28 gennaio 2025

Generic Animal, l’intervista: “Non ho mai creduto nel silenzio dell’artista”

Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune parole con Generic Animal, nostra vecchia conoscenza, artista poliedrico e sempre in evoluzione, che è tornato da poco con il suo nuovo album Il Canto dell’Asino. Pubblicato il 25 ottobre per La Tempesta Dischi, il progetto  spazia tra introspezione e sperimentazione sonora, mettendo ancora una volta in luce la capacità di Luca Galizia di creare musica capace di affascinare e coinvolgere.

Con cinque album all’attivo, EP e collaborazioni con alcune delle voci più interessanti della scena italiana, Generic Animal ci porta in un viaggio che oscilla tra il personale e l’universale, tra le sonorità corpose delle sue chitarre e la delicatezza di testi che sembrano usciti da un flusso di coscienza.

Il canto dell'asino
Generic Animal - "Il canto dell'asino"

Mettiamo il piede sull'acceleratore e parliamo del tuo ultimo album, Il Canto dell'Asino.  Mi è rimasta molto impressa la strofa "il mio momento chissà quando arriverà?" nel brano Zero. Diciamo che ormai dopo cinque album, alcuni EP e collaborazioni con musicisti importanti della scena italiana, possiamo dire che il tuo momento sia arrivato.

In realtà, non sono bene come spiegarlo ma è fondamentalmente una domanda retorica. Il mio momento è adesso ed è, diciamo, in costruzione. Potrebbe essere come nei film della Disney quando c'è Hercules che vuole diventare grande e vuole salire all'Olimpo mentre spera che il suo momento arrivi il prima possibile, ma in realtà il suo (e in questo caso il mio momento) è sempre stato. È difficile da spiegare ma il mio momento è sempre diverso e arriva ogni volta in maniera diversa.

Com’è nato il concept dell’album? È partito dall'asino che è presente in copertina?

L'animale è arrivato dopo. L'idea di accostarmi ad esso, anche proprio nella fotografia, si è realizzata nella parte finale dello sviluppo del progetto che è nato nei sotterranei di altri dischi che ho fatto uscire nel frattempo. Un modo molto capillare di scrivere, idee inizialmente accantonate, schematizzate. Ad esempio Benevolent è uscito nel 2022, ma in realtà l'ho iniziata a scrivere già nel 2018. Tutta la mia musica è sparsa in giro e poi mano a mano viene riordinata in base a cosa racconta o a come è stata suonata e successivamente messa in un disco. Nasce tutto in maniera molto disordinata e poi piano piano come se passasse in un imbuto, l'album è stato rappreso, in un vero e proprio progetto di tredici canzoni. Inizialmente il numero di brani era maggiore, ma poi lentamente sono state scremate a un cuore che le faceva stare bene tutte insieme.

Generic Animal asino intervista
Generic Animal | Credits: Claudia Ferri

Solitamente salta sempre fuori il luogo comune nel quale un disco nasce da un progetto, da un'idea precisa e poi si sviluppa. Tu invece vai contro questo standard. 

Io non sono un grande fan di questi luoghi comuni, tipo "il silenzio dell'artista", il "non fare cose per preparare grandi cose". Potenzialmente penso addirittura di aver fatto poca musica per il mio carattere, ho iniziato ad avere il mio progetto solamente a 22 anni. Penso sia più "normale" essere dell'idea di dover fare meno per poterlo fare meglio, ma in realtà io voglio fare quello che mi va di fare e di conseguenza non ci ho mai pensato troppo. (ride, ndr)

Il Canto dell'Asino si differisce dai tuoi lavori precedenti per una maggiore pienezza dei suoni: le chitarre sono molto presenti, riempiono i brani e c'è anche molta sperimentazione. È stata una cosa voluta fin da subito o ci sei arrivato durante la registrazione?

