26 luglio 2024

Andare oltre gli ostacoli: intervista a Molly Rankin degli Alvvays

"Penso spesso a come abbiamo iniziato, alle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e al fatto che potremmo tornarci da un momento all’altro": a parlare è Molly Rankin, la carismatica leader degli Alvvays, band canadese che tiene alta la bandiera del dream pop mondiale. Molly non è esattamente una chiacchierona, durante l'intervista soppesa ogni parola, che si tratti di parlare del tour in corso o delle sfighe capitate durante la registrazione dell'ultimo album Blue Rev. Che poi, chiamarle sfighe è riduttivo: prima un ladro ruba un registratore con tutte le demo del disco, poi lo studio della band viene allagato, e in tutto ciò arriva anche il lockdown per via del Covid. Insomma, se riesci a reagire tutto questo, chi ti ferma più?

Alvvays Molly Rankin concerto
Alvvays live @ Circolo Magnolia, Milano | Credits: Renato Anelli

Finalmente tornate in Italia con due date a Milano e Bologna. L’ultima volta qui era stata un bel po’ di tempo fa. Com’era andata?

Era stato qualche anno fa, avevamo suonato fuori Milano in questo capannone (Circolo Magnolia, ndr). Eravamo rimasti là per 10 ore, quindi non abbiamo avuto modo di visitare la città. Purtroppo questo è il lato triste dell’essere in tour: spesso e volentieri vedi solo le venue, suoni e poi riparti subito. Sono comunque felicissima di tornare in Italia!

Anche perché so che la prima volta che sei venuta qui è stato durante un viaggio zaino in spalla con tuo fratello.

Sì! Come fai a saperlo?! Neanche mi ricordavo di averlo raccontato a qualcuno! (ride stupita, ndr).

L’avevo trovato in un’intervista online, tranquilla, non ti ho stalkerata!

Ma figurati, ci mancherebbe. (ride, ndr)

Adesso siete impegnati in un lungo tour. State registrando nuovi pezzi nel mentre?

Lavoriamo sempre su nuove idee e proviamo a raccoglierle tutte nel modo più efficiente: è un processo continuo.

Avete già preso una direzione o siete ancora nella primissima fase iniziale?

Stai cercando di ottenere uno scoop? (ride, ndr)

Beccato.

Al momento non ho niente da dire a riguardo, se non che quando avremo abbastanza canzoni pronte lo faremo sapere.

Alvvays Circolo Magnolia concerto
Alvvays live @ Circolo Magnolia, Milano | Credits: Renato Anelli

Ci sarà tanto da aspettare? Di solito vi siete sempre presi un po’ di anni fra un album e l’altro: ed è una cosa positiva, considerato che è pieno di band che pubblicano dischi ogni 2-3 anni, manco fossero una catena industriale.

Non penso che sia un grande modello di business prendersi tutto questo tempo fra un album e l’altro, ma non so mai quando qualcosa sarà pronto. Non abbiamo mai avuto nessuno che ci forzasse a far uscire i nostri brani con più frequenza. È una cosa che apprezzo molto, sono felice che non ci siano mai state fatte pressioni per far uscire prima Antisocialites o Blue Rev.

Non è una cosa scontata al giorno d’oggi avere un’etichetta discografica che non metta fretta ai propri artisti.

Persino con il nostro primo album, nessuno ci ha mai detto cosa fare o come farlo: questo ci ha aiutato molto a trovare la nostra strada.

Quest'anno è iniziato alla grande con voi, con la cerimonia dei Grammy dove avete ricevuto la vostra prima nomination. Avete sentito di aver fatto un salto?

In realtà il salto l’abbiamo avvertito più con l’uscita di Blue Rev: tutto a un tratto le riviste volevano intervistarci, era come se finalmente qualcosa fosse scattato nell’ingranaggio. Una cosa che non era accaduta con il nostro esordio, che ci aveva messo più tempo per essere considerato. Adesso ci sentiamo come se giocassimo in un altro campionato, dove abbiamo molto più supporto, con una crew e i roadie che ci accompagnano in tour. Rende tutto più facile e semplice per noi.

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So che sei una grande fan degli Oasis, Pavement, Teenage Fanclub, Celine Dion… Li ascolti ancora regolarmente?

Sono tutti artisti che ascolto ancora, anche se va a periodi. In effetti ora che ci penso, non ascolto gli Oasis da secoli. Spesso vado in fissa con determinate canzoni e me le ascolto in loop per mesi, piuttosto che spararmi gli album per intero. Alla fine è il modo con cui si ascolta la musica ora, no?

Quindi sei a favore dell’ascolto dettato dalle playlist, piuttosto che dai dischi in sé?

