Quando diventa particolarmente difficile identificare un artista a cui paragonare o che abbia influenzato il soggetto da noi preso in considerazione, allora probabilmente ci troviamo davanti a qualcosa di speciale. Non è facile svincolarsi completamente dalla montagna di musica che un artista assorbe nel proprio quotidiano, non è facile creare un proprio suono che almeno all'inizio non attinga almeno in parte da qualcuno di più noto e, soprattutto, non è facile creare qualcosa di nuovo.
Westerman, Will Westerman, è la sintesi di tutto ciò e non a caso è già diventato uno dei protégé della creme de la creme della stampa musicale internazionale: Pitchfork. Il nome del cantante inglese riecheggia nell'ambiente già da un po', avendo pubblicato il primo singolo nel 2016, a cui segue un pezzo che per me merita una nota di merito: Mother Song, una ninna nanna basilare, delicata, di una dolcezza estrema, lievemente malinconica, che apre ad un folk nuovo, contemporaneo ed elegante. Poi ai classici elementi quali chiarra e piano, sono stati aggiunti dei lievi elementi di elettronica che, insieme ad un falsetto che mi ha ricordato al primo istante Sting, delle atmosfere sospese e rilassanti, al limite dello spirituale, dalle tinte azzurrognole, che filtrano tra le tapparelle alle prime ore del mattino. Suoni ridotti all'osso che lo hanno portato ad essere etichettato (semplificando) come electronic folk artist, una sorta di ossimoro inspiegabile che sta alla base del suo debut, Your Hero Is Not Dead, una chicca introspettiva e poetica per odierni animi sensibili e fragili che quest'estate doveva essere presentato per la prima volta in Italia durante il Todays Festival di Torino.
Questo disco possiede un'essenzialità e una tale delicatezza da essere commoventi e ammagliata da tanta raffinatezza, l'ho raggiunto al telefono durante il lockdown per conoscerlo e parlare di quest'album che sta ricevendo da tutti voti molto alti e che, metto la mano sul fuoco, rischia di essere uno dei debut più interessanti del 2020.
Ciao Will, come stai?
Sto bene, è una giornata di sole qui a Londra, il che è davvero bello, è sempre bello, ma ancora di più in questo momento, penso che sia più facile tenere alto lo spirito quando il sole splende.
Ti capisco, perché ho vissuto a Londra per un anno ed ero davvero triste per colpa del clima e mi mancava molto il sole in Italia.
[ride] Già, in genere fa brutto tempo. Dove ti trovi in Italia?
Vivo vicino a Venezia.
Ok, in Lombardia, giusto?
No, è in Veneto, abbastanza vicino alla Lombardia.
Veneto! Sì, sì. Mio padre vive in Italia, ma un po' più a sud.
Ah, sì? E dove?
Vive sui monti Apuani, è abbastanza vicino a Lucca, Castelnuovo, se lo conosci.
Fantastico! Vieni spesso in Italia?
Sì, ci vengo spesso, ovviamente non posso venire in questo momento, non so in futuro quando potrò tornare, ma non vedo l'ora di farlo appena potrò.
Incredibile! Trovo sempre divertente che tutti gli artisti che intervisto di solito hanno un rapporto speciale con l'Italia, o hanno un familiare italiano o sono semplicemente innamorati del Paese. Mi sorprende sempre trovare persone straniere innamorate dell'Italia e legate al nostro Paese.
Dicono che è il paese di Dio, è vero? È il posto più bello del mondo.
Sì, siamo abbastanza fortunati, posso dirlo! Quindi il tuo album uscirà tra una settimana (5 giugno ndr), giusto? Sei emozionato?
Sì, lo sono. Ho già pubblicato un bel po’ di canzoni dell'album e non avevo intenzione di pubblicarne così tante, ma con la situazione attuale, sai, le cose si sono capovolte, e abbiamo deciso di farlo. Sarà bello presentarlo come un corpo unico, un insieme, che è il modo in cui l’ho sempre immaginato mentre lo scrivevo, quindi sarà davvero bello.
Hai pubblicato il tuo primo singolo nel 2016 e la prossima settimana pubblicherai il tuo album di debutto. Come mai ci hai messo così tanto a pubblicare il tuo primo disco?
