03 novembre 2024

Gli Italia 90, ovvero la band inglese con il nome più figo del mondo

È difficilissimo credere che non esista una band italiana che abbia scelto come nome Italia 90.
Un binomio denso di suggestioni, sei lettere e due cifre che raccontano la fine di un’era e l’inizio di una nuova epoca. Quello in Italia fu il primo mondiale moderno, non solo per la tecnologia avanzata nel campo delle dirette televisive e della comunicazione, ma per l’introduzione del merchandising. Preludio di Usa 94 e del calcio delle sponsorizzazioni, ultimo sospiro di quel pallone per cui spesso ci sale la nostalgia. Italia 90 però fu anche l’edizione con meno gol, la Nazionale perse in semifinale e al triplice fischio di Germania-Argentina iniziarono le prime inchieste su costi, morti sul lavoro e impianti incompiuti. Un antipasto di Mani Pulite.

Quattro ragazzi di Brighton, amici dai tempi della scuola, ci hanno rubato l’esclusiva e hanno scelto di chiamare la loro band Italia 90. L’Inghilterra in quell’edizione si fermò in semifinale come gli Azzurri, eppure quel mondiale sembra aver segnato in modo profondo anche i cuori britannici. Les Miserable (voce), Captain ACAB (chitarra), Bobby Portrait (basso) e J Dangerous (batteria) non sono dei supereroi, ma i nomi con cui si presentano al pubblico i membri del gruppo che la settimana scorsa ha pubblicato il suo album di debutto: Living Human Treasure.

Eccentrici, scomodi e politici. Gli Italia 90 sono più facili da descrivere se si tiene conto della loro attitudine: abrasivi, polemici e un filo sarcastici. Se invece si passa all’ambito musicale, il discorso si fa più complesso. Sembra scontato inserirli nel quadro del post-punk inglese odierno. Di certo hanno in comune la rabbia e la disillusione tipiche del genere attuale, almeno per come siamo stati abituati a conoscerlo negli ultimi cinque o sei anni. A pensarci bene la Brexit si sta rivelando per certi versi l’Italia 90 del Regno Unito: esaltazione iniziale e successiva delusione.

Harmony, traccia conclusiva dell’album, è il modo migliore per comprendere la strada artistica intrapresa dalla band. Una canzone divisa in tre sezioni molto diverse: la prima distorta e ripetitiva, l’intermezzo infarcito di synth con il sassofono di Emily King e il finale su di giri improvvisato in studio di registrazione. Le tre anime della band riflettono le influenze e gli ascolti dei membri, il testo è una disamina ripetitiva che descrive un certo tipo di comportamento violento.

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La prima delle tre sfaccettature stilistiche degli Italia 90 si può evincere dall’opening Cut: un brano cupo e cantilenante il cui ritmo è segnato dal basso e dalla distorsione delle chitarre. Gli IDLES sembrano il punto di riferimento anche per Competition, canzone di sette minuti già edita e qui riproposta in nuove vesti. I temi sono la pressione sociale e il concetto di libertà.

I discorsi politici della band inglese sono abrasivi e non fanno sconti, neppure ai colleghi schierati solo per moda: Leisure Activities è un’invettiva post-hardcore in cui basso e virtuosismi di batteria dominano la traccia. A quest’ultima fa seguito Magdalene che prende il titolo dal film omonimo del 2002 e parla dei lati oscuri della religione. Il principale riferimento sono le Case Maddalene: istituti cattolici, diffusi in Inghilterra e Irlanda nel XIX secolo, destinati alla riabilitazione “morale” femminile e dove le ragazze erano trattenute spesso contro la loro volontà e lavoravano come lavandaie. La canzone spicca per il riff di basso di Bobby Portrait.

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Gli Italia 90 portano avanti una narrazione studiata anche nei videoclip: in Leisure Activities diversi artisti si esibiscono davanti a un pubblico di critici, tutti seduti e intenti ad armeggiare con le loro penne sui taccuini. La platea giudicante è un elemento che ritorna anche in Tales From Beyond: il video della canzone è ambientato durante una competizione di aeroplanini di carta ed è proprio uno dei modellini a generare il panico tra i presenti volando senza controllo per tutta la stanza. La canzone in questione lascia spazio alla verve elettronica e danzereccia del gruppo: un ritornello accattivante foderato di sintetizzatori. Suoni che ritornano, o danno l’impressione di ripetersi, nel brano Funny Bones dove è la chitarra ad imitare il synth. Anche qui il ritornello è una scarica movimentata, una danza dal sapore industriale.

La seconda anima degli Italia 90 è apertamente dichiarata: il jazz. L’interludio The MUMSNET Mambo, ma soprattutto Golgotha, ne sono la dimostrazione. L’ottava traccia dell’album assorbe le lezioni di Squid e black midi e le rimescola insieme dando vita ad un brano che unisce il math-rock ai ritmi irregolari dell’avant jazz. La sensazione labirintica e oppressiva trasmessa dalla musica si sposa perfettamente col messaggio del testo: la pressione sociale, l’ansia del risultato a tutti i costi e la continua insoddisfazione.

They kick you when you’re down
Then blame you for changing

Not enough
Too much

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La terza tendenza della band è quella più primitiva, quella che affonda le radici nella tradizione del punk inglese di fine anni Settanta. New Factory è un brano ironico e arrabbiato, suonato a chitarra spianata, che descrive l’alienazione industriale. I tempi cambiano, ma il succo rimane lo stesso. Ripetizione e immobilità, l’uomo è parte di un ingranaggio che non si ferma mai. Ecco che all’improvviso sembra di ascoltare le note di basso di Jah Wobble e la voce di Les Miserable assomiglia a quella di John Lydon. I Public Image Ltd. sono presenti anche in Does He Dream?, ma nella loro versione più radicale: i ritmi saltellanti di Metal Box e i fraseggi di chitarra elettrica generano un’atmosfera spensierata e sconsolata allo stesso tempo.

Gli Italia 90 sono tutte queste cose: energici, metamorfici e profondamente punk. Una band che cambia strada continuamente, alla ricerca di una direzione che sotto sotto preferisce non trovare. Il loro esordio è il frutto di anni passati in studio e di Ep pubblicati nel mentre. Forse è solo questo l’unico difetto del loro album di debutto: la distanza evidente tra le idee presenti nei nuovi singoli e lo stile delle canzoni scritte in precedenza. Tutto però passa in secondo in piano quando ci si rende conto che la qualità e la credibilità rimangono sullo stesso livello.