Pandemia, Trump, lockdown… dai, cambiamo canale. Non se ne può più, vogliamo tornare a ballare. Questo è in sintesi il messaggio e il desiderio di Miles Kane (e di noi tutti), che oggi torna con il suo nuovo album Change the Show. Un disco maturo, che combina diverse influenze: da sonorità alla Motown ad altre Northern Soul, passando ad atmosfere più Rock 'n' Roll e ad altre glam rock e r&b. Insomma, il buon Miles sembra essere andato oltre la fase in cui aspirava a diventare il re indiscusso del mod. Un album variegato, che non manca di ospiti: c’è un featuring con la cantautrice r&b Corinne Bailey Rae e la partecipazione al video di Don’t Let It Get You Down dell’attore Jimmi Simpson (Black Mirror, Westworld, House Of Cards). E fra il nuovo disco, gli Arctic Monkeys, il futuro dei Last Shadow Puppets e la sua passione per Adriano Celentano, di cose ce n’erano di cui parlare, quando lo scorso Dicembre l'ho raggiunto telefonicamente a Londra, dove si è ri-trasferito dopo la parentesi a LA.
Ecco quello che ci siamo detti.
Parliamo un po’ del tuo ultimo album “Change the Show”, che è molto diverso dai predecessori. Come sei arrivato a questo nuovo sound?
Ho provato a non combatterlo troppo. Volevo fare qualcosa di diverso, ma che fosse sempre fedele a me. E sai, ho sempre amato canzoni stilisticamente vicine alla Motown, al Northern Soul, tipo T-Rex. Era da sempre che volevo fare un album del genere, con un ritorno ai vecchi classici, un po’ piu’ stiloso, patinato e cool. È stato tutto molto naturale, ho scritto molte canzoni: alcune erano più dure, altre più soft, alcune glam rock altre rock ‘n’ roll. È stato un processo naturale, ho seguito il mio istinto.
Per quanto riguarda la registrazione, hai cambiato qualcosa rispetto al passato?
Ho registrato con questi due giovani ragazzi, Dave e Oscar, che suonano in una band chiamata Sunglasses for Jaws: sono due fantastici producer e sono dieci anni più giovani di me. Mi hanno veramente fatto pensare a me alla loro età. È stata una bella esperienza. Stilisticamente eravamo tutti sulla stessa linea d’onda e hanno davvero aiutato le mie canzoni a prendere vita e ad avere questo tocco cool.
So che il titolo del disco ti è venuto in mente mentre guardavi un programma in tv sulla corsa alla Casa Bianca di Biden e Trump.
Sì, era una mattina grigia, la pandemia era iniziata da poco, insomma una giornata parecchio deprimente. Ero seduto al divano e vedendo quel programma sulla corsa elettorale fra Trump e Biden cambiando canale ho detto “Oh, change the show!”. E subito ho realizzato che sarebbe stato il titolo perfetto per una canzone. E ho subito iniziato a canticchiare questi versi che mi erano appena venuti in mente: “We're too busy losing battles / I get by, but I always get battered / It's about time that we make shit matter / Tighten up you're belt / don't give me pitter-patter”. Poi in studio, il pezzo ha preso forma fino a diventare una canzone-inno. Era proprio come se mi servisse avere un brano come questo nel disco. È arrivato all’ultimo momento ed aveva senso che desse il titolo anche all’album stesso.
Come hai vissuto la pandemia, considerato che stavi facendo questo disco?
È stato un po’ come stare sulle montagne russe. Tanti alti e bassi. All’inizio quasi mi piaceva, ma poi sono arrivati i momenti difficili. Ero arrabbiato perché non potevo fare ciò che amo, non potevo lavorare, e quindi è stata molto dura in alcuni momenti. Spero che finalmente sia finita, quando è troppo è troppo. Ma adesso ho l’impressione che la situazione generale stia di nuovo peggiorando. Sarà lunga.
Se dovessi descrivere questo album con un aggettivo, quale sarebbe?
Evoluto.
I tuoi testi sono molto maturi e sembra che migliorino proprio come il vino.
(ride) Sono proprio come un buon Chianti, vero? (ride) Beh grazie mille! Ho passato molto tempo su queste liriche. Sai, scrivo sempre con il cuore, ma questa volta ho provato a usare diverse parole e a cantare come se stessi facendo conversazione con me stesso allo specchio. Sono veramente super orgoglioso dei testi di questo album.
Nel video del tuo singolo Don't Let It Get You Down, reciti con Jimmi Simpson. Com’è nata questa collaborazione?
Lui è un mio amico di lunga data e volevamo fare qualcosa insieme già da tempo. Ultimamente è stato spesso in Inghilterra perché stava girando un film, e siamo usciti un po’ di volte insieme. Lui è assolutamente un gioiello di persona e gli voglio molto bene. Abbiamo fatto quel video ed è stato fantastico. Ha portato veramente quel tocco di magia e penso che il risultato sia proprio molto cool.
Parlando di musica e cinema, hai mai pensato di fare una colonna sonora un giorno?
