01 giugno 2021

10 artist* ci raccontano l'importanza del Pride

Il mese di giugno, oltreché segnare l'inizio effettivo dell'estate, è anche universalmente riconosciuto come il mese del Pride, dove per “pride” si intende sia l’orgoglio e la fierezza di essere chi si è, sia le numerosissime parate durante le quali gli appartenenti alla comunità LGBTQ+ scendono in piazza per rivendicare non solo la possibilità di amare chi desiderano, ma, anche e soprattutto, il diritto di esistere così come sono e essere felici. Il mese di giugno è stato scelto come mese del Pride per commemorare i Moti di Stonewall, avvenuti alla fine di giugno 1969.
Considerato tutto ciò che è successo nell'ultimo periodo, è bene ribadire che il Pride non è sempre stato la manifestazione pacifica e colorata a cui siamo abituati. Tutto è partito da un enorme e coraggioso atto di ribellione, guidato in prima linea da donne nere e trans, che di fronte alla brutalità e alle continue umiliazioni subite dalla polizia, hanno reagito con forza. Non dimentichiamolo mai: «la prima volta fu rivolta».

I was a radical, a revolutionist. I am still a revolutionist… I am glad I was in the Stonewall riot. I remember when someone threw a Molotov cocktail, I thought, “My god, the revolution is here. The revolution is finally here! - Sylvia Rivera

Per riassumerne in maniera davvero brevissima, i Moti di Stonewall furono una serie di manifestazioni violente generate spontaneamente dalla comunità LGBTQ+ contro un raid della polizia attuato il 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn, nel quartiere Greenwich Village di Manhattan. Negli anni ’50-’60 ben pochi locali accoglievano persone dichiaratamente omosessuali e le irruzioni della polizia erano frequenti, in un periodo in cui l’omosessualità era considerata diffusamente come un comportamento deviato e illegale in 49 stati americani. All’epoca lo Stonewall Inn era gestito da persone affiliate alla mafia ed era popolare fra chi era maggiormente marginalizzato all’interno della comunità gay: drag queen, transgender, ragazzi effemminati, lesbiche butch, gigolò e senzatetto. Quella sera, però, la situazione degenerò e in poco tempo fuori dal locale si riunì una grande folla; quando i poliziotti cominciarono a compiere arresti, i presenti si spinsero in avanti per difendere i propri amici. Ben presto la polizia si ritirò nello Stonewall Inn barricandosi all'interno, mentre all'esterno, i manifestanti cominciarono a gettare mattoni contro l'edificio. Solo nella prima notte vennero arrestate tredici persone e feriti quattro agenti di polizia, oltre a un numero imprecisato di dimostranti;  è noto che almeno due di loro vennero picchiati selvaggiamente dalla polizia. Lo scontro continuò fino alle prime ore del mattino e, a intermittenza, per altre cinque notti. Fra i simboli della rivolta vengono ricordate Marsha P. Johnson, fra le prime a resistere alle intimidazioni della polizia, e Sylvia Rivera, che si racconta abbia lanciato la prima bottiglia dopo che l’attivista lesbica Stormé DeLarverie venne aggredita dalla polizia.

Ben presto furono organizzati gruppi di attivisti, che si proponevano di creare luoghi in cui le persone LGBT potessero essere aperte riguardo alla loro sessualità senza paura di essere arrestate. Nel giro di sei mesi, a New York si formarono due organizzazioni e tre giornali per i diritti gay. Il 28 giugno 1970 la prima marcia per il pride ebbe luogo a NYC, Los Angeles, San Francisco e Chicago per commemorare l’anniversario dei moti.

