15 dicembre 2023

"Humanize", alla ricerca dell'umanità: intervista ad Appino

Il termine concept album viene ormai decisamente abusato, ma Appino con il suo Humanize è l'eccezione del 2023 in un mare di album con un filo conduttore rosso che lega i vari brani. È un disco non solo concept, ma anche complesso, specifico più che speciale, direbbe Yuval Noah Harari per parlare dell'essere umano. Ed è proprio questo, anche per il frontman degli Zen Circus, il punto di partenza (ma anche di fine) dell'album: indagare la natura umana, in maniera pragmatica, senza troppa filosofia o sociologia di mezzo (nonostante per parlare di qualcosa in maniera facile sia necessario studiare quei pesanti mattoni di saggi che parlano in linguaggio quasi alieno).Perciò zaino e microfono in spalla: l'idea di Appino è semplice ma non per la realizzazione; intervallare i pezzi del disco con domande da porre domande agli esseri umani, in rapporto su scala 1:1, rigardo come si sentono in questo mondo, che abito indossano. L'appartenenza ad un genere più elevato (quello umano per l'appunto), per comprendere, in realtà, quanto di umano ci sia rimasto.

Appino non è sicuramente il primo né sarà di certo l'ultimo a scrivere canzoni sulla nostra natura, ma è decisamente uno dei pochissimi che indaga come entità esterna i suoi stessi simili, fornendoci così una visione, a disco terminato, di cosa significhi "umanizzarsi" con un ottica esterna, superpartes senza per questo avere mai la necessità di elevarsi ad un rango più elevato. Di questi tempi, va più che bene così, soprattutto quando un collega cantante ha appena fatto un tour con un titolo molto provocatorio, che sembra quasi stridere con l'essere umano teorizzato da Appino in Humanize. Proprio da questo dilemma è partita la nostra chiacchierata.

Appino "Humanize" foto promo 2023
Credits: Giacomo Francesconi

C'è Willie Peyote che ha da poco festeggiato il decennale dall'uscita di Non è il mio genere, il genere umano con un tour nei club chiamato Non è (ancora) il mio genere. Al di là della vena chiaramente provocatoria, tu cosa ne pensi? Ti senti parte del genere umano?

Assolutamente sì, molto di quello che noi troviamo di noi stessi si specchia negli altri. Nel mio caso, una forte voglia di prendermi a randellate... (ride, ndr.). Un amore-odio. Pensavo che facendo questo disco, avrei peggiorato la situazione invece, in qualche modo, l'ha migliorata.

Ah, quindi puoi dire che l'ha migliorata?

Non direi migliorata, magari mi ha avvicinato al pensare che mi tocca, mi commuove... sebbene noi in quanto Zen (Circus, ndr.), sebbene abbiamo per anni sparato a zero sul nostro genere. Con Humanize volevo capire cosa veramente mi toccasse nel profondo. Provare ad immedesimarmi di più negli altri.

Humanize letteralmente significa umanizzare, cioè dare un aspetto umano a qualcosa. C'è da umanizzare l'essere umano, perchè ha perso questa caratteristica?

In realtà, non l'ha mai persa. Analizzando l'umano ci rendiamo conto come ci sia in tutti noi un lato oscuro, una forte componente di cose brutte. Non ci siamo persi, anzi. Eravamo messi parecchio peggio nei secoli scorsi. La componente che consideriamo umana, noi esseri del 2023, è molto recente. Fino a non troppo tempo fa entrare in un bar pieno di sconosciuti era una chimera, no? Anche oggi magari è così, ci basiamo più su codici etici o culturali simili. La domanda che mi son posto io è il significato profondo di esseri umani: cosa vuol dire? C'è qualcosa di più? Viviamo nel migliore dei mondi possibili e, soprattutto quando abbiamo fatto le interviste, ci siamo posti come alieni, e in molti luoghi abbiamo sentito parlare di amore, legami affettivi forti ma anche varie catastrofi. Gli esseri umani sono contemporaneamente la cosa più poetica e alta e il disastro più incredibile. Gli si augura l'estinzione, ma perché crediamo in valori belli e... umani. Siamo un paradosso.

Si percepisce fin da subito che il lavoro è un'opera molto complessa: gli intervalli chiacchierati, ossia le interviste, come le hai realizzate? Soprattutto, in quali luoghi d'Italia le hai condotte?

In realtà ovunque. Volevamo più accessi possibili. Più che luoghi geografici, anche posti. Da un callout con i fan degli Zen o miei, ma anche in centri di recupero, in ospedali, scuole elementari, medie. Gente che vive per strada, anche dove l'umanità ha deragliato, cliniche di fine vita, RSA... le risposte arrivano da un materiale costruito negli anni, gironzolando con microfono tipo pistola e qualificandoci, per l'appunto, come alieni.

Il periodo di tempo per realizzare tutto questo?