È una bella domanda. Penso che... [ride] non lo so davvero. Voglio dire, non mi è sembrato proprio così, credo che sia stato un lungo processo. Pensavo di voler scrivere un album un po' di tempo fa, quando è uscita Confirmation, che credo fosse due anni fa o poco più. In realtà non volevo pubblicare solo quella canzone, volevo scrivere un album intero, poi mi sono convinto a pubblicare la canzone da sola, ed è stato incredibile, il pubblico sembrava rispondere davvero bene e a quel punto sono stato in tour per molto tempo e non avevo il tempo di scrivere un disco intero. Solo all'inizio dell'anno scorso sono arrivato a un punto in cui ho detto "Voglio farlo adesso", è stato divertente.
Come hai ideato questo disco? Voglio dire, ho visto che hai lavorato con il tuo amico e produttore Nathan Jenkins. In sostanza, come viene scritta una canzone dei Westerman?
Questa è una bella domanda, non succede sempre allo stesso modo. Voglio dire, la risposta è sì, io scrivo il testo e le melodie e il tipo di struttura della canzone, le progressioni fondamentali, ma poi come la presentiamo alla fine cambia a seconda del pezzo. Penso che con questo album sia stato leggermente diverso, perché di solito vado a registrare con tutte le canzoni finite, mentre questa volta abbiamo affittato una casa nel sud del Portogallo lo scorso gennaio e non avevo molte canzoni finite, forse ne avevo 2, e tutte le altre le ho scritte mentre stavamo contemporaneamente registrando. È stata sicuramente una cosa nuova, c'erano molti altri nuovi musicisti coinvolti nella realizzazione dell'album. Quindi in realtà il processo è stato molto diverso per questo disco rispetto a come ho lavorato in precedenza, è stato emozionante. Penso che sia bene esplorare costantemente e sviluppare il modo in cui lavori.
Quindi, in sostanza, scrivi i testi e anche la musica o la musica è qualcosa a cui lavora di più Nathan?
No, intendo dire che io scrivo la musica e il testo, poi gli arrangiamenti, la parte della batteria, un sacco di tipi di texture sono più una parte collaborativa, ma passiamo un sacco di tempo a sperimentare e provare cose diverse per ottenere il tipo di inquadratura della canzone, che sembri corretta per quello che è il sentimento, l'essenziale del brano.

Hai detto di aver affittato una casa in Portogallo e ho letto che hai registrato anche una parte dell'album a Londra, quindi tra questi due paesi. Mi chiedevo, è in Portogallo che hai incontrato il designer che ha disegnato la copertina dei singoli e dell'album (Bráulio Amado ndr)? Mi piacciono molto, li trovo eleganti.
Oh, sono contento che ti piacciano! È fantastico, Bráulio. In realtà non l'ho conosciuto in Portogallo, vive a New York. Ha lavorato con Nathan su una pubblicazione che ha fatto con la sua casa discografica, di cover (4 Down - Puzzled Together by Bullion ndr), ho suonato una canzone in questa compilation. Mi è piaciuta molto la grafica, così ho chiesto a Nathan chi l'avesse fatta ed ero a New York per incontrare la mia casa discografica alla fine dell'anno scorso e gli ho mandato un messaggio, siamo andati a bere qualcosa e ci siamo trovati molto bene, quindi sì, è partito tutto da lì. Ma anche in questo caso mi è sembrato giusto... È una specie di gruppo di amici che ha fatto il disco, tutti sono coinvolti, è un amico oltre che un musicista di talento, quindi avendo già quel tipo di legame lì, e il fatto che lui venga dal Portogallo mi sembra una bella coincidenza.
Parlando del tuo album, l'ho adorato! Penso che sarà uno dei migliori album d’esordio di quest'anno, perché è un mix di generi diversi, e lo trovo davvero rilassante, in un certo senso abbastanza spirituale. Il titolo dell'album è bello (Your Hero Is Not Dead ndr), mi ha fatto pensare alla generazione attuale, che sembra soffrire la mancanza di eroi, di grandi personaggi pubblici. Qual è il significato del titolo?
Oh, mi fa piacere, grazie! Questa è una bella domanda. Penso, in termini di eroe, proprio non lo so. Credo che in sostanza il significato del titolo sia che ho avuto una sensazione e una sorta di processo che ho voluto attraversare realizzando il disco, è stata una sorta di risposta a un sentimento di solitudine o di mancanza di speranza, ma ho cercato di rispondere in modo positivo e utile. Penso che l'idea del titolo sia stata una sorta di gioco con il concetto di eroe, essenzialmente invertendolo. Credo che le persone siano quasi programmate a cercare all'esterno di sé stessi esempi di gentilezza, quasi esempi disumani di cose da cercare e a cui aspirare, il che in un certo senso toglie il potere all'individuo e lo mette su qualcos'altro. È un po' un costrutto, quello che volevo era invertire questo processo e invitare le persone a cercare quelle caratteristiche, che si associano agli eroi, in sé stessi. Queste sono il genere di cose che stanno dietro al titolo.