Nell'anno in cui, per la prima volta, ci è stato impedito scendere in piazza e sfilare per le vie delle nostre città, celebrare il Pride Month è più importante che mai. Siccome quello che sappiamo fare meglio su Noisyroad è parlare di musica, abbiamo deciso di dare spazio ad artist*, sia italian* che internazional*, che fanno parte della comunità LGBTQ+. Non solo per permettervi di conoscere più da vicino la tematica, ma anche e soprattutto per farvi conoscere nuova musica. In una prospettiva di massima inclusività, abbiamo cercato di coinvolgere artist* che si identificano in diverse sfumature della comunità LGBTQ+, nei limiti della loro disponibilità a partecipare. Correte a leggere cosa ci hanno raccontato SOKO, Splendore Sarah Walk, Populous, Foxgluvv, Happyness, Protopapa, Keep Dancing Inc, Alex The Astronaut e Mavi Phoenix.

Foxgluvv

Cosa significa il Pride per te?

SPLENDORE: Il Pride è la realizzazione di un universo utopico. Dico universo utopico perché in questo momento sono molto pessimista sull’evoluzione della nostra società: penso a Floyd quanto alle rivolte a Hong Kong, agli Uiguri e ai recenti avventi dei nazionalismi. L’umanità ha però il compito di lottare per l’utopia, altrimenti nulla avrebbe più senso: esiste mondo più libero di quello che si vive ai Pride?

SOKO: Pride per me significa che mio figlio può avere due mamme! Che fortunato! E che io posso celebrare questo insieme alla mia comunità e mostrare più supporto e visibilità, sperando di dire agli altri che è tutto possibile!!

Populous: Il Pride è una cosa che non dovrebbe neppure esistere. Però esiste e ce n'è (ancora) bisogno. Purtroppo. In una società socialmente evoluta, culturalmente predisposta all'inclusività di ogni genere, il Pride sarebbe solo una manifestazione colorata e gioiosa, quando invece dietro ogni Pride si nascondono ancora troppi drammi, troppe sofferenze.

Protopapa: Pride è camminare a testa alta, senza aver paura degli sguardi altrui.
Pride significa lottare quotidianamente per i propri diritti ma, soprattutto, per gli altri.

Alex The Astronaut: Pride per me significa celebrare di appartenere alla comunità LBGTQ+ invece che vergognarmene, che è come tanti di noi si sono sentiti per la maggior parte della propria vita.
Il mio ricordo preferito del Pride è andare al Mardi Gras a Sydney quando avevo 18 anni con tutti i miei amici e camminare a Oxford Street e vedere tutti quelli che sembravano essersi nascosti mentre crescevo. Vedere migliaia di persone di ogni genere, tutte per mano con i propri partner, vestiti con i colori dell’arcobaleno mentre si divertivano e festeggiavano mi ha fatta sentire così piacevolmente distante dall’essere l’unica strana. E’ stato bellissimo condividere quei momenti con i miei amici etero, i quali si sono sentiti dei veri alleati quella sera, e con i miei amici della comunità LGBTQ+ perchè sapevo che si sentivano come me.

Alex The Astronaut

Sarah Walk: Per me il Pride significa celebrare la propria sessualità e/o identità di genere quando storicamente e culturalmente si è stati oppressi e stigmatizzati per essere diversi. Significa prendere spazio quando ti è stato detto di non farlo o che non appartieni. Il mio ricordo più bello è stato avere l’opportunità di suonare al Pride di Londra nel 2017. E’ stato divertentissimo.

Foxgluvv: Pride per me è la celebrazione della mia comunità e del percorso intrapreso da quelli prima di me per garantire i miei diritti. Adoro far festa con i miei amici e provare orgoglio per chi siamo, ma è importante riconoscere che senza le donne transessuali nere non avremmo i diritti che abbiamo oggi. Penso sia importante riflettere su questo sempre, ma specialmente durante il mese del Pride.
Il mio ricordo preferito legato al Pride è andare a Birmingham ogni anni con i miei amici e sentire l’amore e il supporto degli altri tutto intorno.

Mavi Phoenix: Penso che sia incredibilmente importante per la comunità LGBTQ+ uscire là fuori e rappresentare e festeggiare se stessi. C’è ancora molta strada da fare per essere visti in modo paritario da ognuno. Per questo il Pride è così potente! Mostra che siamo là fuori, che siamo forti, siamo tanti e siamo rumorosi!

