31 ottobre 2024

La Rappresentante di Lista, l'intervista: "Ma quali Giorni Felici, questo è il momento di urlare e andare al mare"

Dimenticate l'elettropop, l'elettronica, i bassi composti artificialmente. Nuovo album, nuova vita, Giorni Felici. La Rappresentante di Lista ci ha colto di sorpresa, abbracciandoci come per dire che "no, non è come dicono alla tv che va tutto bene", anzi. Giorni Felici è la presa di coscienza che stiamo andando male, peggiorando giorno dopo giorno la situazione. La salvezza? Farsi sentire, scendere in piazza, ovunque e poi andare al mare. Come Carlo Giuliani avrebbe voluto fare prima di entrare nella storia tragica del nostro Paese. Un saggio che ora non c'è più e rispondeva al nome di Mattia Torre parlava dell'Italia come un "Paese di musichette mentre fuori c'è la morte".

Ecco, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina cercano in tutti i modi di provare a farci ragionare attorno a questo assunto per metterci in guardia in maniera attiva e prendere una posizione. Quale miglior mezzo per veicolare questi messaggi se non una chitarra elettrica distorta, suonata a sei corde piene, con un basso che in molti pezzi la fa da padrone e una voce sempre pungente, che canta parole intelligenti, mai lasciate al caso, che individuano problemi e non forniscono soluzioni semplicistiche. Se la gente che ha paura si fa la guerra, armiamoci di sole e andiamo in pace. A questo punto meglio se al lungomare. Poco importa se siamo in pieno autunno.

La Rappresentante di Lista intervista Giorni Felici
La Rappresentante di Lista - Giorni Felici

Rispetto ad altri lavori precedenti, in Giorni Felici c'è un utilizzo del basso molto preponderante. Cosa è cambiato rispetto alle atmosfere più pop sperimentali di My Mamma a cui ci avevate ormai abituato?

Dario Mangiaracina: È stato solamente un momento di scrittura condivisa. Ci siamo chiusi dentro lo studio e abbiamo collaborato in maniera corale allo sviluppo di una nostra nuova identità ed è uscito Giorni Felici.

Dopo aver fidelizzato un certo tipo di pubblico come si fa ad avere comunque la lucidità di sperimentare e allargare i propri orizzonti? Anche citando Dario che, post Sanremo, parlava di una forte carica di indipendenza dal mainstream.

Dario: Credo che la cosa più importante sia avere del tempo a disposizione. Noi abbiamo avuto successo con Ciao Ciao e abbiamo deciso di usare questo credito trasformandolo in tempo e nella possibilità di fare ricerche, di investire negli spazi dove suonare, negli studi dove registrare. Pensiamo spesso all’importante potere che la musica ha su di noi e sulle persone e non riusciamo né possiamo tirarci indietro rispetto a questo sentimento. Non è da noi rincorrere altro, le hit ad esempio... magari arriveranno, ma non sono un nostro obiettivo principale.

In La città addosso mi ha colpito molto il passaggio "La televisione ha detto è tutto a posto". So che spesso lasciate il significato di alcune frasi - se non di intere canzoni - aperto, ma questo è un riferimento alla nostra tv di Stato?

Veronica Lucchesi: Sì, certo. Questo è anche il gioco che c’è con il titolo del disco Giorni Felici. È molto facile sentirsi dire che sono giorni felici, che va tutto bene, che i problemi sono altrove, no? Forse il rischio è che si finisca realmente per crederci.

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Ho smesso di uscire è invece il pezzo che testualmente mi è piaciuto di più.

Dario: È anche il pezzo preferito di Veronica!

In quel brano dite: "Avrei un bisogno urgente della vendetta e poi andiamo al mare". È una contrapposizione forte. Che immagine volevate evocare?

Veronica: Grazie per la domanda perché sono molto appassionata di questo testo. Mi sono resa conto nel corso del tempo, in questo ultimo periodo, del bellissimo potere che ha il sentimento della rabbia. Quella rabbia, lucida, per me è quel tipo di sentimento che smuove. Come diceva un'amica conosciuta da poco, "è quella fiamma che ti attende", quella roba che ti fa dire no, che permette di disobbedire. Non ti permette di trasformarti unicamente nella personificazione della violenza che conosciamo - che poi risulta anche molto fine a se stessa - ma è più che altro un motore che possa farti dire onestamente quello che provi, anche per quanto riguarda i rapporti ad un livello di sincerità e di onestà.