A volte sì. Principalmente ascolto gli album per intero col giradischi, ma spesso succede che voglia spararmi un unico pezzo a ripetizione.

Quanto è importante per te che i vostri fan ascoltino i vostri album dall’inizio alla fine?

Non so, ormai la prendiamo filosoficamente e accettiamo quel che riceviamo indietro dal pubblico. Tu fai un disco pensato per essere un’opera unica, intera, ma nel momento in cui la pubblichi smetti di averne il controllo. Magari la gente ascolterà a ripetizione solo un pezzo di tutto il disco, magari no.

Poco fa dicevi che adesso andare in tour è più semplice grazie al team che vi segue. Però immagino che sia sempre stancante, anche da un punto di vista mentale.

Può esserlo, sì. È un po’ come quando fai un lungo viaggio in macchina: l’ultima parte è sempre la più faticosa. Di solito nei tour per noi è così, quando mancano poche date alla fine mi rendo conto che stiamo tutti  raggiungendo il limite, perché comunque la mancanza di casa si fa sentire tanto. Io da un punto di vista mentale lo vivo benissimo: ho bisogno di avere una tabella di marcia nella mia vita, ecco perché mi trovo da Dio in tour. Ci sono persone che fanno fatica a prendere sonno, odiano la routine della vita on the road. A me non pesa e sono consapevole di quanto siamo fortunati. Penso spesso a come abbiamo iniziato, alle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e al fatto che potremmo tornarci da un momento all’altro.

E il ritorno alla routine di casa poi com’è?

A volte quando torni a casa trovi il tuo mondo sottosopra, con tante cose che magari sono state trascurate. Può essere una cosa piccola come una piantina morta, così come cose più serie, ad esempio la propria salute... Può succedere che in tour inizi ad avere dei sintomi, e devi rimandare un check-up dal dottore per settimane, se non mesi. Ogni volta che torno a casa mi sento sopraffatta da tutte le cose che devo fare e devo riabituarmi a questa routine meno strutturata e organizzata, come invece accade in tour.

Molly Rankin chitarra
Alvvays live @ Circolo Magnolia, Milano | Credits: Renato Anelli

Il vostro ultimo album è stato segnato da una serie di sfortunati eventi: siete stati derubati, avete avuto lo studio allagato, poi la pandemia. Alla fine avete reagito alla grande.

C’è voluto un po’ per rimettere insieme tutte le cose che avevamo perso. Quando registri qualcosa per settimane o mesi, non ricordi tutto alla perfezione. Comunque ti rendi conto molto presto che la vita va avanti e a nessuno frega niente. Non puoi crogiolarti nell’autocommiserazione. Devi andare avanti. E poi sono convinta che senza queste sventure alcune canzoni non sarebbero mai nate. Sono grata che abbiamo avuto il tempo che ci serviva per rimetterci in piedi e rifare tutto.

Qual è stata la canzone di Blue Rev più complicata da registrare?

Credo che Easy On Your Own? sia stata quella che ci ha fatto più penare. Volevamo creare questo muro del suono e trovare il giusto equilibrio fra batteria, voce e chitarra. Su altri pezzi invece avremmo voluto tenere le parti vocali delle demo, ma volevamo anche che i testi fossero chiari, motivo per cui abbiamo fatto un editing chirurgico fra le demo e le registrazioni in studio. Ora che ci penso, tutte le canzoni sono state complicate da registrare.

Suppongo che questo è quello che succede quando scrivi grandi album.

Spero di no! Mi auguro che gli altri si divertano nel mentre. (ride, ndr)

Poco fa hai detto che sei molto grata per tutti gli obbiettivi raggiunti come band. Il prossimo step qual è?

Direi che il nostro obiettivo comune sia fare grandi concerti, davvero intensi, e suonare tutto alla precisione come sappiamo di poter fare. Talvolta l’adrenalina fa scherzi, ma vogliamo poter scendere dal palco ogni volta sapendo che abbiamo dato tutti il massimo.

Nuovi artisti da consigliare?

Così su due piedi non saprei. Non per rigirarti la domanda, ma in effetti mi piacerebbe conoscere qualche artista indie italiano emergente! 

Abbiamo diverse band indie e alternative valide, ma la maggior parte fa parte di una nicchia, non sono mainstream come i Måneskin…

Ahahah

In Italia alla fine i generi più popolari sono altri: trap, pop, urban e derivati. Ma se ti interessa ascoltare un’artista emergente italiana molto brava ti posso consigliare Coca Puma.

Potresti fare lo spelling?

C-o-c-a P-u-m-a.

Fantastico, grazie mille!

Alvvays Milano concerto
Alvvays live @ Circolo Magnolia, Milano | Credits: Renato Anelli