Mi piacerebbe moltissimo!
Quindi stai aspettando semplicemente che qualcuno ti faccia una buona proposta?
Sì esatto. Per favore se ne hai, mandamele! (ride)
Per che genere di film ti piacerebbe farla?
Direi qualcosa alla Tarantino, che si sposi bene al suono della mia chitarra, tipo Link Wray.
Il tuo video in featuring con Corinne Bailey Rae trasmette una sensazione di nostalgia agrodolce. C’è un periodo della tua vita di cui senti la mancanza?
Mmm… ad essere sincero non sento la mancanza di nessun periodo in particolare: amo la fase della vita che sto vivendo al momento. Preferisco sicuramente oggi alla mia infanzia.
Devi essere veramente entusiasta di tornare in tour a gennaio in UK, non è vero? (le date del tour sono state spostate successivamente a questa intervista, ndr)
Sì, un sacco. A gennaio come hai detto ci sarà il tour in UK e poi ad Aprile seguiranno le date in Europa, e verrò anche in Italia, sicuramente farò più di un concerto lì. Per l’ultimo tour ho suonato diverse volte da voi ed è stato bellissimo: amo gli italiani! E adoro praticamente tutto dell’Italia. Per me è il posto migliore dove andare e sarà molto emozionante tornarci per suonare.
L’ultima volta che sei stato qui in tour, hai anche suonato una cover di Lucio Battisti con Angelica. Vi sentite ancora? Segui le sue ultime uscite?
Non ho ancora sentito la sua ultima canzone, ne ha pubblicata una nuova da poco, giusto? Devo ancora ascoltarmela, me ne aveva parlato l’altro giorno. Lei comunque è super in gamba.
Parlando dei tuoi show, so che non ti piace esibirti per più di un’ora e un quarto. Molti artisti della tua generazione fanno così, mentre quelli della vecchia guardia come Paul McCartney, Bruce Springsteen, Foo Fighters e altri, suonano praticamente per tre ore di fila. Pensi che sia quindi un discorso generazionale, o cambia da artista ad artista?
Sai penso che nel caso di McCartney e Springsteen, il loro repertorio sia così sconfinato che ha senso suonare tanto. Se fossi al loro posto, probabilmente suonerei anch’io almeno due ore, con qualche piccola pausa. Però di base penso che dopo un’ora e mezza, massimo due, le cose diventino un po’ pesanti. Se vuoi mettere su uno spettacolo che mantenga alto il livello di emozione ed energia, è veramente difficile tenerlo su per due ore.
Insomma, quando sarai arrivato a pubblicare il tuo settimo album…
Suonerò per almeno tre ore, esatto! (ride) Magari anche un set da sei! (ride)
Adesso ti farò una domanda che ti perseguita. Con un nuovo album e tour degli Arctic Monkeys all’orizzonte, ci saranno occasioni di vedervi tutti insieme sullo stesso palco come in passato?
Forse, può darsi di sì… Non so se o quando succederà, ma perché no?
Tornando ai primi anni Duemila, è vero che ti era stato chiesto formalmente dagli Arctic di entrare a far parte della band o erano state solo voci di corridoio?
Mio Dio, la mia memoria non è più così buona, ma mi dice senz’altro qualcosa. C’è stata sicuramente una conversazione a riguardo in quegli anni. Comunque è stato bellissimo quando ho suonato la chitarra in un paio di canzoni del loro secondo album.
Per quanto riguarda i The Last Shadow Puppets, ci sarà un terzo album? Magari a 8 anni di distanza dal precedente, per mantenere il gap invariato?
(ride) Sì, lo faremo all’ottavo anno. Penso che sarà bello concludere la trilogia.
Se dovessi scegliere invece una canzone che descrive perfettamente il mood del disco?
Uhh! Domanda difficile, è davvero dura… Direi Change the Show o Nothing's Ever Gonna Be Good Enough, qualcosa del genere: comunque un pezzo upbeat. O magari anche See Ya When I See Ya… In effetti non lo so, te le direi tutte! (ride)
Prima parlavamo di Angelica, ci sono altri artisti italiani contemporanei o del passato che ascolti?
In realtà no, ma c'è stato un lungo periodo in cui ascoltavo Adriano Celentano. Lui mi piace molto, soprattutto quella sua canzone…“Zurro”? “Zorro?” “Azzurrio”? “Azzurro”! Comunque lui lo amo, il modo in cui canta, in cui si muove.
Allora dovresti assolutamente guardarti l’intervista di Adriano Celentano a David Bowie. Una delle cose più cringe che siano mai state fatte.
No davvero? Cos’è successo?
Celentano è famoso qui perchè gioca a fare l’intellettuale e l’alternativo, e quindi spesso si ritrova a fare domande… come dire, bizzarre.
Ah, quindi David Bowie si è sentito a disagio?
Sì, a dir poco. A seguito dell’intervista ha pure dichiarato in conferenza stampa che Celentano fosse un idiota.
Oh mio Dio, davvero? (ride) Devo assolutamente andare a vedermela!