Happyness: Il Pride per me vuol dire prendere la vita un filo meno seriamente, lasciarti andare e celebrare la tua identità. Provo a vivere secondo questi valori ogni giorno, ma quello che il Pride permette è un giorno all’anno dove questi valori diventano realtà, e questo per me vuol dire tutto.

Keep Dancing Inc (Joseph): Quando si parla del “Mese del Pride” o “Gay Pride”, per prima cosa penso a questo come un momento per ricordare la storia della comunità LGBTQ+. Ritengo sia importante usare questo tempo per imparare, ricordare e celebrare le persone che hanno combattuto per i nostri diritti. È anche un’opportunità per istruire le generazioni più giovani riguardo questo argomento, in modo che possano realizzare quanto sangue, sudore e lacrime siano stati versati per rendere le nostre vite più semplici. Poi, penso al Pride come un momento per alzare le nostre voci. Assicurarsi di essere sentiti e visti in modo che ciò spinga le persone che non sono familiari con la nostra comunità all’accettazione. Questo implica anche azioni politiche.

Mavi Phoenix

Nel corso di questi anni com’è cambiato il rapporto fra l’industria musicale e la comunità LGBTQ+? È ancora difficile fare coming out?

SPLENDORE: È ancora molto difficile fare coming out nell’ambiente più mainstream. Mi viene in mente qualche artista italiano big che potrebbe dare un gran contributo alla causa con un coming out, ma ogni percorso è un percorso personale e soggettivo, e per questo insindacabile. Spero comunque che presto ci sia un cambiamento anche lassù. Anche grazie a questa spinta liberatoria che viviamo nell’underground.

SOKO: Non conosco l’esperienza di nessun altr* nell’industria musicale per quanto riguarda il coming out, ma amo vedere sempre più persone LGBTQ+ out ovunque!!! Per quanto io ricordi, sono sempre stata molto decisa nelle mie scelte e ho sempre parlato di visibilità senza preoccuparmi di ciò che pensavano gli altri, figuriamoci delle persone "dell'industria musicale". Ma so di essere in una situazione molto privilegiata.

Populous: Non sono certo gli anni '50, ma basta guardare la scena mainstream italiana per capire che non è ancora una cosa così naturale.

Protopapa: Negli ultimi anni c'è stata sicuramente un'apertura verso gli artisti LGBTQ+ ma la strada è ancora molto lunga. Dire apertamente di essere gay può precludere molte possibilità, per non parlare del coming out lesbico o trans. Bisognerebbe fare un coming out di massa per smuovere la situazione, partendo dagli artisti italiani più popolari...

Alex The Astronaut: Penso che in Australia ci sia stata più rappresentanza nella comunità musicale, il che è molto importante da vedere, ma penso che nel mondo e nell’industria musicale in generale ci potrebbe essere più rappresentanza trans e queer. Credo sia ancora difficile fare coming out quando Donald Trump è il presidente di una superpotenza mondiale e quando in Australia le coppie dello stesso sesso hanno ottenuto il diritto di sposarsi solo qualche anno fa. Ci sono stati dei miglioramenti, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Penso che un grande passo avanti sia impegnarsi per abbattere il razzismo all’interno della comunità LGBTQ+ ed essere consapevoli di quanto più difficile sia per le persone nere e poc vivere in questa realtà. E’ davvero importante se vogliamo cambiare la situazione per permettere a tutte le persone della comunità LGBTQ+ di fare coming out in sicurezza.

Protopapa

Mavi Phoenix: Fare coming out non è mai semplice e spero davvero che un giorno non sarà più necessario. Onestamente, penso che l’industria musicale purtroppo non sia così aperta quanto uno potrebbe pensare. Certo, c’è uno spazio per la comunità LGBTQ+ e moltissimi artisti LGBTQ+ hanno musicalmente spianato la strada agli altri, ma date solo un occhiata alle classifiche e vedrete che lì non c’è tutta quella diversità. Ma ci arriveremo.

