09 luglio 2020

Ero stanca di scrivere del passato o di un potenziale futuro: intervista a Soko

SOKO è una cantautrice e polistrumentista francese che ha raggiunto l'apice della sua popolarità nel 2012 in seguito alla pubblicazione del debut album I Thought I Was an Alien e, in particolare, al singolo We Might Be Dead by TomorrowFeel Feelings, il suo terzo lavoro in studio, arriva a ben cinque anni di distanza dal precedente My Dreams Dictate My Reality (2015). Nel mezzo ci sono stati una gravidanza e tre film. Si tratta di un album composto da 12 tracce eterogenee, che parlano di vulnerabilità, amore per se stessi e accettazione delle proprie emozioni, a prescindere dal fatto che esse siano positive o meno. L'uscita del disco era originariamente prevista per il 12 giugno ma, come spiegato dalla stessa artista, considerando tutto ciò che è successo in seguito alla brutale uccisione a Minneapolis di George Floyd da parte della polizia, ha preso la decisione di posticipare al pubblicazione al prossimo luglio.

As some of you may know, my 3rd album Feel Feelings is due to come out June 12th. But given the climate of the world right now, it feels inappropriate to spend my energy in self promotion. So I've decided to postpone the release. I am instead focused on being an ally to the Black community, on educating myself to better understand the ramifications of white privilege and to work towards dismantling the racist systems built upon it globally once and for all.
I want to put my effort into making sure that justice gets served and everybody gets the respect they deserve in a world that is safe for all. I want my baby to grow up in a society that values and celebrates differences and equality. I want him to be able to witness real progress and for this change to be possible, I must do my part. And I hope you do too, big or small, every effort counts and is necessary.

Qualche settimana fa abbiamo avuto l'occasione di fare una lunga chiacchierata con lei a proposito del suo nuovo disco, ma anche delle attuali proteste in corso negli USA per Black Lives Matter, di come la maternità ha influenzato il suo modo di fare musica e del sodalizio con Gucci. Scoprite qui sotto che cosa ci ha raccontato.

 

Ciao Soko! Visto il periodo piuttosto strano che stiamo vivendo, la prima domanda che mi sento di farti è: come stai? In Italia ormai siamo entrati nella cosiddetta fase 2 e, seppure lentamente, stiamo iniziando a uscire da questo incubo e a tornare alla normalità. In USA come stanno andando le cose? Cose hai vissuto il lockdown? 

Ciao! Io... non lo so. Sono un po’ sopraffatta onestamente. Scrivo da LA, vivo piuttosto vicino al centro e ho sentito sirene ed elicotteri tutto il giorno negli ultimi giorni per via delle proteste per Black Lives Matter. Quindi, sono combattuta. In parte mi rattrista un po’ vedere la città che amo venire distrutta, ma sono anche lieta che noi - persone bianche privilegiate – ci stiamo finalmente svegliando e unendo per radunarci ed essere alleati della comunità nera. Si spera che questo sia solo l'inizio di un cambiamento necessario verso l'uguaglianza e l'equità.

Il lockdown per il Covid è stato brutale perché io, la mia fidanzata e mio figlio abbiamo tutti avuto il virus. Io me la sono vista brutta, l’ho avuto per quasi cinque settimane e non ho ancora recuperato del tutto. Comunque, mi ha permesso di passare tutto il mio tempo con le mie due persone preferite al mondo! 

Il tuo disco sarebbe dovuto uscire il 12 giugno. Com’è stato pensare di pubblicare un nuovo album mentre il mondo è ancora immerso in una pandemia che non si sa per quanto ancora proseguirà? Quali sono per te i pro e contro di esserti ritrovata prossima all'uscita di un disco in un periodo di emergenza come questo? Immagino sia un po’ deludente e frustrante non poter andare in tour o comunque far promo nel mondo in cui siamo abituati.

È molto frustrante che io abbia iniziato a creare questo album 4 anni fa, volevo che uscisse subito. Ma poi sono rimasta incinta, poi volevo prendermi del tempo e concentrarmi solo sul fare la mamma, poi da quando è nato Indigo ho fatto tre film, e la data di uscita ha continuato a essere rimandata. Come sono sicura ormai saprai – ho spostata l'uscita a luglio, perché penso sia importante che tutti facciamo uno sforzo per l’equità nel mondo per BLM. Uscirà quando deve uscire – tutti hanno bisogno di musica e speranza ora.