Le sonorità presenti nell'album le abbiamo studiate assieme a Giacomo (Yakamoto Kotzuga, ndr). Ci siamo chiesti "cos'è che vogliamo mettere in primo piano?". Non sempre in tutti i pezzi c'è sempre la stessa chitarra, lo stesso tipo di approccio agli strumenti, anzi ci sono tante diversificazioni. Il nostro focus non è stato il "perchê questo strumento in questo pezzo?" ma piuttosto "qual'è la scelta migliore per noi in questo momento" e "cos'è che vogliamo provare?". Il risultato è stato che, rispetto agli altri dischi, questo ha più un focus, è più cristallino su alcune cose mentre su altre è più aperto, più sperimentale per il tipo di approccio alla produzione. Diciamo che è più suonato nel senso di pienezza: le batterie sono tutte fatte in maniera stratificata, quindi si posiziona a metà nella definizione di "album suonato".

Generic Animal
Generic Animal | Credits: Giovanni Benvenuti

A proposito di chitarre,  in Spirito (ma in po’ tutto l’album) ci ho sentito molto i Queens of the Stone Age di ...Like Clockwork. Quel tipico sound di Josh Homme che poi ha influenzato anche gli Arctic Monkeys. Le tue chitarre mi hanno ricordato quelle sonorità, è stata una cosa voluta?

Grazie! (ride, ndr) In realtà non conosco bene tutta la discografia dei Queens of the Stone Age, ma conosco bene il loro suono e le loro grandi hit. La cosa mi fa molto piacere perchè c'è un pezzo in particolare di cui ridevamo io e Giacomo mentre lo producevamo, che è 27 e che è abbastanza quella roba lì. Non che sia un brano stoner rock, perchè non lo è, però è molto droppato, dissonante, ma allo stesso tempo molto quadrato e mentre lo realizzavamo pensavamo "cacchio questo può essere un pezzo dei Queens of the Stone Age o dei Foo Fighters e invece è Generic Animal!". C'è comunque molta musica che mi gasa che va dal periodo tra il 2000 e il 2010 e nel disco sono presenti molti rimandi, ma ripeto mi fa molto piacere e lo andrò ad ascoltare perché sono molto curioso di queste cose. Ad esempio ci sono un sacco di band anni '90 e '00 che sto approfondendo solo ora, tipo i Nine Inch Nails. Mi piace farmi ispirare da cose contemporanee per poi andare a scoprire che sono state, ovviamente, a loro volta ispirate da grandissime band di quel periodo.

Il video di Eric che fai? è stato fatto usando l’AI. Che rapporto hai con l’intelligenza artificiale?

Questo rapporto è nato  qualche tempo fa, assieme a Christian (Kondic, nrd) che ha fatto quel visual con a me e con cui ho realizzato la copertina dell'EP Mondo Rosso. Ci siamo inventati un qualcosa tra noi, partiamo comunque da disegni che ho creato direttamente io e che vengono animati attraverso l'AI. Come se facessimo una scultura su una fotografia in 2D. I personaggi e il character design sono miei mentre le animazioni, il colore e la profondità e le ombre nascono da un lavoro di incrocio con l'intelligenza artificiale fatto appunto da Christian specializzato in fondali per video e film che vengono sempre più spesso creati con l'AI, in quanto risultano più profondi e rigenerativi.

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Immagino sia una tecnologia molto divertente da utilizzare quando siamo noi a fare le regole indirizzandola dove vogliamo.

È una roba che mi diverte molto quando si tratta di immagini perché è una cosa sconfinata, soprattutto se sei tu a dar da mangiare qualcosa di tuo al software, al contrario di fargli fare una ricerca su cose preesistenti. Invece se  utilizzi qualcosa di personale l'AI diventa una sorta di assistente pilota in grado di creare qualcosa di imprevedibile.

Quindi anche tu sei dell'opinione che con il giusto utilizzo non è una tecnologia da stigmatizzare a prescindere, ma che può tornare utile in determinati utilizzi?

Certo, ci sono chiaramente tutti i pro e i contro del caso nello sviluppo di questa tecnologia, che ovviamente fanno paura ed è giusto che lo facciano, perché ci sono frontiere che vanno tenute nell'eticità dell'arte e non devono sfociare nel plagio.

Tornando alla tua musica, spesso molto introspettiva e personale, in questo album quale brano parla di più di te o comunque senti più tuo?

