere di quella, ma anche perché, come afferma lo storico Salvatore Settis, la storia dell’arte aiuta a vivere.

Dato che la quarantena, tra le tante cose, non ci ha permesso di goderci i musei e relative mostre, spero che questa lista vi faccia ripercorrere un po’ di storia dell’arte e magari possa farvi ricordare qualche opera studiata alle scuole medie o al liceo. La cultura non fa mai male.

Innuendo - Queen

Per chi conoscesse un minimo la storia dei Queen e soprattutto di Freddie Mercury sa che l’arte ha fortemente influenzato la loro carriera musicale. Innuendo è il pezzo per eccellenza che tra tutti che può indicare meglio la connessione tra le note e l’arte stessa perché nel videoclip sono presenti tutti e quattro membri della band sotto forma di proiezione cinematografica. Ognuno di loro impersonifica una corrente artistica: Freddie, per esempio, rappresenta l’arte di Leonardo da Vinci rappresentato come un disegno a pastello su carta. Brian May, invece, è Pollock, realizzato con punti e linee tipiche dell’arte stilografica, John Deacon rappresenta il cubismo di Pablo Picasso e Roger Taylor è, infine, un’opera astratta di Kandinskij. È incredibile come il riferimento a diverse correnti artistiche sia così chiaro e diretto.

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Mica Van Gogh - Caparezza

Devo ammettere che il più famoso pittore olandese della storia dell’arte, Vincent Van Gogh, non mi è mai piaciuto. Ho provato anche ad apprezzarlo per vie traverse, guardando il docu-film uscito nelle sale un annetto fa con protagonista il noto attore Willem Dafoe, ma nulla da fare.

C’è da dire, però, che Caparezza con la sua terza traccia di Museica è riuscito a pieno a inquadrare il personaggio. Raccontare di arte nella musica è un compito arduo, per certi versi impossibile, ma il rapper pugliese con le sue rime, le note ed il video-clip è riuscito a descrivere il mondo pazzo, disordinato e assurdo di Vincent. Mica Van Gogh è definita da Caparezza come la «primogenita» dell'album, dato che è nata proprio in occasione di un viaggio ad Amsterdam. L’artista ammette che tra le prostitute e la marijuana ha scelto proprio Van Gogh, appassionandosi alle sue opere e visitando mostre e musei.

Nel brano si descrive un confronto diretto tra le abitudini del pittore e quelle di un italiano medio. Chi sarà il più fuori di testa tra i due? Caparezza spiega che, nonostante in molti definiscano Van Gogh come il folle per eccellenza, spesso siamo noi stessi più pazzi di lui. Questo paragone è raccontato come confronto tra la realtà monotona dell'individuo medio e la vita originale dell'artista. Decisamente originale!

Lui a piedi per i campi, lo stimola
Tu, rinchiuso con i crampi sul Tapis Roulant

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Da Vinci Riot Police – George Ezra

George Ezra è un artista che amo molto non solo per le canzoni, ma per i significati profondi che affida sia ai pezzi che agli album. La tematica del viaggio è sempre stata una delle questioni principali all’interno dei suoi lavori, sia nel primo disco Wanted On Voyage, dove ha raccontato del suo Interrail e della sua nota disavventura a Budapest, sia nel secondo Staying At Tamara’s, dove ci ha descritto numerose gite in giro per l’Europa, dall’Inghilterra alla Spagna.

Da Vinci Riot Police, contenuto all’interno del suo primo album, è stato ispirato dal viaggio di George a Milano, dove si è trovato all’interno di una sala da musica con una statua di Leonardo Da Vinci. Nel momento in cui stava ammirando l’immensa scultura è arrivata una marcia di protesta con alle spalle la polizia che li inseguiva: da questo strano avvenimento è nato il pezzo che oggi possiamo ascoltare.

Un altro riferimento alla canzone lo troviamo nella copertina dell’album dove è riconoscibile il padre di George vestito da poliziotto proprio in onore del brano Da Vinci Riot Police.

