28 marzo 2025

L’ultima intervista di Bugo: “È tempo di chiudere un ciclo”

“Più faccio lo stupido, più sono serio, perché vuol dire che mi sto divertendo, mi dice Bugo guardandomi negli occhi. Ci troviamo a Milano, e siamo fra le pochissime testate a cui ha scelto di concedere un’ultima intervista. Si parla ovviamente del suo concerto finale, il 1° aprile all’Alcatraz, e del suo addio alle scene. Una scelta che ha preso dopo aver guardato dentro se stesso e compreso che era il momento di chiudere un capitolo. Anche se, come dice lui, al pubblico fa strano sentire di un artista che si ritira a 50 anni.

Cristian Bugatti è sempre stato una scheggia impazzita nella scena musicale italiana, una delle poche (ormai quasi scomparse) voci autentiche che non sono mai volute scendere a compromessi o scegliere la strada più facile. Uno che non si è mai lasciato stritolare dal meccanismo delle discografiche, che spesso vede gli artisti pubblicare dischi ogni 2-3 anni, anche quando non hanno niente da dire. Il 1° aprile segnerà la chiusura di un cerchio che si è aperto più di 25 anni fa, con diversi ospiti (annunciati dopo quest’intervista, ndr), fra cui Aimone Romizi dei FASK e Fernando Nuti dei New Candys. Sarà davvero l’ultimo atto? Lui garantisce di sì, nonostante alcuni credano che sia una sorta di scherzo (e in questo senso il Ticket Alert su Ticketone non aiuta…). Intanto, non resta che godersi questo suo ultimo concerto a Milano.

Bugo ultima intervista
Bugo | Foto press

Quello del primo aprile sarà il tuo ultimo concerto. Nel tuo podcast hai detto che si tratta di una decisione presa da tempo.

Sì, per il bene del mondo è il mio ultimo concerto (ride, ndr). Ovviamente una decisione così non è che si prende in un attimo. Non è che ti alzi la mattina e dici “domani mi ritiro!”. No, è una cosa che era un po’ nell'aria da tempo. A un certo punto ho detto a Marco (Montanari, ndr), che viene dalla mia avventura sanremese: “senti, voglio fare l'ultimo disco e chiudere in bellezza”. Una sorta di exit strategy a cui ho pensato per almeno 3-4 anni. E così abbiamo costruito un percorso che porterà al concerto finale.

Che sensazioni ti dà tutto questo? 

Gioia, perché sono contento. E liberazione, perché non vedo l'ora di questo ultimo concerto: quando cominci a porti delle domande, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Pensavo ad altre cose e mi chiedevo se fosse normale per un musicista. Era un segnale.

Cos’è che non vedi l’ora di fare dopo aver voltato pagina?

La prima cosa che farò è sistemare i conti con questi qua (ride indicando il manager e l’ufficio stampa, ndr). Ho delle idee, ma in questo momento, anche se dicessi che voglio diventare presidente della Juventus, non credo che cambierebbe nulla ai fini della nostra intervista. Però non so ancora cosa farò.

Magari la Juve ti chiama davvero in società, sono in vena di rivoluzioni da quelle parti.

Non mi dispiacerebbe, avrei anche delle idee (pazze), che gli ho già proposto in questi anni. Io, del resto, per divertirmi ho bisogno di proporre cose un po' fuori, come un festival: il JMF - Juventus Music Festival, una cosa che nessuna squadra ha mai fatto. Questa è un’idea che mi piacerebbe realizzare. Per il momento però sto pensando solo al mio concerto. Tanto non ho fretta, non è che il giorno dopo sarò già a lavorare al Comune. (ride, ndr)

Bugo Arci Bellezza milano concerto
Bugo in concerto all'Arci Bellezza di Milano nel 2023 | Credits: Maria Laura Arturi

Eppure non potrai mai smettere di fare l’artista.

Sì, si può smettere di farlo, te lo assicuro.

Anche se non salirai più su un palco davanti a un pubblico, dubito che smetterai di scrivere e suonare in privato, a casa tua.