Otto anni dall'inizio del primo pensiero. La realizzazione è stata altalenante, direi gli ultimi due o tre anni, principalmente.

La maggioranza quindi risponde alle domande post-Covid insomma...

Sì, son convinto sarebbe stato diverso non ci fosse stato oppure se lo avessi fatto prima...

"Io sogno/Che un giorno/Vivremo circondati dall’immensità/Un sogno eterno/Condiviso da tutta l’umanità": mentre la scrivevi pensavi a ciò che potrebbe esserci dopo la vita terrena?

Una parte di me è molto utopista e crede al collegamento con la vita terrena. Però, effettivamente, quando scrivevo queste parole, no. È più l'idea di provare a riuscire di più a credere di poter vivere lontano dal corpo, senza bisogno di aldilà. Tutto ciò fa da contrasto alla realtà più vera. Però alcune volte le utopie si avverano, pensiamo all'uomo che vola.

Magari in maniere differenti anche dall'utopia stessa.

Assolutamente. Potrebbe effettivamente essere anche una cosa tremenda. Magari più simile a Black Mirror che ad un sogno di un'umanità più libera... Di base è un augurio bonario di un essere umano qualunque che si rivolge ad altri esseri umani.

Volevo parlare anche un po' della copertina dell'album: personalmente mi ha ricordato Applause dei Balthazar.

In realtà c'è stato un cambio radicale all'ultimo. A livello di immagine volevo inizialmente fare un omaggio ai dischi prog anni '70, magari un giorno la posterò!

Magari per un futuro album di demo?

Eh bella idea, chi lo sa. Non vorrei comunque far uscire sei versioni dello stesso disco! (ride, ndr.)

Appino "Humanize" copertina 2023
La copertina di "Humanize"

Dicevamo della copertina.

Poi mi sono reso conto che era più un'operazione-nostalgia che altro, poco aveva a che vedere con il disco, modernissimo, poco prog, anche e soprattutto dal punto di vista musicale. Scorrazzando tra vari contenitori di artisti di arte contemporanea, mi sono imbattuto in queste opere che realizza questo fotografo giapponese che si chiama Photographer Hal: impacchettava le famiglie con i loro averi, un po' come faceva Christo con i grandi monumenti. Quella famiglia della copertina mi faceva riflettere sulla condizione umana di borghesia odierna. L'ho scelta perché mi è piaciuta come immagine, senza tanti pensieri ulteriori.

Qual è, ultimamente, il disco più "umano", quindi magari viscerale, vero, che hai sentito e che ti sentiresti di consigliare?

Ultimamente, un disco che mi ha fatto innamorare è del 2011, quindi leggermente attempato: Mosaic di Siriusmo. Mi smuove molto, un album di cui mi sono innamorato in ritardo.

L'hai scoperto solo ultimamente?

Lui lo conoscevo già, ma è l'innamoramento che è avvenuto recentemente. Credo che un conto sia ascoltare e l'altro quando ci si  innamora quando si è più grandi.

Prima di realizzare un album di questo tipo, hai letto qualche saggio che ti ha ispirato?

Pur se sono un ragioniere uscito con 37/60 e le capacità cognitive e lessicali rispetto all'argomento umanità son quel che sono, c'è quel rarissimo lampo nella mia vita in cui mi concentro e faccio dischi su determinati e specifici argomenti, senza lasciarmi andare all'esigenza espressiva, cosa tipica, invece, che si fa con gli Zen. Il lavoro dietro, concept, c'è in maniera più pregnante. Per dirti, un libro che mi ha accompagnato nella stesura del disco è di Mark W. Moffett, Lo sciame umano, da cui ho tratto anche alcune frasi che ritrovi nelle canzoni. Mi spoilero da solo...

Ah, ora potrò dirti: "Ecco da dove lo ha pescato!"

È giusto così!

Prima di lasciarti, tiriamo un po' le somme: abbiamo fatto più cose buone o seminato distruzione?

Semplicemente perseguito la nostra natura. Che non è né buona né cattiva, in completa mutazione, ci stiamo ancora scoprendo. Ci sbagliamo pensando alla nostra cultura e alla nostra società come fossero la società tutta. Siamo nati molto semplici, ricercando la semplicità: ora siamo divenuti esseri complessissimi, con bisogni complessissimi. Siamo più simili ad un virus su questo pianeta che ad una forma di vita, ma se più che le unghie, avessimo dato l'intelletto ai leoni, ossia avessero puntato la loro evoluzione su quello, non so quanto avrebbero fatto meglio di noi, son sincero. Credo sia ininfluente, siamo qui. Viviamoci. Possiamo ancora incidere e fare di peggio e di meglio.

Appino "Humanize" foto promo 2023
Credits: Giacomo Francesconi

Appino sarà in tour a partire da febbraio 2024. Biglietti disponibili qui.