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Andy Warhol - David Bowie

Ottava traccia dell'album Hunky Dory, Andy Warhol non sembra descrivere solo la vita del noto artista delle zuppe Campbell, ma racconta anche e indirettamente la vita dello stesso David Bowie: entrambi bizzarri ed eccentrici ma soprattutto entrambi grandi artisti. I due, nonostante i vent’anni anagrafici di differenza si sono incontrati nel 1971 e quell’incontro rappresentò per il Duca Bianco un punto di svolta della sua carriera musicale: una fusione tra arte e artista. Da quel giorno la sua energia e presenza scenica durante i live crescerà sempre più, fino a raggiungere il massimo con la creazione del personaggio Ziggy Stardust. Mi piace pensare che Bowie abbia immaginato il suo palcoscenico come una tela e ogni volta che ci rifletto non posso a fare a meno di pensare alle sue esibizioni come vere e proprie performance artistiche. Nell’ultimo periodo si è discusso molto del limite della musica, soprattutto nel post Sanremo con le esibizioni di Achille Lauro sul palco dell’Ariston. Non voglio assolutamente paragonare il cantante romano al Duca Bianco, ma credo che discutere di performance musicali come quelle di David Bowie sia utile per comprendere l’evoluzione della musica nel mondo di oggi per poi, infine, considerare ogni forma possibile di musica, esibizioni di Achille Lauro comprese.

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Monna Lisa - Ivan Graziani

Rimaniamo negli anni '70, ma cambiamo lingua per ritrovare un buon esempio di canzone rock italiana ispirata all’arte. Nonostante siano passati più di quarant’anni, ritrovo molto delle caratteristiche musicali di questo pezzo nel genere indie moderno, c’è da ammettere che tutto torna e tutto torna di moda.

Il pezzo narra del furto della Gioconda nel 1911, l’opera più celebre di Leonardo Da Vinci e probabilmente dell’intera storia dell’arte. A rubare il quadro dal Louvre e a fare quindi il colpo del secolo fu Vincenzo Peruggia, un operaio del museo. Inutile raccontare la disperazione dei francesi, che accusarono per prima la Germania, con la quale c’erano delle dispute su alcune colonie. Si rischiò un forte contrasto diplomatico, ma poi le accuse furono spostare su un artista futurista, Apollinaire. Il quadro nel frattempo rimase sotto il tavolo dell’imbianchino Peruggia, per poi tornare in Italia qualche tempo dopo. L’operaio appese il quadro in cucina, anche se il suo volere non era quello di tenere la Gioconda per sè, ma era quello di restituirla all’Italia, non sapendo che in realtà era stato proprio lo stesso Leonardo a venderla al re di Francia 1517. Peruggia fu arrestato e la Gioconda, dopo un tour nei musei italiani, tornò al Louvre. Il grande Ivan Graziani ha raccontato con la musica una storia che in pochi conoscono ma che vale la pena raccontare, anche solo per ricordare.

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Magritte - John Cale

Often we saw Magritte
Inside a canvas of blue saturated with beauty
In a web of glass
Pinned to the edges of vision

Così John Cale, fondatore dei Velvet Underground, prova a descrive l’arte di Magritte: d’altronde che ci potevamo aspettare dall'artista che ha usato Andy Warhol in una delle copertine più famose della storia della musica? Il brano si intitola Magritte ed è contenuto all’interno di una degli album da solista pubblicato dal cantante, HoboSapiens.

Upstairs there’s a canvas stretched
For umbrellas and bowler hats

In queste strofe che vi ho riportato John fa riferimento al noto quadro Golconda, nel quale decine di uomini con la bombetta sulla testa piovono dal cielo come gocce di pioggia. Magritte fa parte di una corrente artistica difficile da comprendere e decifrare, non a caso, infatti, si chiama surrealismo (la stessa di Dalì, per intenderci). Se percorriamo le opere del pittore possiamo ammirare uomini con mele in faccia, paesaggi notturni che sono diurni allo stesso tempo, pipe che non sono pipe ma che in realtà sono disegni di pipe.

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Osservando l’arte di Magritte emerge un fattore comune tra la storia dell’arte e la musica: l’interpretabilità e l’emozione relativa. Un quadro, un affresco oppure una scultura possono farci emozionare come possono anche lasciarci indifferenti (non a caso esiste la sindrome di Stendhal): un’opera può farci riflettere, pensare, metterci in discussione. La musica, secondo me, non fa nulla di nuovo rispetto all’arte. Quante volte vi è capitato di emozionarvi durante il primo ascolto di un pezzo, e quante volte avrete pensato «questo pezzo proprio non mi trasmette nulla». Premere su «prossimo brano» non è fare altro che camminare dritto all’interno di un museo quando si nota un quadro che proprio non ci piace. Ascoltare e riascoltare lo stesso pezzo per ore fino allo sfinimento non è altro che restare minuti a fissare con ammirazione una scultura: la differenza è davvero sottile. La musica è arte, senza ombra di dubbio. Non siete d’accordo?