12 marzo 2025

Il passo avanti dei Murder Capital: intervista al chitarrista Cathal Roper

Il loro seguito cresce così come la autostima, giustamente. Sempre più sicuri dei propri mezzi, un’identità delineata e, nonostante antagonisti di primissimo piano come IDLES e Fontaines D.C., una grande spinta di coerenza verso loro stessi. Stiamo parlando dei Murder Capital, ad oggi tra i principali esponenti della nuova ondata post-punk che arriva da Oltremanica.

Meno di due anni fa avevamo parlato con il batterista Diarmuid Brennan (trovate l'intervista qui) per farci raccontare Gigi’s Recovery - il loro secondo album in studio - e come stessero vivendo questa crescente attenzione nei loro confronti, in Irlanda così come in giro per il mondo. Stavolta invece, due chiacchiere le abbiamo scambiate con Cathal Roper, il chitarrista della band, direttamente dalla sala prove in cui il gruppo stava affinando i suoni per un tour in store per promuovere Blindness, il loro nuovo album.

The Murder Capital
The Murder Capital | Credits: Hugo Comte

Bentrovato Cathal! Sbaglio o quello è uno studio di registrazione?

Ehi, proprio così! Sai stiamo provando parecchio in questi giorni per sistemare suoni e strumenti. Il tour sta per partire: prima in store in UK, poi dopo uno stacco di un paio di settimane e si riparte in Nuova Zelanda, Giappone, Australia e poi si torna in Europa. E infine arriverà la stagione dei festival.

Beh, sembra proprio che non vi annoierete. Vi aspetta un altro anno di viaggi, come il 2024.

Direi proprio di no (ride, ndr). Diciamo che rispetto alla scorsa stagione in cui abbiamo sicuramente avuto momenti di stacco da un mini-tour all’altro, l’uscita del disco implicherà più concerti e quindi ancora più viaggi. Ma non mi sembra un male, anzi.

Bene, a questo punto partiamo proprio dal nuovo disco. Voglio lasciare a te il compito di introdurre Blindness, senza domande e senza input.

Con Blindness abbiamo voluto focalizzarci sull'introspezione e sulla visione periferica, su ciò che rappresenta e come ci abbia resi quello che siamo oggi. Volevamo capire appieno il perché delle nostre azioni e delle nostre reazioni.

Come collegheresti questo terzo album ai due vostri precedenti dischi? A che punto siete del vostro percorso?

Sicuramente posso vedere una sorta di miscela di quello che abbiamo fatto sia in When I Have FearsGigi’s Recovery. Poi ci riconosco un po’ di ambizione nel voler andare oltre, di definire il nostro personale rock con la voglia di inserire suoni, combinazioni e texture sonore tutte nostre. Abbiamo girato tanto per Gigi’s Recovery e questo ci ha dato nuova energia nel voler trovare nuove chiavi per essere immediati, tanto nella musica quanto nel messaggio che essa si porta dietro. Avevamo voglia di spingerci oltre il mondo cinematografico che abbiamo costruito con Gigi’s Recovery: è stato bello realizzarlo e vedere come funzionava, ma volevamo fare un passo avanti.

The Murder Capital Blindness cover
The Murder Capital - "Blindness"

Effettivamente l’impressione che ho avuto ascoltando il disco è che sia proprio più potente. Quasi come un segnale di discontinuità.

Penso che abbiamo conservato il lato introspettivo in un certo senso che abbiamo espresso con il nostro secondo album. La differenza sta nella forma, un disco meno stanziale: è come se Gigi’s Recovery fosse un tentativo di capire chi siamo attraverso la sperimentazione, quasi un po’ ingenuo in un certo senso, mentre con Blindness lo abbiamo effettivamente capito e siamo stati molto più centrati, molto più consci di noi stessi.

Ho letto che avete registrato il disco in sole tre settimane, che sembra confermare un po’ quanto foste a fuoco.

Le registrazioni effettive sono durate tre settimane e sono avvenute a Los Angeles, ma obiettivamente c’è stato un grande lavoro di scrittura e studio di contorno che abbiamo portato avanti tra Dublino, Londra, Berlino e infine Los Angeles. In tutta onestà per registrare tre settimane sono più che sufficienti. Abbiamo lavorato con John (Congleton, ndr) e questo ha aiutato perché è un altro a cui piace muoversi con decisione come a noi, quindi le tre settimane sono state immersive ma fruttuose. 

La domanda successiva sarebbe stata proprio su di lui. Il lavoro insieme continua.

Certo, assolutamente. Il fatto che le sessioni siano state così proficue e veloci è chiaramente un risvolto del fatto che già ci conoscessimo a vicenda grazie al lavoro fatto su Gigi’s Recovery. È stato davvero importante per noi ed effettivamente il grosso a livello di conoscenza reciproca e affinazione di suono e tecniche lo abbiamo dovuto sostenere lì. Abbiamo impiegato un po’ di tempo a scrivere le canzoni, è stata una vera faticaccia con tanto lavoro fatto su noi stessi per trovare la giusta confidenza e per vincere proprie battaglie mentali.

Stavolta penso sia stato un processo molto più naturale, in cui c’era già un vissuto comune alle nostre spalle, le canzoni erano già delineate e quindi la sua capacità principale è stata quella di assecondarci, in un certo senso, dandoci spazio e dandolo alle canzoni di uscire esattamente come dovevano uscire. Quindi, in definitiva, è stata una figura molto importante per farci capire quando una determinata struttura di un canzone avesse un senso in assoluto, cosicché potessimo sentirci sicuri della nostra scrittura ed esprimere tutto il nostro potenziale.