Qui apriamo una discussione che a me interessa molto. Poi, non è che mi interessa solo il mio parere, mi piacerebbe fare a te le domande! Un artista smette di fare musica perchè non ha più la passione? Forse sì, forse no. È un lavoro come gli altri per me, lo è sempre stato, soprattutto nei momenti in cui non pubblicavo niente. Quindi, non vuol dire che se smetto di pubblicare dischi o fare concerti non sto facendo niente. Magari farò un disco, lo dedicherò a mia moglie e lo darò solo a lei. Uno magari lo regalerò solo a mio figlio e così via. Non è che uno è artista solo perché pubblica un album. Per quanto riguarda il futuro, non lo so. Vedrò, se avrò voglia di fare una canzone, la farò. Nessuno mi vieta di farlo. Però ho bisogno di interrompere questa fase della mia vita, che dura ormai da più di 25 anni. Ho bisogno di chiudere un ciclo e di ritrovarmi, rinegoziare un po' anche il mio nome all'interno del sistema. Sono tante le cose che mi frullano per la testa, quindi non riesco mai a dare una risposta nelle interviste. Che poi questa con voi è una delle ultime che faccio. Alla fine, quando lasci un lavoro, il futuro è sempre incerto per diversi motivi. Vedremo.

E invece un futuro da produttore di nuove band come lo vedresti?

Quando ho iniziato la mia carriera nel 1998, ho prodotto cinque dischi di cinque artisti e devo dire che mi era piaciuto tanto. Avevo dovuto smettere per motivi di tempo, non perché non mi andasse più. Quindi può anche darsi che farò il produttore. La verità è che non lo so. Ma quella è un’idea, perché no.

Bugo intervista
Bugo | Foto press

Lo hai già spiegato, ma penso valga la pena ripeterlo: il fatto che il concerto sia il primo aprile è una pura casualità. 

Sai, Bugo si inventa cose pazze! La cosa divertente è che lasci sempre il dubbio: 1) un artista che si ritira a 50 anni e non a 70/80 anni crea dei dubbi. 2) I miei fan sanno quanto la mia passione per la musica sia genuina. 3) Mando Lundini a fare la conferenza stampa d’addio al mio posto. 4) Il concerto sarà il primo di aprile. Cioè, capisci che la strategia si allinea. È una cosa pazza e più faccio lo stupido, più sono serio, perché vuol dire che mi sto divertendo.

E quindi comunque sul primo aprile lasciamo il dubbio?

Il primo aprile c’è il concerto, ragazzi! Voi di Noisyroad avete già rotto il cazzo con ‘ste domande (ride, ndr). Il primo aprile c’è il concerto e spaccheremo. Quello è sicuro.

Cosa ci sarà da aspettarsi da questa ultima volta su un palco?

Tanti ospiti, ma non solo, anche la struttura del live sarà diversa. Essendo il concerto finale, ho pensato di non farlo standard. Se dev’essere il mio ultimo live, ci dev’essere anche qualcos’altro, e quindi non ci sarà una sola band. Questo te lo posso dire. È una cosa stimolante: fare una band apposta per un concerto è impegnativo, perché fa solo quel live lì e se poi i musicisti sbagliano li mazzoliamo! (ride, ndr) Quindi, come penso capisci, ho bisogno di questa zona grigia, di questa incertezza sul come andrà il concerto, perché sennò che divertimento ci sarebbe? Se dovessi fare il concerto con la mia band attuale, che sappiamo tutte le canzoni a menadito, le abbiamo suonate mille volte, sarebbe noioso. Ma io non voglio annoiarmi. Allora è lì che mi è venuto in mente di fare una band ad hoc, anche perché non l’ho ancora mai visto fare per un ultimo concerto. Se c'è qualche esempio in una storia della musica, dimmelo che sarei curioso. Questa cosa mi diverte moltissimo. 

Bugo concerto Milano
Bugo in concerto all'Arci Bellezza di Milano nel 2023 | Credits: Maria Laura Arturi

Quella dell’improvvisazione durante i concerti è una cosa che si sta perdendo. Spesso gli artisti seguono la scaletta senza variare mai, e tutto viene deciso a tavolino nei minimi dettagli.