Hai un eroe personale?
Ho molte persone che ho ammirato, che prendo a modello. Penso che sia parte della cosa, sai? Non sono del tutto sicuro di quanto sia utile avere "un eroe" perché, sai, c'è qualcosa che fa parte dell'inevitabile arco dell'eroe: l'eroe deve cadere, e non mi piace molto come idea. Quindi dico che ci sono molte persone che prendo a modello e penso che siano persone ammirevoli e che hanno caratteristiche che ritengo fantastiche, ma non credo che ci sia un solo individuo che descrivo come un mio eroe, no.

Trovo la descrizione che è stata data al tuo album piuttosto filosofica, «un album sull'empatia e la compassione, la lotta e la liberazione, e tutti i modi in cui ci contraddiciamo e combattiamo all’interno di noi stessi», ci sono molte questioni importanti e cruciali in questa descrizione. La filosofia è un argomento che ti interessa?
Sì, decisamente, ho studiato filosofia all'università. Credo che la mia mente funzioni in un certo modo, avrebbe funzionato comunque così, ero una persona che prima si preoccupava di fare domande su queste cose e questo è probabilmente il motivo per cui ho deciso di studiare filosofia, ma sono queste le cose che molto spesso occupano la mia coscienza e la mia attenzione. Questo è essenzialmente il motivo per cui sto documentando queste cose, perché sono le esposizioni più oneste di cos'è che sto pensando di ciò che sento.
Qual è il tuo filosofo preferito?
Il mio filosofo preferito è Aristotele. Voglio dire, ci sono un sacco di cose che Aristotele ha detto che si riferiscono a quello di cui stavo parlando in The Line. Ci sono molte cose che Aristotele dice che non sono in alcun modo affabili in termini di società odierna, come le sue opinioni sulle donne, gli schiavi e cose del genere, che semplicemente non sono affabili. Penso che il senso del suo sistema etico, l'etica della virtù come sistema, credo che sia fantastico in quanto mette la responsabilità e l’azione sull'individuo per sviluppare essenzialmente un modo di prendere decisioni migliori e di vivere una vita migliore, in contrasto con la ricerca di un dio o una sorta di figura autoritaria, come esempio da seguire o che ti dica cosa non fare. È più una base positiva per dire «queste sono le cose che dovresti provare a fare» e puoi svilupparle, cosa che penso sia una visione molto più ottimistica, e con cui ci si possa più facilmente indentificare, di come vivere la tua vita in un mondo dove ci sono più religioni diverse in competizione tra di loro, e che fingono di avere un valore vero. Molte persone hanno anche perso del tutto la religione, e avere una filosofia che si basi sull'individuo, mi piace.
È sempre affascinante per me ascoltare le persone che parlano di filosofia, perché il più delle volte è un argomento piuttosto difficile.
Non credo che lo debba essere per forza [ride].
Voglio dire, dipende da come ne parli, se lo affronti per la prima volta potrebbe sembrare abbastanza difficile, se non viene spiegato nel modo giusto, credo.
Sì, penso che uno dei problemi sia il modo in cui la gente parla di queste cose, che rende difficile identificarsi con ciò di cui si sta parlando, perché bisogna avere una conoscenza base della terminologia dell'argomento per capire di cosa si sta parlando. Ma in definitiva la maggior parte delle volte, certamente con il tipo di filosofi e di etica che mi interessano, sono fondamentalmente strumenti di vita reale, non sono concetti astratti, sono cose applicabili alla vita di tutti i giorni, questo è ciò che trovo più interessante. Non sono molto bravo nella logica formale e nella filosofia di base scientifica, non è certo il mio campo [ride].

Penso che possiamo collegare questo discorso a un'altra tua citazione, hai riassunto il tuo album in questo modo «Volevo dire in termini più sinceri possibile - ci sono motivi per sperare» che è un tema enorme, e penso che sia un pensiero davvero maturo, spesso è il risultato di un'esperienza di vita intera o di un percorso spirituale personale. Cosa te lo ha fatto capire?
