Una piazza medievale sulla quale si affacciano un’abbazia benedettina e un palco. Sexto ‘Nplugged è un boutique festival che ogni estate rinnova un patto col proprio pubblico: musica alternativa e arte, insieme. La sua storia inizia nel 2006, da allora sono passati sedici anni e diciassette edizioni che hanno reso Sesto al Reghena, un piccolo borgo in provincia di Pordenone, un punto di riferimento per gli amanti della musica alternativa. Nel cartellone hanno trovato spazio, nel corso del tempo, artisti del calibro di Michael Kiwanuka, The Lumineers, Interpol, Billy Corgan, Sharon Van Etten e molti altri. Basta scorrere le gallery fotografiche nel loro sito per provare persino un pizzico di notalgia.
Fabio Bortolussi, uno degli organizzatori, ne parla con l’orgoglio e la felicità di chi è riuscito a creare una manifestazione che non dà spazio solo alla sua musica del cuore, ma che si rivolge a chiunque abbia voglia di vivere un’esperienza artistica totalizzante. Sexto 'Nplugged che anche quest’anno si preannuncia un'occasione speciale.
Questa diciassettesima edizione sarà la prima senza restrizioni, quindi con gente in piedi, dal 2020. Come sono stati gli ultimi due anni?
Noi non ci siamo mai fermati, nemmeno in questi due anni di pandemia. Con tutte le restrizioni e le norme siamo comunque riusciti ad organizzarci, seppur con numeri bassi perché non ci era permesso avere lo stesso numero di spettatori di adesso. La pandemia è stata una tragedia che per noi si è rivelata però anche un’occasione per trasformarci: siamo infatti passati dall’essere una rassegna, con date sparse, ad un vero e proprio festival con giorni attaccati. Quest’anno spero che prosegua questa evoluzione.
In realtà l’edizione del 2020 si è conclusa pochi giorni fa con Cat Power, un concerto rinviato più volte. Come è stato tornare a vedere la gente partecipare come un tempo?
La data è andata molto bene, il pubblico è stato molto contento. Vedere gli spettatori in piedi e la piazza piena è stata una gran bella emozione. Mi auguro che le altre quattro giornate abbiano lo stesso successo, anche perché l’offerta musicale che offriamo è molto varia e cerca di accontentare un po’ tutti.
La particolarità del Sexto è sicuramente la location medievale che ispira anche le scelte artistiche. La musica, in qualche modo, deve instaurare un rapporto simbiotico col luogo.
Il nostro motto è da sempre “quando il luogo determina la musica”. Quando diciassette anni fa abbiamo iniziato questa avventura volevamo dimostrare che in una situazione architettonica sacra si poteva comunque creare un evento che avesse il rispetto del luogo e della sacralità, spingendo una parte di pubblico, che di solito non frequenta determinati siti per andare a vedere un concerto, a esplorare un posto nuovo. La piazza dell’abbazia è un salotto: anche lo spettatore che nella peggiore delle ipotesi è in fondo, si ritrova a 2o metri dal palco, per cui è comunque vicino. Si crea un contatto umano tra pubblico e artisti, una cosa bellissima e per nulla scontata.
Le vostre line-up hanno avuto da sempre un occhio di riguardo al mondo della musica alternativa. Quest'anno si spazia molto: ci sono l'elettronica, il pianoforte di Agnes Obel, il rock degli Arab Strap, fino all'energetica schizofrenia musicale dei black midi.
La varietà è frutto anche delle collaborazioni, quest'anno ne abbiamo due. La prima è con Scenasonica, una rassegna di musica elettronica alternativa di Pordenone, che ci presenta Rival Consoles nell’unica data italiana. Nonostante si parli di elettronica, è comunque qualcosa che si abbina perfettamente al luogo, molto sofisticata. Poi abbiamo la collaborazione con Veneto Jazz, nell’ambito di Artisti Vari e Indipendenti, che ci presentano i black midi. Una band che può sembrare forte a livello di impatto con l’ambiente e invece ha delle sfumature che si sposano molto. Questo tipo di collaborazioni ci permette di spaziare molto di più, soprattutto considerando che siamo un’associazione culturale di volontari.
Come riesce ad essere sostenibile un festival che offre artisti non conosciutissimi dal grande pubblico? In Italia sono pochi quelli che riescono a resistere.
Noi non abbiamo fatto altro che mettere i nostri gusti a disposizione della gente. Il mondo musicale in Italia oggi è in crisi, soprattutto la parte indie. Ci sentiamo in dovere di spingere perché sappiamo che esiste una grossa percentuale di gente a cui piace questo mondo e che vorrebbe ascoltarlo dal vivo. È una missione oltre che una passione, è un evento che non è solo per te, ma anche per gli altri e per un universo al quale vorremmo garantire un futuro. Sexto ‘Nplugged è diventato un punto di riferimento per questo genere di ricerca, per cui è un nostro dovere usare questo privilegio per far emergere tutte le altre realtà collaterali simili a noi. Le collaborazioni con Scenaunica e Veneto Jazz da questo punto di vista, non sono solo un bene per noi, perché ci permettono di ampliare il nostro panorama artistico, ma sono una vetrina per loro.
Dall’anno scorso accanto a Piazza Castello c’è anche il Sexto lounge con dj set al femminile pre e post concerto. Da dove viene questa idea?
Negli ultimi due anni, a causa delle restrizioni Covid, ci siamo inventati l’area Lounge in una piazzetta adiacente. Un salotto a cielo aperto dove prima e post-concerto ci saranno dei dj set al femminile, oltre ad eventi collaterali. Come dicevo prima, la pandemia ci ha spinto a reinventarci e quest’area è diventata una vetrina funzionale per tutti gli eventi. È un’area che piace al pubblico anche perché ti permette di decomprimere dopo il concerto, continuando ad ascoltare musica o rilassandoti in una location medievale inconsueta. Poi c’è da sottolineare che, data la dimensione del festival, è probabile che gli artisti, terminata la performance, si facciano un giro nell’area e quindi il pubblico ha la possibilità, come è successo in questi anni, di interagire con gli artisti.
Il Sexto è un festival non solo musicale in realtà quindi, ma di maggiore respiro artistico.
Sì, infatti nella barchessa ci sarà spazio anche per la Sexto Art Lovers, una mostra che unisce arti visive e musica. La madrina è Eva Poles dei Prozac+ e Rezophonic. Inoltre, è il quarto anno che collaboriamo con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e Terzo Paradiso che istallano e creano opere partecipative col pubblico. Tutto col fine di creare un’atmosfera piacevole, idilliaca mi verrebbe da dire, anche se è una parolona. Cerchiamo di fare in modo che il pubblico si senta completo e che torni a casa con la gioia di aver visto qualcosa che faceva parte del suo bagaglio culturale e la consapevolezza magari di averlo accresciuto.
Gli appuntamenti del Sexto 'Nplugged in P.zza Castello a Sesto al Reghena (PN):
28 luglio: Rival Consoles
29 luglio: Agnes Obel
30 luglio: Arab Strap
31 luglio: black midi
Per info e biglietti cliccate qui.