Sono sicuramente triste di non andare in tour e suonare live, mi manca tantissimo esibirmi e non vedevo l’ora. Ma a questo punto, sarò felice quando uscirà.

Feel Feelings, il tuo terzo album, arriva a ben 5 anni di distanza dal precedente My Dreams Dictate My Reality (2015). Com’è cambiata la tua vita e la tua musica da allora? Si tratta di un periodo insolitamente lungo di distanza dalle scene…

Beh, sì, come ho detto, volevo prendermi del tempo per concentrarmi sulla mia vita personale e sulla mia famiglia. Lavoro da quando ho 16 anni. Non stop. Non mi sono mai data il permesso di fare una pausa. Ho registrato questo album a NYC, volevo sradicarmi e renderlo relativo al momento presente, provando tutti i sentimenti in sicurezza. Penso che My Dreams Dictate My Reality fosse più arrabbiato, più new wave e punk. Ma sentivo di non aver più bisogno di quell’alto livello di energia, volevo trasmettere sensazioni volutamente più lente, più morbide, più sexy.

Nel frattempo sei diventata mamma di Indigo. Com’è cambiato il tuo modo di fare musica da quando è nella tua vita?

Essere la madre di questo bambino è la mia cosa preferita al mondo. Ma in realtà non ho scritto canzoni da quando è nato. Invento solo piccole ninnananne per lui, ma non ho registrato ancora niente di nuovo. Ho una quantità incredibile di senso di colpa da mamma, per cui mi sento estremamente in colpa anche solo al pensiero di stare lontano da lui per «fare le mie cose» anche per un secondo. Sono sicura che passerà ma, per ora, mi sto solo godendo ogni momento con lui.

 

Come sono nati i nuovi pezzi?
Ho scritto la maggior parte delle canzoni in studio a New York. Avevo una quantità folle di appunti e idee, ma nessuna canzone completamente sviluppata e nessuna demo. Volevo catturare le prime emozioni grezze e i sentimenti esatti che avevo mentre stavo scrivendo le canzoni. 

Come descriveresti il sound di Feel Feelings? Quali sono state le tue influenze? 
Lento, felice-triste, ritornelloso, basso groovy, percussioni asciutte, melodico, molte armonie, vaporoso. Volevo che suonasse molto più francese dei miei album precedenti, stavo cercando di comunicare la Gainsbourg che c’è in me! 

Per quanto riguarda i testi, invece, da cosa ti sei lasciata ispirare?
Dal periodo attuale. Ero stanca di scrivere del passato o di un potenziale futuro. Volevo che ogni canzone riflettesse esattamente quali fossero i miei pensieri al momento, senza giudicarli. In Now what? volevo esplorare la mia sensazione di sentire di aver raggiunto e superato tutto ciò che ho mai sognato nella vita, cose che pensavo impossibili, ma anche di chiedermi: «ora che ho fatto tutte queste cose, cosa rimane? Cosa viene dopo?». Mi rendo conto che questo modo di pensare è cambiato molto dopo aver avuto un figlio, perché ora ho modo di fare esperienza di tutto per la prima volta di nuovo con lui ed è la meraviglia più dolce!

Quale canzone diresti rappresenta al meglio il tuo nuovo album? E qual è quella a cui sei più legata?
Penso che la canzone che rappresenta di più l’album sia Blasphémie, è anche il prima brano che ho scritto in francese, che è venuta così naturale. È una canzone molto drammatica sullo spazio negativo lasciato dopo che qualcuno se ne va. Quelle a cui sono più legata sono probabilmente Hurt me with your ego e Now What?