È una domanda piuttosto importante! Penso, per quanto riguarda il perché ho deciso di rendere questa frase l’idea, o sentimento, centrale del disco, perché pensavo che fosse, per me personalmente, la cosa più difficile da fare. Ho pensato che per me sarebbe stato facile fare un disco piuttosto deprimente visto il clima attuale, il clima globale attuale, e l'ascesa del populismo, qualsiasi cosa, la situazione dell'ambiente... Ho pensato che sarebbe stato molto facile fare qualcosa di abbastanza cupo. Volevo parlare di queste cose, ma ho pensato che sarebbe stato più compassionevole cercare di parlare di queste cose e allo stesso tempo cercare di rispondere a queste cose, perché penso che sia la cosa più compassionevole da fare. E così il processo di affrontare queste cose e non necessariamente trovare risposte, ma fare lo sforzo di affrontarle, una specie di lotta per arrivare a un punto in cui si è in grado di concentrarsi sulle cose in cui si può sperare. Ho sentito che era quello che dovevo fare in quel momento.
Quali sono le tue speranze per il futuro?
È interessante, voglio dire, non ho avuto alcuna opinione su ciò che sta succedendo per un po', ho trovato la situazione attuale troppo vasta e intensa per riuscire ad avere un’opinione precisa, ma sono davvero fiducioso che... Penso che il mondo si stia muovendo troppo velocemente e che il livello di consumo sia stato un po' fuori controllo per un po' di tempo e che questo periodo di rallentamento forzato, si spera, permetterà una ristrutturazione del modo in cui la gente vede il mondo e di come vuole affrontarlo. Un esempio è che tutti lavorano da casa e non credo che ci sia niente di buono nello stare in isolamento e nel non potersi abbracciare, ma penso che ci sia qualcosa di ottimistico e positivo nell'idea che le persone non abbiano bisogno di sentirsi come se dovessero raggrupparsi in ambienti più grandi, perché è lì che si svolgono tutti i lavori, e si pagano degli affitti esorbitanti e si sente l'ansia associata a tutto questo. Ed è un'idea piuttosto liberatoria se si pensa che le persone possono fare quello che fanno, ovunque siano, senza sentire il bisogno di fuggire. Non c'è la stessa sensazione che il lavoro sia una cosa angosciante, e avere il tuo tempo, avere il permesso di staccare la spina, può essere potenzialmente una situazione in cui le persone saranno generalmente più felici, tutto il tempo, penso sia abbastanza malsano ciò che è successo nelle grandi città per un po' di tempo. Penso che potrebbe essere una cosa grande e positiva, sono fiducioso. E spero che (ma non so se succederà) la gente si renda sempre più conto che la quantità di viaggi e il consumo di energia, il consumo di combustibili fossili per i voli, il viaggiare costantemente per tutto il tempo, non è così necessario come la gente pensava che fosse. Sai, ora abbiamo gli strumenti per poter realizzare così tante cose in modo virtuale. Spero che questo ci aiuti a smettere di sprecare e sfruttare così tanto le belle risorse naturali che ci vengono date, se mi spiego.

Credo che tu abbia toccato tutti questi temi insieme nella canzone Confirmation, perché c'è una strofa che dice «Blame it on the establishment, it’s so boring». Mi sbaglio se la collego alla situazione attuale che stiamo vivendo? È un rifiuto della situazione politica generale in tutto il mondo?
Sì, voglio dire, sono solo una persona. Sono più che altro io che parlo a me stesso in realtà [ride]! Si riferisce ad alcune delle cose di cui abbiamo già parlato, ovvero di trovare delle scuse o, in sostanza, di spiegare perché mi sento uno schifo, a causa di tutte queste cose esterne che stanno accadendo e di cui non sono contento, e c'è validità e valore nell'esprimere questi pensieri, ma è più che altro un essere frustrato con me stesso, in realtà. Sai di avere la capacità di cambiare il modo in cui pensi a queste cose, alla fine se ci provi è possibile cambiare la tua mentalità, e inoltre penso che il nucleo della canzone fosse l'idea dell'iperanalisi che in generale porta a una specie di inazione. È meglio avere fiducia nel proprio istinto e non passare così tanto tempo a lamentarsi di cose su cui alla fine si ha poco controllo.
Come hai detto tu, con questo album volevi guardare all'io interiore in generale, sto pensando alla canzone Waiting On Design. Questo album ti ha aiutato a guardare più a fondo anche dentro di te?
C'è sicuramente un autoesame nel disco, sì. Penso che sia giusto farlo se scrivi e documenti nel modo in cui tendo a farlo io, perso che sia giusto non separarsi, perché, sai, io sono solo una persona, come chiunque altro, quindi non credo sia giusto parlare di questi concetti più ampi senza indagare sul ruolo che tu svolgi, su come sei in queste situazioni, è solo una questione di equilibrio, altrimenti sembra una scusa, non includerti nel contesto.
