Qualche giorno fa un mio caro amico mi dice: "Hey, sai che il famoso locale romano Alcazar organizza dei concerti alla Terrazza del Gianicolo?". Resto sospeso tra attimi di incertezza (tipica di quando hai paura che ti stiano prendendo in giro) e timore che non sia possibile realizzare un concerto (visti i tempi che corrono) rispettando l'odioso ma vitale distanziamento. Ma c'è anche un'immensa gioia, soprattutto dopo aver letto i nomi degli ospiti del festival. Il primo sulla mia lista era Dutch Nazari, una vecchia conoscenza spotifyiana. Scoperto solo un anno e mezzo fa grazie ad un featuring in Sindrome di Tôret di Willie Peyote, ho deciso che sarebbe stato bello andarlo a sentire in un'atmosfera così particolare al centro di Roma. Una chiamata tira l'altra e in modo piuttosto singolare mi dicono che c'era l'occasione di intervistarlo appena finito il soundcheck.
Chiacchierata e primo concerto dal vivo post quarantena? Cosa chiedere di più? Allora, mentre guardavo dall'alto un Negroni e mescolavo con la sinistra (per la semi-citazione spingere letteralmente qui), con la destra stringevo la mano di Dutch Nazari e Alessandro Burbank, suo caro amico e poeta che lo avrebbe affiancato sul palco. Lo spettacolo, one shot, con unica data a Roma, era un reading. Per usare le loro parole: "Uno spettacolo divulgativo semi-serio ad alto tasso di coinvolgimento del pubblico in cui il rapper Dutch Nazari e il poeta Alessandro Burbank parleranno di poesia e canzone in uno scontro goliardico e spassionato, mettendo a nudo le rispettive arti.". Un binomio singolare ma vincente, che ci ha fatto sorridere (tanto) e riflettere (ancora di più) sul fatto che a vincere, per una sera, nella caotica Roma di inizio settembre, sono stati proprio Dutch e il suo amico Alessandro, persone sincere e pure con le quali ho avuto l'immenso piacere di scambiare due parole tra... amici.
Questo è il risultato.
Oggi a Roma in questa cornice molto particolare: è il tuo primo concerto post Covid?
In realtà ho fatto una serata a Torino con un format che si chiama "Cantautori in canottiera" e abbiamo cantato qualche canzone io e Cimini.
Conosci Cimini? Com'è lui?
Fortissimo. Molto, molto amico.
Negli anni scorsi hai cantato a Roma, ma mai in un posto come quello del Gianicolo...
Sinceramente? Siamo stati un po' folgorati quando siamo arrivati. Io personalmente a Roma ho fatto il primo concerto a Le Mura, il secondo al Primo Maggio e poi il Monk. Poi una bellissima esperienza al MAXXI con Undamento.
Al MAXXI, giusto un anno fa, sono andato a vedere la mostra di ZeroCalcare, lo conosci?
Fan sfegatato.
Il 10 luglio è uscita una tua collaborazione con Tony Boy in Sembra facile. Il 22 dello stesso mese hai messo la firma anche sul remix di Televendite di quadri dei Post Nebbia. Qual è il tuo rapporto con i due artisti e come è nata la vostra collaborazione?
Sono rapporti nati spontaneamente e mi sono piaciuti fin dall'inizio proprio per questo. Sono due realtà giovanili di Padova (che è la mia città) che, in una scena molto florida come quella padovana, secondo me eccellono. Sono quelli su cui io punto. Se ci dovessi scommettere dieci centesimi punterei su di loro. In particolare, Tony Boy lavora con Wairaki, è il suo producer. Con quest'ultimo rappo da quando ho sedici anni e c'è tantissima stima reciproca. Appena ho capito fosse pronto gli ho detto che quando voleva ero disponibile per fare un featuring. Con i Post Nebbia la dinamica è simile, ma non con una precedente amicizia: mi ricordo che c'era questo ragazzo padovano che spaccava e di cui ho sentito qualche cosa, quindi appena è uscito il primo singolo del nuovo album mi era piaciuto molto. Era il tempo del Covid e le giornate passavano lunghe e avevo notato come ascoltavo così tanto quella canzone da volerci scrivere una strofa, quindi appena ce l'avevo pronta ho semplicemente scritto a lui e il passaggio da "non ci conosciamo a siamo in confidenza" è stato veramente molto rapido.
Il tuo ultimo album è del 2018. Nel mentre hai scritto qualcosa di nuovo?