Happyness: C’è stata una virata netta nell’industria che ha permesso a diversi artisti di raccontare le loro storie con i propri tempi. Ci sono casi risalenti a solo dieci anni fa di membri della comunità LGBTQ+, che non si sentivano a loro agio a parlare della propria sessualità, dopo che questa veniva rivelata da giornalisti in cerca di scoop. Credo che parte di questo timore derivi dall’appropriazione di identità LGBTQ+ da parte degli artisti eterosessuali, come ad esempio gli skinny jeans, l’arte drag o il mostrare l'intimità omosessuale da parte di persone eterosessuali. Questo ha chiuso gli spazi per le identità LGBTQ+. Nella mia esperienza, penso che il mio processo per fare coming out è stato prolungato dalla confusione di vedere artisti etero comportarsi come se fossero queer. Adesso l’industria musicale sta dando spazio agli artisti LGBTQ+ e permette una rappresentazione corretta, che è essenziale per permettere a ogni comunità marginalizzata di sviluppare un rapporto con l’industria musicale e sentirsi a proprio agio in quegli spazi.

Keep Dancing Inc (Joseph): Penso che l’industria musicale abbia finalmente capito che c’è un sacco di soldi da fare sugli artisti queer, e questo in effetti sta aiutando molto. La sessualità di un artista può essere una reale questione di marketing per le major, quindi penso che fare coming out nell’industria non sia più un problema, se non altro nella musica pop.
Keep Dancing Inc (Louis): Non ho proprio idea di come sia negli Usa o in Inghilterra, ma in Francia l’industria rap non sembra il posto più sicuro per artisti LGBTQ+. In diverse hits francesi alcune rime possono essere molto omofobe, ma penso che ciò stia lentamente cambiando grazie ad artisti come Lomepal (lui, ad esempio, ha indossato abiti tipicamente femminili nella copertina di un suo album).

Keep Dancing Inc.

Pensi che gli artisti dovrebbero fare attivismo attraverso la propria musica, ad esempio riguardo alle discriminazioni subite in quanto LGBTQ+?

SPLENDORE: Ogni scelta di vita nella nostra società è una scelta politica. Scegliere di fare attivismo o meno è anch’essa una scelta politica. E la politica ha un peso specifico, nonostante gli stessi sistemi politici stiano cercando in tutto i modi di farci passare il messaggio che sia solamente un secondo tempo delle scuole superiori. Credo si possa far politica in maniera fine, quanto in maniera esplicita. Ma siamo chiamati a farla, soprattutto oggi.

SOKO: Posso parlare solo a mio nome. Penso sia importante usare la mia piattaforma per un bene superiore. Sono un’attivista vegana e una mamma queer, amo parlarne, amo scrivere canzoni d’amore come Oh to be a rainbow, che si rivolge direttamente alla comunità LGBTQ, mi fa stare bene. Le persone dovrebbero fare ciò che le fa stare bene.

Populous

Populous: Assolutamente si! Non esistono motivi per cui non denunciare o non rendere pubblici gli atteggiamenti di merda che tanti di noi subiscono di continuo.

Protopapa: Ognuno esprime quello che preferisce o quello che più lo rappresenta attraverso la propria musica, però è chiaro che sia un mezzo potentissimo di comunicazione e parlare apertamente di discriminazione, omofobia, bullismo può sicuramente aiutare i giovanissimi ad attraversare momenti difficili di crescita così come sensibilizzare un grande pubblico su temi che, ancora oggi, non sono regolarizzati da leggi.