Parli di questi temi anche in Think I'll Stay e parli in particolare di dolore cronico. La prima volta che ho ascoltato la canzone la prima cosa che mi è venuta in mente è stata l'ansia e quante persone ne soffrono. Qual è per te il significato della canzone?
È una domanda complicata. Ho un mio personale significato per le canzoni, ma non voglio necessariamente dirlo, perché penso che il tuo significato sia valido quanto il mio. Io posso dire quello che voglio dire e penso che sia un po' un disservizio se dici alle persone cosa pensare mentre stanno ascoltando qualcosa. Penso che sia un po' fuori dallo spirito di presentare qualcosa alle persone affinché possano relazionarsi alla canzone nel modo che ha più senso per loro.
Ok, lo capisco. E qual è il tuo brano preferito dell'album?
Questa è una bella domanda. Forse quella, in realtà. Era quella mentre la realizzavo. Forse quella. A volte cambia a seconda del mio umore, perché ascolti le cose in modo diverso a seconda del tuo stato emotivo. Mi sembra che la musica sembri radicalmente diversa da un giorno all'altro, dipende dall'umore in cui ci si trova. Non ho ascoltato l'album per intero, perché è una cosa strana quando hai finito con qualcosa, è un po' impossibile avere un qualsiasi tipo di oggettività... lo ascolti in un modo così strano, perché ci hai passato così tanto tempo, ci sei troppo vicino, così ho provato una volta finito a lasciarlo perdere, perché altrimenti finisco per smontare le cose che avrei voluto cambiare [ride], il che potrebbe andare avanti all’infinito.

Parlando della parte musicale dell'album, non trovo facile descrivere la tua musica perché non è un genere, ci sono elementi di musica folk, di musica elettronica... come descriveresti la tua musica?
[ride] Penso che sia una domanda a cui nessuno ama rispondere. Credo che sia complicato perché credo che a nessuno piaccia davvero essere rinchiuso in una specie di scatola. Direi che sono un cantante-cantautore, penso che sia quello che sono, che non è legato a nessun genere in particolare, è solo la visione e l’impressione di una sola persona. Sì, direi che sono un cantante-cantautore e poi il modo in cui la musica viene inquadrata può cambiare.
In termini di musicisti, chi ti ha ispirato per questo disco?
È davvero difficile da dire. Cerco di non pensare troppo alle altre persone che fanno musica, ma ci sono certamente artisti che rispetto per il modo in cui si impegnano in quello che fanno. Stranamente sono molto diversi tra loro. Sicuramente ho pensato molto all'album To pimp a butterfly di Kendrick Lamar mentre stavo scrivendo il disco, per quanto riguarda il modo in cui si occupa delle cose a un livello più ampio, ma allo stesso tempo riporta le cose a un punto di vista personale, dove ti sembra che stia parlando con l'individuo ma anche con il collettivo. Questo è stato sicuramente qualcosa a cui ho pensato quando stavo cercando di capire come scrivere i testi e come affrontare gli argomenti di cui volevo parlare. E ora penso al di là di questo, penso che chiunque, quando ascolta musica, capisca quando il musicista segue le proprie intuizioni senza pensare troppo a chi ascolterà o a cosa penserà la gente. Penso che ci sia una certa fiducia in questo, qualsiasi artista verso il quale provo questo sentimento, attualmente penso che Bon Iver sia qualcuno che lo fa quando lo ascolto, i Radiohead, i Talk Talk degli anni '80, Mark Hollis, fondamentalmente solo persone che mi sembra abbiano seguito le loro intuizioni. È una sorta di punto di riferimento.
Un'ultima curiosità, l'introduzione di Easy Money mi fa pensare alle colonne sonore dei film. Il cinema e le colonne sonore in generale sono qualcosa che ti ispira?
Non ci ho mai pensato veramente. Penso di essere decisamente interessato a come la musica venga sviluppata, ad esempio lavorando con Nathan, conoscendo il modo in cui si può creare spazio e atmosfera. Credo di essere decisamente interessato all'atmosfera della musica. Voglio dire, c'è sicuramente un elemento visivo, è qualcosa che mi guida abbastanza nel modo in cui scrivo i testi, come li costruisco. Normalmente ci sarebbe una sorta di idea visiva, una scena che vedo al centro di ciò che sto scrivendo, e poi cerco diverse angolazioni che girano intorno a quell'immagine centrale, ma non penso davvero alla colonna sonora di un film, è una cosa piuttosto ampia, alcune possono essere sorprendenti, altre possono essere terribili [ride].
Un ringraziamento di cuore a Gaia Bandizol per la traduzione.