Dopo l'uscita dell'album nel 2018 abbiamo fatto un anno di tour alla fine del quale, con tutta la band, mi sono chiuso in una casa un po' isolata in provincia di Lecce e abbiamo fatto una prima stesura di una serie di progetti strumentali, una decina di beat. Dopodiché siamo tornati un po' a vivere le nostre vite, io in particolare a leggere e scrivere molto.
Quali sono stati i tuoi pensieri durante questi momenti di quarantena: la tua vena creativa è cresciuta esponenzialmente oppure hai preferito prenderti del tempo per te stesso?
Durante il Covid io personalmente ho scritto molto, ci siamo rivisti con tutta la band verso giugno-luglio e abbiamo fatto un'altra full-immersion, questa volta in una casa sui colli a Padova che ci ha portato dall'avere in mano zero canzoni ad averne un bel po' nel giro di poco tempo. Adesso stiamo lavorando così: abbiamo tanto materiale e andiamo avanti a produrne ancora un po' e poi inizierà la fase della scrematura, del vedere cosa tenere e cosa no.
Addentriamoci ancora di più all'interno delle tue canzoni: come avviene la stesura dei tuoi brani?
Io non ho una forma di scrittura, ne ho molte. Ad esempio in Questione Di Forma avevo questo beat e in testa il refrain «è una questione di forma...» .

Parlando con te non posso non citare Willie Peyote. Descrivilo in tre parole.
Lascio rispondere Burbank, che è a sua volta un grande amico.
Alessandro Burbank: Allora io dico: coraggioso, tagliente e introverso.
Questa domanda, in origine, doveva essere rivolta a Dutch, ma colgo l'occasione e te la pongo a te: pensi che la carriera di Willie Peyote (iniziata molto su toni rap e poi proseguita verso atmosfere più di cantautorato-pop-rap) sia in parte sovrapponibile anche al percorso di Dutch?
Non credo. Secondo me i cambiamenti sono dovuti a delle esigenze che emergono quando passa il tempo artistico di una persona. Magari uno inizia esponendo una certa parte di sé, ma non può esporre tutto perché devi fare un album. Col tempo, poi, pian piano mostri le altre parti di te.
Dutch Nazari: Secondo me invece sì. Perché entrambi siamo appassionati ai testi del rap e, ad un certo punto, entrati nel mondo della musica, abbiamo scoperto il "fare musica". Willie non è un rapper in senso tipico, ha in testa anche il modo di fare gli arrangiamenti in una canzone.
Molti ti hanno chiesto il significato dell’ultima copertina di Ce Lo Chiede L’Europa, invece noi abbiamo trovato più interessante andare a scavare leggermente nel tuo passato e chiederti perché avessi scelto quell’artwork per Amore Povero, cosa rappresenta?
La copertina di Amore Povero è il frutto di un lavoro di due ragazzi con i quali, o insieme o singolarmente, ho sempre lavorato per la comunicazione visiva del mio progetto musicale. Mi avevano proposto questa idea che mi era piaciuta molto: l'Amore Povero, come il fiammifero che simboleggia sia il fuoco della passione ma può essere inteso anche come oggetto povero. La cosa bella di quella struttura è il suo essere apparentemente semplice e comprensibile. In realtà ha un trompe l'oeil: se tu guardi attentamente il cubo, il fiammifero dietro passa davanti. Apparentemente, quindi, sembra semplice, ma in realtà, è inspiegabile, come l'amore.
Qual è canzone con la quale stai più in fissa in quest’ultimo periodo?
Allora, alla domanda della canzone con la quale sto più sotto, se me la fai fra tre giorni cambia la risposta. In questo periodo sto ascoltando molto Polo G, un rapper americano della nuova wave rap-trap. C'è questa sua canzone che si chiama Martin & Gina che secondo me è una hit.
Ultima, poi ti lascio: un artista (italiano o no) che consiglieresti di ascoltare, così su due piedi, senza tanti paletti.
Questa risposta me la vorrei tatuare così che quando me la fanno dico "ah sì, quello!". Non mi viene mai, do sempre queste risposte un po' banali quando invece dopo l'intervista mi dico: "cazzo, ma potevo dirgli quell'altro!". Comunque, io ti dico Dola e soprattutto l'album Mentalità, secondo me il più bel disco italiano uscito nel 2019. Non è stato ascoltato da abbastanza persone come meriterebbe. Ad alcuni semplicemente non gli è arrivato e mi dispiace perché lui è una tra le più bravi penne che ci sono in giro attualmente. È di queste parti poi, Latina, quindi te lo consiglio!