Da Llandudno, un paesello della campagna gallese dal nome impronunciabile, alla conquista del mondo: verrebbe da dire “Van McCan(n)”. Il ventitreenne frontman dei Catfish and the Bottlemen, occhi azzurri e tipico look indie skinny jeans + giacca di pelle, di talento e determinazione ne sa qualcosa: se i CATB sono oggi una delle band più promettenti della scena indie-rock britannica è proprio grazie alle sue capacità di song writer e al suo spirito stakanovista. Ancora sull’onda del successo dell’album di debutto “The Balcony”, uscito nel settembre 2014 (ricordate? Quello con la copertina nera e la sagoma di un ragazzo e una ragazza con le mani nei rispettivi pantaloni – ecco, quello), la band ha scritto e registrato tra un tour e l’altro il secondo album “The Ride”, che uscirà il 27 maggio. Giusto in tempo per farci imparare le nuove hit per poi cantarle a squarciagola quest’estate ai festival: avete infatti un’ottima probabilità di incontrare i Catfish sul vostro cammino visto che la loro filosofia e la loro voglia di suonare li hanno portati ad ordinare al management di dire “si” a qualsiasi offerta di qualsivoglia festival.
Ma quali sono le ragioni del successo di quella che è sembrata agli occhi di molti l’ennesima band nel calderone dell’indie rock? Noi di NoisyRoad possiamo vantarci di aver seguito questi quattro fanciulli sin dall’inizio e di averne intuito il potenziale: dall’ingresso nelle varie playlist di BBC Radio1 alla shockante recensione di "The Balcony" da parte di NME, che gli diede un impietoso giudizio di 4/10, alla scalata nelle classifiche e nelle lineup di festival in tutto il mondo. Passiamo dunque ora in rassegna i motivi principali per cui i CATB sono sulla bocca (e nelle orecchie) di tutti. Piccola avvertenza: chi scrive è di parte e cercherà di evitare il fangirling più acuto affidandosi alla sua natura moderata, pur mantenendo l’obiettivo di trovare il favore di chi già è fan e di convincere gli scettici a suon di retorica e qualche esempio pratico.
Le canzoni – si sa, le canzoni dopotutto sono la base del successo di ogni artista. Quelle dei Catfish si basano sostanzialmente sulla miracolosa ricetta “ritornelli cantabili + melodie orecchiabili + assoli di chitarra” in uno stile che ricorda l’indie rock degli anni novanta e che molti critici hanno ritenuto datato e riciclato (..sarà anche cosi, ma il detto recita “basta che funzioni”). I testi, come dicevamo, sono un altro grande punto di forza: Van, come si può capire guardando anche solo un’intervista, è dotato di una buona parlantina che si riflette nei testi ricchi e descrittivi, a tratti strutturati sotto forma di dialogo, che raccontano le esperienze quotidiane, le delusioni e i sentimenti di un ragazzo qualunque. “I was a test-tube baby that’s why nobody gets me” canta in "Fallout".. Caro Van, se folle di migliaia di persone cantano in coro con te questi versi, qualcuno che ti capisce c’è. “Non mi rispecchio nelle canzoni che dominano le classifiche. Se devi parlare di sesso in una canzone, fallo perché ti manca. (…) Se potessi scrivere come Noel Gallagher lo farei, ma non sono in grado, quindi scrivo di cose normali e canto nello stesso modo in cui parlo. I testi sono molto diretti. Non ci interessa se alle persone non piace.”
L’ambizione – I quattro baldi giovani sono però coscienti del fatto che le sole canzoni non li porteranno dove vogliono arrivare: “Molte band falliscono perché hanno delle buone canzoni ma non hanno la spinta e la determinazione giusta. Non voglio che ci deludiamo a vicenda perché non abbiamo faticato abbastanza o perché qualcuno era ubriaco o cose simili. L’unica cosa che può deluderci sono le canzoie.” Van e compagnia hanno una determinazione che li ha portati a perseverare e a credere nella musica per ben 8 anni, affrontando le delusioni e i periodi in cui i soldi non c’erano e per tirare avanti dovevano partecipare a serate cover dei Beatles, e quel poco che guadagnavano lo usavano per affittare una macchina per spostarsi da una città all’altra e per incidere demo su cd che lasciavano sulle macchine fuori dai concerti a mo’ di volantino. Quattro ragazzi alla mano che nonostante un album di debutto piazzatosi alla posizione 10 della UK chart e due sold out alla Brixton Academy di Londra in 9 minuti tengono sempre a mente le loro modeste origini e, soprattutto, hanno ben chiaro i traguardi che vogliono raggiungere e non hanno paura di dirlo: “Vogliamo suonare negli stadi, non solo nelle arene. Se sei in una band e non vuoi questo, è come giocare per il Liverpool e dire di essere contento di stare in panchina. Se fossi stato un netturbino avrei voluto essere il migliore. Ci sei oggi, domani potresti essertene andato: perché dunque non desiderare di suonare negli stadi?”