Sarah Walk: Penso che gli artisti che hanno una piattaforma e si identificano come appartenenti alla comunità LGBTQ+ stanno, in un certo senso, facendo attivismo semplicemente per il fatto di esistere e usare la propria voce in modo così pubblico e forte. L’attivismo si può fare in molti modi e penso che ognuno di noi abbia certi punti di forza che possono contribuire ad un movimento. Avere una rappresentanza LGBTQ+ è molto importante e penso che l’inclusione - in particolare per la comunità trans - debba essere assolutamente ricercata e supportata dall’industria per avere un minimo senso di uguaglianza e visibilità. Il che significa che etichette, agenti, manager, distributori devono rimboccarsi le maniche e aiutare a cambiare il modo in cui percepiamo genere e sessualità.

Foxgluvv: Secondo me la musica è un ottimo modo di fare attivismo, ma penso che se gli artisti decidono di intraprendere quella strada dovrebbero essere coerenti con i propri ideali e non solo farlo per motivi di performance. Un conto è scrivere una canzone che parla di diritti della comunità LGBTQ+, ma poi bisogna praticare ciò che si predica, anche se tu stess* sei queer. Assicuratevi di essere bravi alleati con le persone diverse da voi nella vostra comunità. Siate comprensivi con l’intera comunità, prima di tutto. Specialmente se siete artisti etero cisgender . Dovete farvi sentire se traete profitto dalla nostra comunità.
Mavi Phoenix: Questo è un argomento delicato. Sono un uomo trans e parlo di questo e dei problemi che ho. Ma non voglio essere conosciuto per quest’unica parte di me. C’è molto di più in me oltre all’essere trans, come c’è molto di più in ogni altra persona LGBTQ+. Quindi se ne parlano allora va bene, ma non è un loro dovere parlarvene.
Happyness: Gli artisti dovrebbero riconoscere il proprio ruolo di figura pubblica e comportarsi di conseguenza. Questo, non per forzare gli artisti a usare la loro musica per attivismo, ma per riconoscere che la loro scelta di essere artisti è un manifesto politico e di conseguenza dovrebbe affrontare i problemi sociali.
Keep Dancing Inc (Joseph): Direi che è qualcosa che potresti fare se lo vuoi, o almeno provarci, ma non dovrebbe mai essere fatto sotto pressione o essere avvertito come innaturale. Scrivere musica dovrebbe sempre sembrare giusto e venire da un posto di verità. Fare attivismo può assumere differenti forme nella tua vita di tutti i giorni: cosa mangi, cosa indossi, per chi voti, ecc… usare la tua arte come piattaforma è solo un’altra opzione, e sei libero di farne ciò che vuoi.

SPLENDORE

Nonostante la situazione stia cambiando e si stia evolvendo, le donne sono state e vengono discriminate in maniera diversa all'interno dell'industria musicale. Com'è stata la tua esperienza come donna queer nell'industria?

Alex The Astronaut: Grazie al mio team la mia esperienza è stata molto buona e penso di essere fortunat* a lavorare con persone che sono molto di supporto e consapevoli. Penso che il sessismo sia insidioso in ogni settore e venga fuori in tante forme diverse. Da quello che ho visto, sono le piccole cose come gli adetti al palco o al suono che non ti conoscono e che ti trattano con condiscenza quando devi impostare l’attrezzatura, o gli uomini che ti approcciano agli eventi in un modo che è leggermente sessista, o nei commenti e messaggi sui social da uomini che tramite il loro modo di fare implicano che le donne sono incompetenti - tutto questo mi rende furiosa. Anche cose più grandi cose le molestie e violenze sessuali e il divario negli stipendi esistono e ne vedo parecchi.

Sarah Walk: Non sono mai stata discriminata per dar voce a questi problemi, ma sono stata certamente discriminata per essere donna o queer in questa industria. E’ un ambiente dominato da uomini e penso che tu debba parlare il doppio più forte di un uomo per farti notare. E anche a quel punto, essere presi sul serio è una battaglia ancora maggiore. Ci sono certe posizioni in cui è più difficile per le donne affermarsi, ad esempio produttrice, ingegnere o musicista. Ma parte del percoso che ho fatto durante la stesura e la registrazione di questo album è stata imparare come prendermi spazio e non chiedere scusa. Non è mia responsabilità far sentire le persone a proprio agio a spese mie.