Per me è una cosa brutta, perché si perde quell'irruenza e quell’approssimazione che per me sono importanti quando faccio musica. Viviamo in un'epoca dove tutto deve essere perfetto e inquadrato. In un certo senso è la tecnologia che tende a catalogare e incasellare tutto. Guarda i social: devi fare un video in un certo modo se vuoi sperare di andare virale. Ma sai che noia se tutti devono essere carini e perfetti? Questa cosa mi irrita, perché l'umano non è preciso. La scaletta la sto studiando, non so ancora come sarà, però so che ci saranno diverse sorprese anche per me, dato che voglio includere anche i pezzi che non faccio mai. Magari, siccome lo farò solo quella volta, verrà fuori una merda, capito? Ma fa niente, so già che verrà in un certo modo, perché mi conosco bene dopo tanti anni. Se ho ancora questa adrenalina, anche il pezzo che non provo da tanti anni mi verrà bene. Che poi, che significa suonare un brano “bene”? Che è preciso o che c’è energia? Per me viene solo se c’è energia. Ed è questo che vorrei trasmettere.

L’ultima volta che ti ho intervistato, avevamo parlato dell’intelligenza artificiale e mi avevi detto che ti immagini in futuro una sorta di mondo distopico cyberpunk dominato dalle macchine dove c’è una resistenza di musicisti alla Mad Max che non si dimentica delle Stratocaster.

Lungi da me dire che la musica al giorno d’oggi faccia cagare: ci sono un sacco di gruppi punk, rock, che mi piacciono tantissimo. Banalmente i Fontaines D.C., che ora tutti amano, a me piacevano un casino già da tempo. Ma loro sono un’anomalia in questo ambiente. Però la tendenza che sto notando nei giovani da qualche anno è che vogliono fare tutte le cose facili. Quindi siccome l'intelligenza artificiale ti rende tutto facile, la sfrutti. Indipendentemente da Bugo, dagli Oasis che fanno un tour o dalla storia dei Nirvana o dei Beatles. Secondo me, non so se sarà giusto o no, ma penso di sì perché sono un veggente (dice ironico, ndr), la tendenza all'interno delle case discografiche sarà quella di comporre banalmente con questi mezzi o farsi aiutare. Io ovviamente mi ribello, protesto contro tutta questa roba qua. Per fortuna non sono nato ora come artista, sennò che cazzo facevo? Minchia, qua non mi caga nessuno. Perché poi il pubblico è sempre meno. Se i giovani si comportano così, la tendenza sarà quella. Non è che la facciamo noi di 50 anni che siamo già morti e sepolti. Non decidiamo noi, ma i ragazzi, che a me interessano molto. Ecco perché ho parlato anche di intelligenza artificiale, perché è una cosa che loro vivono con il cellulare. Anzi, magari non staranno più sui social network ma useranno sempre di più l'intelligenza artificiale. E quindi, che ci sia Bugo o meno, il mercato è quello. Mi immagino che chi ama il rock ‘n’ roll come lo amo io o si ritira, oppure fa progetti estremi, cioè, magari pubblica solo cassette o non pubblica più sui social network o su streaming. Ti faccio un esempio: qualche mese fa, Pitchfork ha indicato come miglior album del 2024 quello di Cindy Lee, che ha scelto di non pubblicare il proprio album su streaming.

Anche se questa è una cosa molto da Pitchfork.

Loro (Pitchfork, ndr) sono un po’ snob, non è che mi convincano sempre tanto, però gli va riconosciuto di essere visionari e originali. Quest’album di Cindy Lee è un disco molto impreciso, quasi lo-fi, ed è una cosa che io adoro. Scegliere di non pubblicare sulle piattaforme di streaming è una cosa che mi piace molto, ma non è la tendenza della maggioranza. D’altronde il rock è morto.

Questo ormai si dice da anni.