In questo disco è appunto presente, Blaspheme il tuo primo brano in francese…
Sì... si potrebbe pensare che l’avrei potuta fare prima eh? È stato difficile per me. Ho sempre pensato mi fosse impossibile scrivere in francese finché non mi è venuto naturale. Stavo provando a scrivere di questo evento particolare in inglese, ma la canzone non veniva mai bene e… è qualcosa che mi è successo mentre ero a Parigi, l’ho vissuto in francese, quindi all’improvviso ha avuto senso. Ho scritto la canzone di notte e me la sono dimenticata, pensando dovesse essere pessima, poi il mio amico James Richardson, chitarrista degli MGMT, è venuto da me a suonare e mi ha chiesto: «hai scritto qualcosa la notte scorsa?». E io ho risposto: «nah…». Poi lui mi ha chiesto di sentirla comunque! ahahah. Gli è piaciuta molto e mi ha dato la sicurezza per registrarla con lui e non giudicarla.

In brani come Being Sad Is Not A CrimeDon't Tell Me to Smile rivendichi il diritto a essere triste.
Sì! La tristezza è un sentimento valido, come la rabbia e la frustrazione. Non puoi esperire appieno gioia, amore, soddisfazione se non ti concedi anche di provare tutti i loro opposti. E' questo che crea un bell’equilibrio. Se le persone fossero più aperte ad essere vulnerabili, probabilmente, ci sarebbe molta meno vergogna e più supporto per quanto riguarda la salute mentale, che è molto importante.

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Il video del singolo Are You A Magician? è stato diretto da Gia Coppola. Innanzitutto volevo sapere da dove è nato il concept intorno a cui ruota il video, ovvero quello della casa delle bambole?

Io e Gia siamo amiche da un po’ ormai. E' venuta a casa mia, stavamo giocando nella stanza di mio figlio e io le ho raccontato di questo video che dovevo fare. Ci siamo ispirate ai giocattoli di mio figlio, io volevo essere il personaggio della maga in questo magico mantello Gucci che avevo visto e adorato. Poi è venuta l’idea di rendermi sola e così desiderosa di un amico da crearlo, anche se non scopriamo se sia reale o meno. Come le illusioni relazionali quando sono basate sulla fantasia. 

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Entrambe siete state muse di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci e il video è parzialmente ispirato a un mantello che fa parte della collezione resort 2019. Lasciando da parte un attimo la musica, come è nato il tuo legame con questo brand?

Sì, è stato proprio quel mantello ciò che ha ispirato il video in primo luogo: meraviglioso! Gucci mi ha vestita per la prima volta nel 2015 per la premiere di due dei miei film al festival di Cannes, è così che è iniziata la nostra storia d'amore. Li amo moltissimo, mi hanno supportato così tanto negli anni e mi hanno davvero ispirata. 

Quant’è importante l’immagine che trasmetti attraverso ciò che indossi in relazione alla tua musica?
Ho sempre amato l'idea di vestirmi per lavoro, sapevo di voler diventare un’attrice quando avevo 5 anni. Da allora ho sempre avuto un rapporto stretto con i vestiti, i costumi, l’indossare ciò che mi sembra possa ispirarmi diversi stati d’animo. Per esempio, se non sto passando una bella giornata, mi vesto con molti colori vivaci per aiutarmi a contrastare la tristezza: molto giallo, arancione, rosso e così via.

Sono anche un po’ superstiziosa. Quando sono in studio o ho dei giorni di lavoro importanti nei quali devo essere super concentrata, indosso sempre scarpe rosse o, altrimenti, calze e intimo rosso, a volte TUTTO ROSSO, monocromatico. Mi tiene concentrata su ciò che devo fare, è un promemoria della decisione che ho preso quel giorno di non lasciare che nulla del mondo esterno influenzi il modo in cui devo esibirmi.

Purtroppo non hai mai suonato in Italia per un concerto tutto tuo e so che sicuramente non è il momento migliore per fare delle previsioni, ma hai in programma di venire a suonare nel nostro paese in futuro? In generale, quali sono i tuoi progetti per i mesi che verranno?

Ho suonato in Italia anni fa, in apertura a Pete Doherty. E' stato un tour selvaggio!!! Ma sì, mi piacerebbe mooooolto tornarci a suonare, sono impaziente di portare questo disco in tour. Ma chissà come sarà il futuro, per ora sto cercando di concentrarmi sul presente senza fare piani folli che potrebbero portare solo a delusione.