Foxgluvv: Penso che nell’industria musicale ci si aspetti che le donne queer rientrino in uno specifico stereotipo e quando questo non succede, dobbiamo sforzarci il doppio per “provare” il nostro essere queer. Mi sono sforzata a lungo, pensando di dover fare un certo tipo di musica, di dover apparire in un certo modo, di non poter usare pronomi di genere femminile nelle mie canzoni. Ma quando ho realizzato di poter liberarmi da quelle aspettative, ho iniziato a creare arte di cui sono profondamente orgogliosa e che riflette veramente il mio essere un’artista lesbica.

Happyness: Per me è stato un periodo confuso, visto che esibirmi era il mio spazio sicuro. Ciò nonostante è stata la paura di essere discriminato da parte dell’industria musicale che mi ha frenato dal fare coming out. Sono stato fortunato in questo, visto che ad ogni stadio del mio processo di coming out sono stato accolto a braccia aperte dall’industria e ho avuto a che fare con poca aperta discriminazione. Ci sono stati momenti di ignoranza e c’è sicuramente spazio per un’istruzione più adeguata sul tema. Gli altri non sono così fortuna, specialmente quelli che hanno vissuto altre forme di discrimazione che si intersecano con la loro identità LGBTQ+.

Keep Dancing Inc (Joseph):  Come uomo gay, ho l’enorme privilegio di non essere mai stato vittima di nessun tipo di discriminazione all’interno dell’industria musicale, quindi non potrei parlare per quelli che invece ne hanno subite.
Keep Dancing Inc (Gaby): Come lesbica, nemmeno io all’interno dell’industria sono mai stata vittima di discriminazioni dovute alla mia sessualità, ma ho ricevuto molti commenti (positivi o negativi) riguardo l’essere una batterista in una rock band, come se il mio genere fosse una materia su cui dibattere.

Soko

Come è stata la tua esperienza genitoriale finora? Hai mai ricevuto commenti d'odio contro i genitori queer sui social media?

SOKO: Amo essere una mamma più di ogni altra cosa al mondo, e in realtà sono molto fortunata perché ho molto supporto nella mia vita, ma anche sui social media. Le persone sono state molto ben intenzionate e molto dolci, spesso mi parlano dell’importanza della visibilità e di come le ha inspirate.

Quali sono le maggiori difficoltà per gli artisti emergenti che stanno sviluppando la proprio identità creativa? 

Sarah Walk: Penso sia super importante capire che cosa hai tu che gli altri non hanno. Cosa rende il tuo punto di vista unico? L’industria musicale è satura ora perchè fare e rilasciare musica è diventato davvero accessibile a tutti - puoi fare un album direttamente in camera tua! Penso sia fantastico per gli artisti emergenti perchè non devi far affidamente su qualcun altro, ma è anche più difficile farsi notare. E’ davvero importante tenere la testa bassa, sviluppare il proprio sound e far sentire le persone come se le avessi comprese con la tua musica. Alla fine ascoltiamo musica per sentirci compresi o connessi.

Foxgluvv: Penso che la più grande difficoltà degli artisti emergenti sia soddisfare gli altri. Ci sottraiamo così in fretta da quello che NOI vogliamo fare, siamo preoccupati che la gente non ci capisca o che non sia interessata perchè siamo diversi. Essere diversi è bello. Fai musica che racconta di te e della tua storia. Questo è quello che definirà davvero la tua identità creativa.

Happyness: La difficoltà è quella di tenere lontano la tua identità creativa dalla pressione messa su di te dall’industria. Ricorda di rimanere attaccato alle tue pistole e continua a creare, piuttosto che fare affidamento all’industria come guida. Dall’altro lato, credo che l’industria abbia bisogno di riconsiderare il proprio ruolo nel coltivare artisti emergenti e non spingere le creatività verso percorsi familiari.