Per me è morto dopo il concerto degli Oasis a Knebworth nel '96. Da allora, non c'è più stata quella carica culturale lì. Se ci penso, io ho iniziato che il rock era già morto. È un ciclo. Cerco semplicemente di osservare la realtà, non voglio neanche essere distopico o pessimista, ma la tendenza è quella. Le cose vanno a cicli: c'è stato il blues, la musica anni '60, l'esplosione del punk, il ritorno degli anni '60 negli anni '90. E poi, dopo un po', le band non hanno più avuto quella stessa forza culturale di gruppi come gli Oasis o i Nirvana. I Kasabian, gli Arctic Monkeys, i Tame Impala, i Fontaines D.C. sono band che adoro, ma non hanno la stessa potenza. Secondo me siamo nella fase calante, se non addirittura morta, di chi vede la musica in quel modo. In questa mia visione, forse un po' esagerata, penso che sia un ciclo che si è chiuso. Non è colpa di nessuno: è il mondo che va così. Con la tecnologia e i telefoni che ci distraggono, è inevitabile che lo spirito originario del blues si sia esaurito. Quando il blues è nato, non si registrava neanche. Una canzone finiva lì, non la registrava nessuno. È l'universo che funziona a cicli, mica l’ho deciso io. Non potrà esserci rock 'n' roll per 200 anni, e se ci sarà, sarà perché qualcuno farà un pezzo alla Chuck Berry come qualcuno oggi fa un pezzo per ricordare Beethoven. 

A proposito, l'ultima volta ti avevo chiesto cosa pensassi di una reunion degli Oasis e mi avevi detto che ti auguravi proprio di no. Ora che è successo, che ne pensi?

Non mi piace, è stato un po' deludente perché non mi aspettavo da loro che facessero come i Blur. Se potessi lo direi a Noel, ma tanto a lui non gliene frega niente. Ha divorziato, ha bisogno di mettersi a posto con i conti e via. 

Sono venuti a battere cassa.

Per me sì. Una cosa deludente. Se l’ultima grande rock band fa così significa che il rock è proprio morto. E lo dice uno che adora gli Oasis e che li ha visti live. Il mio ultimo album del resto è anche un tributo a loro.

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Ho letto che la loro scaletta del tour potrebbe durare perfino meno di un'ora. Secondo te qual è la durata ideale di un concerto?

Per me le setlist devono essere corte, ma potenti. All’Alcatraz non potrà essere troppo corta ovviamente. La durata ideale dovrebbe essere di un'ora e venti. A volte abbiamo sforato l’ora e mezza, ma perché mi perdevo io. Dopo un po’ perdi la carica e l’entusiasmo, come quando vai in piscina: tu duri quel tempo lì e basta. La partita di calcio dura 90 minuti. L’energia di una persona dal punto di vista “medico” non può durare 3 ore. Quella carica che a me interessa può durare un’ora e mezza, come una partita di calcio.

Anche perché agli inizi, con i Beatles, le scalette erano corte.

Sì, loro mi pare facessero due spettacoli da mezz’ora.

Esattamente. Poi, anni dopo McCartney ha dichiarato che era stato per colpa di Springsteen che si è ritrovato a suonare 3 ore a concerto.

In realtà sono stati i Led Zeppelin a sdoganare questa cosa. Ma tornando a quello che dicevamo prima, non credo che gli Oasis faranno concerti di meno di un’ora, anche se poi dipende da che contratti hanno.

Parlando di tendenze, vorrei spostarmi un attimo sulla moda.

Ti piace come sono vestito, eh? (ride, ndr)

Visto che hai sempre avuto un certo interesse per il mondo della moda, ti chiedo: anche tu hai l’impressione che le major vogliano sempre seguire le tendenze, cercando di capire cosa piaccia ai ragazzini per strafogarli di quella roba, mentre invece le grandi case di moda sono quelle che impongono le tendenze, senza inseguire il pubblico?

È una bella osservazione, non avevo mai pensato al fatto che la moda fosse reazionaria. Anche se, in fondo, io non è che sia così dentro a quel mondo. Di recente ho visto la sfilata di Fendi, dove mi sembravano tutti vestiti da clown (ride, ndr). Però mi interessa molto la moda: secondo me gli stilisti hanno uno spirito visionario.

Chiudiamo su questo tuo ultimo concerto. C’è qualcosa che non vedi l’ora di fare il giorno dopo?

Cagare, perché la mattina bisogna fare sempre fare la cacca ragazzi, mi raccomando! (ride, ndr). Sicuramente mi prenderò la giornata libera. Abito a Bruxelles, ma non tornerò subito. Dovrò decomprimermi e riposare.

Adesso che avrai un bel po’ di tempo a disposizione, magari viaggerai di più? Dove ti piacerebbe andare?

Voglio tornare in Giappone, ci sono già stato due volte. Per me il futuro è l’Oriente. L’Occidente è andato.

Bugo
Bugo | Foto press