Ti dico la verità, forse I grandi è uno dei pezzi più personali che c'è, nel senso che effettivamente c'è tanta autocommiserazione realistica, ma anche un po' comica della mia vita. Quella che mi faccio tutti i giorni lamentandomi ma che poi auto-risolvo, dandomi una pacca da solo sulla spalla e dicendomi "dai vai a dormire che va tutto bene". In realtà non ti nego che anche la traccia Stare 2 parla molto di me. In un flusso di coscienza delirante sul sottoscritto che non vuole uscire di casa e guarda le persone da dentro casa. Questi due brani sono particolarmente autobiografici. Ci metto dentro  anche 27, sono tre canzoni che sembrano proprio come se io ti stessi parlando faccia a faccia, tipo ora.

Luca Galizia
Generic Animal | Credits: Claudia Ferri

Nel disco sono presenti numerose collaborazioni: Arianna Pasini, Marco Giudici, Yakamoto Kotzuga. Da fuori si ha la sensazione che voi siate una grande famiglia e immagino che fare le cose insieme sia più di aiuto che farle da solo. È davvero così?

È assolutamente così, ho la fiducia nel poter dire "òhi, questa cosa la chiedo a lui" oppure "questa cosa posso farla qui con queste persone". Poter condividere ciò che faccio mi fa sentire al sicuro e mi permette di far accadere le cose come voglio io, facendomi guidare da altri. Tutto ciò è stato sicuramente un grande privilegio e una fortuna, ma anche una cosa molto gratuita che si chiama amicizia.

E questi contatti con altri amici e artisti quanto ti hanno aiutato nella sperimentazione musicale? Ti hanno spronato ad uscire dalla comfort zone, perché sapevi di avere a fianco persone che potevano darti una mano?

Devo dire di sì. Ad esempio in Trampolini, il pezzo che ho scritto con Arianna Pasini, è un brano che probabilmente da solo non avrei mai scritto. Appena ho ascoltato quel giro di pianoforte, molto cinematico, alla Final Fantasy, ho pensato "cavolo Ari proviamo a scriverci sopra qualcosa e vediamo cosa succede". Lavorare insieme ad altri artisti mi ha aiutato a non precludermi nulla per poi vedere cosa effettivamente rimaneva di tangibile alla fine.

A proposito di collaborazioni, come è nata quella con Marta Del Grandi?

Con Marta è nato tutti in maniera molto amichevole. Ci siamo presi bene, parlavamo da tempo di beccarci per fare qualcosa insieme e arrivati verso la fine della scrittura del disco ho detto: "ma sì dai, io provo a chiederglielo!". Alla fine tutto il resto è arrivato in maniera molto naturale, spontanea e anche velocemente.

Per quanto riguarda invece il tuo futuro, prendendo spunto da una citazione del brano Eric che fai?: "non credo sarà un grande anno". Nel 2024 hai pubblicato l’album e hai annunciato il tour. Come te lo aspetti questo 2025?

In realtà in questo periodo di attesa tra l'uscita dell'album e il tour vorrei fare finta che non mi interessi quello che stanno pensando i miei ascoltatori del mio lavoro, ma ovviamente non è vero. Sono abbastanza gasato dal nuovo anno, rivedere il pubblico e avere nuove canzoni da poter suonare per loro. So anche che molte cose saranno molto simili al passato, perché comunque il tour è sempre il tour e la fatica è sempre quella che mi immagino, ma sono contento di poter guardare, ancora per poco, da lontano questo nuovo anno.

In chiusura una domanda a bruciapelo. Che musica stai ascoltando ultimamente che ti ha colpito così tanto da doverla consigliare?

Allora te lo dico subito, sono in fissa con Daryl Johns e il suo disco omonimo pubblicato da poco. 14 tracce molto anni '80, molto Police, un lavoro molto ipnotizzante. Fra l’altro se non sbaglio lui dovrebbe essere anche il bassista di Mac DeMarco.

Generic Animal con asino
Generic Animal | Credits: Giovanni Benvenuti