“E poi andiamo al mare” devo dire che ci ha fatto pensare a Carlo Giuliani. Prima di entrare a far parte della storia, di entrare nel vivo delle manifestazioni a Genova, doveva andare al mare con questo suo amico. Per noi è rimasta sempre un'immagine molto forte: ricordo che avevamo fatto questo spettacolo teatrale chiamato Tandem che aveva un po' questo personaggio che aleggiava attorno alle due protagoniste alla ricerca della loro identità.

Dario: Questo brano rappresenta un po' uno squarcio nel cielo, una luce che scende dall'alto.

E come mai è la tua preferita del disco?

Veronica: Sento proprio i sapori di queste parole che abbiamo scritto. Mi ritorna in mente tutto, mi ricordo tutto, mi sveglia. Anche quando verrà cantata live sono sicura mi darà molta grinta.

La Rappresentante di Lista intervista Giorni Felici
La Rappresentante di Lista | Credits: Simone Biavati

Countdown, invece, mi è parsa quella in cui avete giocato di più. È nata all’inizio o alla fine del percorso di composizione del disco?

Veronica: È una delle prime, forse la più vecchia.

È la canzone più queer che avete mai fatto?

Dario: Come mai, dici?

Principalmente dal punto di vista musicale. Abbandonando ogni connotazione di tipo sessuale, il pezzo sembra non avere schemi né genere d'appartenenza

Dario: In questa accezione allora assolutamente sì. È la canzone più oltre genere. I teorici del queer si offenderebbero però (ride, ndr.)

Cattivo chiude il disco in modo molto netto. Volevate creare proprio la contrapposizione con Countdown o chiudere soltanto il capitolo di Giorni Felici in modo potente?

Dario: L'opposizione c'è, ma sono state composte veramente in momenti diversi e quindi hanno proprio una genesi e delle storie differenti.

Veronica: Per me semplicemente chiudere in modo netto, con una rabbia che in questo disco ci contraddistingue. Torna quell'ideale dei "giorni felici" di cui abbiamo parlato prima. Tu sei in trappola e ti fanno credere che siano giorni felici e tu stesso te ne convinci. Esistono i giorni felici anche nei momenti tremendi di oscurità e di disagio. Cattivo è la presa di coscienza di una disobbedienza, quando rovini la festa, appunto. È una grandissima dichiarazione di intenti, ecco.

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La Rappresentante di Lista | Credits: Simone Biavati

L'album suona anche molto distorto: quali sono state le vostre influenze musicali per comporlo?

Dario: La musica del cuore: dai Blur ai Verdena, quella che abbiamo iniziato ad ascoltare quando avevamo quindici, sedici anni. Ma anche i Red Hot Chili Peppers.

Veronica: Anche la musica degli anni Sessanta, o di più, a quei testi dove certe cantanti dichiaravano di non essere un oggetto in possesso del loro uomo. Abbiamo condotto tante valutazioni su queste opere. Quindi abbiamo costruito anche una playlist d'ascolto mentre altre volte, quando avevamo le idee chiare, non abbiamo più voluto sentire niente e nessuno, al massimo ci siamo fatti guidare dai musicisti che anche loro avevano i loro punti di riferimento.

E non musicali?

Dario: In passato, per gli scorsi dischi, avremmo potuto dirti sicuramente dei riferimenti soprattutto cinematografici. A questo giro invece siamo partiti dal dramma di Beckett da cui abbiamo attinto il titolo del disco. Ma anche come ormai la pubblicità ci permea costantemente: prima si parlava di famiglia del Mulino Bianco per identificare una réclame, adesso tutti facciamo pubblicità, senza nemmeno sponsorizzarci. Ci si rifugia dietro una maschera di pirandelliana memoria.

Veronica: Molta performance del teatro-danza, la Mostra sui corpi ribelli. In ultimo ti direi il libro Felici i felici di Yasmina Reza. Si è rivelato un nostro caposaldo.

La Rappresentante di Lista intervista Giorni Felici
La Rappresentante di Lista | Credits: Simone Biavati