Keep Dancing Inc (Louis): Noi, come esseri umani, tendiamo ad essere molto più esigenti da noi stessi rispetto alle altre persone e può essere molto difficile navigare fra chi sei realmente e ciò che pensi che la gente voglia che tu sia. Alla fine a loro non importerà come a te, data la quantità di contenuti che vedono ogni giorno. O lo ameranno o non gliene fregherà più di tanto. Le persone che ti amano sono più importanti di quelle che non lo fanno e a ogni modo è impossibile fare contenti tutti, ma rimane molto difficile da accettare.

Happyness

Che consiglio daresti a chi sta scoprendo se stess*?

Alex The Astronaut: Rivolgiti a persone con cui ti senti di poter parlare apertamente e sappi che sei tu a scegliere con chi aprirti.

Foxgluvv: Il miglior consiglio che posso dare ai giovani che stanno scoprendo se stessi è di fare un passo alla volta. È ok sentirsi confusi o non essere 100% sicuri di come identificarsi. Tutto cambia e va bene così. Non sentitevi sotto pressione per quanto riguarda il fare coming out. Sta a voi scegliere come esplorare la vostra identità e dovreste sentirvi sicuri e a vostro agio con le persone con cui condividete il vostro percorso.

Happyness: Andate in spazi che incoraggino l’espressione libera. Per me, The Glory a Londra è stato importantissimo per aiutarmi a capire me stesso, perché ha rimosso la mia paura di essere giudicato dagli altri. Lì le drag queen mi hanno mostrato il potere di esprime la propria verità e la gioia che questo può portare agli altri.

Keep Dancing Inc: Apprezza le tue differenze e ama te stess*.

Sarah Walk

Quale artista queer vorresti assolutamente consigliare ai nostri lettori?

SPLENDORE: Arca e SOPHIE. Sono le artiste contemporanee che mi hanno aperto una serie di sinapsi incredibili sulla queerness, l’identità e il rapporto utopico con il proprio corpo. Vorrei anche consigliare Charli XCX perché è un ottimo esempio per le persone ally. Penso sia molto importante che ci sia un’icona anche in quella direzione.

SOKO: Perfume Genius! Sono ossessionata dalla sua voce.

Populous: Planningtorock

Protopapa: In Italia, su tutti, David Blank.
Ci sono tantissimi talenti queer emergenti che fanno fatica ad arrivare al mainstream perché non rispondono a dei canoni estetici eteronormativi e usano la musica per comunicare cosa voglia dire essere queer, penso a Sem&Stenn, Alessandro ALO Casini, VERGO ma anche Lilith Primavera e le Playgirls From Caracas.

Alex The Astronaut: Courtney Barnett, Electric Fields, G Flip, Gordi, Miss Blanks, Montaigne.

Sarah Walk: Mi è piaciuto molto il nuovo album di Perfume Genius e ho recentemenete scoperto Due Saleh, artist* non-binary che mi piace molto.

Foxgluvv: Alcuni dei miei artisti preferiti sono Dorian Electra, CHAV e Andrea Di Giovanni.

Mavi Phoenix: Amo Christine and the Queens. Penso che la sua arte sia incredibile. Poi sicuramente Tyler The Creator con il suo già iconico album Igor.

Happyness: Lynks Afrikka!!!

Keep Dancing Inc (Joseph): Sono un grande fan di Sophie. La sua musica ti colpisce COSÌ DURAMENTE. Lei fa sembrare gli altri producers come bambini che giocano con i giocattoli.  Per vibes differenti, date un ascolto a Hubert Lenoir. Lui è un autore/compositore/cantante del Quebec veramente talentuoso (non si può non amare il suo accento).
Keep Dancing Inc (Gaby): Devo dire sicuramente Easter + Okay Kaya.

Articolo scritto da Alessia Nosari, Federica Di Gaetano e Andrea De Sanctis.