The Murder Capital
The Murder Capital | Credits: Hugo Comte

Ricordo che quando intervistai Diarmuid un paio di anni fa mi raccontò della vostra “scrittura itinerante”, a seconda di dove vi trovavate in Europa o nel mondo durante l’anno per poi farvi ascoltare a vicenda le idee che avevate avuto.

Diciamo che nel tempo abbiamo imparato a fare di necessità virtù: viaggiare tanto implica che non puoi passare tanto tempo in uno stesso posto e quindi anche organizzarsi spesso non è semplice. Senza contare che ognuno di noi in questo modo ha la possibilità di vivere nel posto che preferisce e questo ti permette di prendere qualcosa da ogni esperienza. Ad esempio io ho passato molto tempo a Londra, lavorando su progetti personali e ho avuto così modo di conoscere cose e persone che mi sono servite tantissimo al momento della scrittura con la band, quando ci siamo resi conto che era arrivato il momento per tutti di fare un altro step. E così, grazie a questa varietà, siamo stati incredibilmente produttivi: ognuno aveva proposte o qualcosa da dire e argomentare.

Mi sembra di capire il viaggio e la conoscenza di altre realtà è importante per voi.

Sicuramente. Non saprei quantificare, ma qualsiasi spostamento, qualsiasi esperienza ci ha lasciato qualcosa e ci influenzati. Per fare un esempio personale, mio fratello al momento si trova in Francia per studiare e quando per Natale è tornato a casa c’è stato questo momento di condivisione di esperienze che ti fa crescere. Sai Donegal non è esattamente il centro del mondo e la provincia può spesso essere alienante, per cui vivere in posti diversi, conoscere persone e culture diverse è davvero illuminante. Non so dire per quanto incida, ma sicuramente ognuno di noi nel suo animo è arricchito dalle sue esperienze personali che poi mettiamo nella band e di conseguenza nelle canzoni.

Viene da questa vostra apertura al viaggio e all’arricchimento il vostro interesse e coinvolgimento nella politica?

Come band non direi che siamo politici sin dalla scrittura dei brani, ma piuttosto che in alcuni brani questo nostro lato politico può uscire. Effettivamente siamo tutti piuttosto interessati a quello che succede nel mondo, su temi come ad esempio la situazione climatica e ambientale o quello che sta accadendo in Palestina: al giorno d’oggi è più importante che mai essere coinvolti. Ecco, in questo senso di coinvolgimento generale direi che siamo politici. Non c’è la politica come primo obiettivo di quello che scriviamo, questo lo escludo, ma, per entrare nel vivo del nuovo disco, brani come Love Of Country e Born In The Fight sicuramente hanno un certo livello di coinvolgimento con quello che succede nel mondo. Possono essere tranquillamente interpretate nell’ottica di quello che accade in noi membri della band a livello introspettivo di fronte alle tematiche ambientali o alle guerre che ancora ci sono. Nella società del giorno d’oggi essere attenti e coinvolti è fondamentale, deve essere parte di tutti noi.

Murder Capital Palestine
I Murder Capital sventolano la bandiera della Palestina al Ferrara Sotto le Stelle 2025 | Credits: Renato Anelli

Tornando a Blindness, con il singolo Heart In The Hole avevate introdotto un elemento elettronico nel vostro bagaglio. In che altri brani avete deciso di usare un approccio simile?

Senza dubbio in Swallow, tutto l’approccio è sicuramente più elettronico e più nervoso di altri brani. Ma diversi pezzi sono partiti da un file su un laptop su cui poi ragionare e pensare a cosa aggiungere per dar loro una vita. Abbiamo davvero riflettuto a lungo su quanto spostarci avanti, andare oltre, e quindi in un certo senso introdurre l’elettronica. C’è una vera e propria battaglia interiore sulla possibilità di diventare degli schiavi delle macchine, in un certo senso. L’elettronica è un’aspirazione e un’ispirazione, è bello giocarci e direi che siamo sulla strada all'introduzione di nuovi elementi per noi. A dicembre, durante una sessione di scrittura, volevamo davvero abbattere il muro e buttarci letteralmente sui synth per provare quella sensazione di novità: vedere cosa ne sarebbe uscito, lasciarci trasportare dal suono.

Tornando alla domanda, oltre a Swallow aggiungerei anche That Feeling, ma come dicevo poco fa è un po’ tutto l’approccio ad essersi allargato ad alcuni elementi elettronici. Molti più pedali sulle chitarre, strutture di basso molto elaborate, qualcosa che in elettronica è già molto comune. Personalmente ero molto curioso delle sessioni in studio per vedere l'album finito. Come ad esempio tutto il lavoro che John (Congleton, ndr) ha fatto sul mixaggio delle batterie. Abbiamo giocato molto con i suoni e ci siamo accorti tutti insieme di quanto fossero malleabili.

C’è una canzone che pensi vi identifichi molto bene come band oggi?

Mmm... Strano, fatico a trovarne una (ride, ndr). Diarmuid, non lo puoi sentire, ma mi sta gridando Moonshot, il brano di apertura del disco (ride, ndr). Io penso che Love Of Country sia anche una giusta rappresentazione, penso possa essere una bella espressione artistica dei Murder Capital.

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I Murder Capital tornerrano in Italia per un'unica data all'Alcatraz di Milano il prossimo 5 maggio. Biglietti disponibili qui.