Il carattere – Tra le ragioni del successo dei Catfish And The Bottlemen c’è sicuramente la personalità di un frontman come Van: quella che a molti potrebbe sembrare arroganza è in realtà determinazione mista ad una spontaneità che il ragazzo non ha paura di mostrare. “Voglio far sentire le persone nello stesso modo in cui si sentono ascoltando gli Strokes, ma con la grandezza degli Oasis e i testi dei The Streets.” E se delle rockstar hanno il look e le ambizioni, di certo non si può dire che Van e compagni ne condividano l’arroganza. Tra i motivi infatti dell’amore incondizionato dei fan c’è proprio la gentilezza e la disponibilità che la band di Llandudno ha mostrato in molteplici occasioni, di fronte ai giornalisti così come direttamente alle persone che li attendono finiti i concerti: un esempio lampante è quello di un concerto a Chicago dell’anno scorso, quando Van rimase senza voce ma si rifiutò di annullare show e l’unica cosa che potè fare fu chiedere alla folla di cantare con lui. Nonostante se la stesse cavando abbastanza bene viste le sue condizioni, da perfezionista qual è fu sommerso dal senso di colpa di non star offrendo uno spettacolo degno del costo del biglietto e delle ore di attesa al freddo delle persone, decidendo così di offrire una birra a tutti i 200 presenti. Di esempi che provano che Van e compagni non sono dei ragazzetti montati con sogni da rockstar ce ne sarebbero molti.. ci limitiamo a riportarvi quello che Van pensa delle chitarre e delle interviste (spoiler: è il contrario di quello che potreste pensare)
“Ho odiato la chitarra sin dal primo giorno. Mi fanno male le dita a suonare, è pesante, costa un sacco di soldi, si rompe e suonano comunque tutte da schifo e sono quasi sempre scordate. Odio gli assoli esagerati. Perché dovrei tediare il pubblico in questo modo? Ho iniziato a suonare per fare ballare i ragazzi, far arrossire le ragazze e rendere orgoglioso mio padre, non per atteggiarmi da rockstar.”
“Odio sentire le band lamentarsi “ah questa è la mia nona intervista oggi”. Potrebbero lavorare da Asda e montare scaffali, farei io le interviste per loro. Se qualcuno mi paga un volo per Tokio e un hotel di lusso, il minimo che posso fare è rispondere a 20 domande sul nome del gruppo.” Tell ‘em Van.
NME –L’ascesa dei CATB è stata caratterizzata da una relazione di amore-odio con il famigerato New Musical Express, da sempre incline a dare la propria benedizione alle talentuose band emergenti della scena indie britannica.. tranne che ai quattro fanciulli in questione. Ebbene sì, correva l’anno 2014 quando i CATB avevano già riscosso un buon successo a livello di pubblico e critica quando all’uscita di "The Balcony" i fan rimasero attoniti di fronte alle 4 stelle su 10 della nota rivista inglese. Il problema? Un sound troppo vecchio condito con formule trite e ritrite. La parte più bella: “McCann ulula come un Luke Pritchard ubriaco su riff e ritornelli del 2005”. La band l’ha presa con filosofia, ritenendosi addirittura contenta dell’attenzione e del tempo dedicatogli dalla rivista e in generale la bocciatura di NME non sembra aver influito in alcun modo sul percorso della band o sulla percezione del pubblico. Anzi, NME ha dovuto ricredersi, concedendo nei mesi successivi sempre più spazio alla band alla quale pensava di aver intaccato la carriera. “Alla fine della giornata anche se ci sono mille persone che mi odiano c’è un disco d’oro sulla parete della mia cucina che mi ricorda che ci sono centomila persone a cui piaccio.”
I concerti – Last but not least, uno dei principali motivi del successo di questa band è la loro energia nei concerti. E’ grazie ai live show che i Catfish si sono costruiti un’ottima reputazione, e anche loro spesso reagiscono increduli di fronte al numero di persone che accorre a vederli grazie al passaparola. Ma cos’hanno di tanto speciale questi show? “Niente fuochi d’artificio, niente luci speciali, solo le hit. Suonare dal vivo è il nostro forte. Penso che ci siano moltissime band migliori di noi a registrare, scrivere canzoni, cantare e suonare la chitarra ma penso che in termini di atmosfera noi siamo i migliori. Quest’anno ai festival nessun altro sarà in grado di dare una festa come la nostra.” Se pensate che Van sia un montato e che stia esagerando, provate a chiedere a qualcuno che li ha visti dal vivo e vi ricrederete (si, chi scrive non ha ancora avuto l’occasione di vederli dal vivo e si rode il fegato di fronte a racconti e video degli amici). Come dichiarato dalla stessa band, parte del loro appeal deriva dall’interazione con il pubblico e dal sapergli dare esattamente ciò che vuole: “Mi piace suonare i singoli. Non capisco perché i Radiohead non vogliano suonare “Creep”. Mi ricordo Caleb dei Kings Of Leon fare storie riguardo a “Sex On Fire”.. aveva gettato a terra la chitarra lamentandosi e accusando il pubblico di essere lì solo per quella canzone. E se anche fosse? L’hai scritta tu! Non metterla nell’album allora! Non comprarti dei bei vestiti con i soldi che ci hai fatto. (…) Se mai suoneremo a Glastonbury da headliners suoneremo solo le nostre greatest hits. Niente b-sides o canzoni di merda.”
Se dopo queste argomentazioni featuring spezzoni di interviste e dichiarazioni del frontman di una delle band più promettenti della nostra generazione voi scettici non siete ancora convinti, spero davvero che qualche vostro amico vi trascini con lui ad un loro concerto. Nel frattempo concludiamo questo articolo con un commento di un ragazzo dopo un loro concerto in America:
“Hanno appena fatto il miglior concerto che io abbia mai visto, perché era reale, umile ed onesto. I testi hanno un significato per chiunque. Non è la solita robaccia iperprodotta che si sente di solito alla radio. Quando nelle canzoni parla di essere ubriaco o arrapato.. beh anche a me è successo. Succede a tutti.”