22 giugno 2020

Arte e musica: 10 iconiche copertine firmate da grandi nomi dell'arte contemporanea

L'aspetto visivo ha assunto sempre più importanza (nelle nostre vite e) nel mondo della musica, diventando un elemento imprescindibile e inseparabile dal prodotto musicale dell'artista e dell'identità del musicista. Perfino chi sceglie l'anonimato (vedi artisti come Daft Punk, MYSS KETA, LIBERATO) è legato a doppia mandata a uno stile visivo e a un immaginario estetico ben preciso. Oltre al look della band o dell'artista, alla grafica delle locandine dei tour e alla regia dei video musicali, questo taglio estetico viene trasmesso da ogni musicista anche attraverso le copertine dei propri dischi. Viene quindi sempre scelto con molta cura l'illustratore o l'ufficio grafico a cui affidare il progetto di cover e booklet, spesso definito -non a caso- «artwork». L'origine del fenomeno si può forse ricondurre ai primi anni '60, quando esplode la cultura pop e si esplora la commistione tra musica e arte visiva, con happening e sperimentazioni di ogni genere. In questo ha sicuramente avuto un ruolo di spicco la figura di Andy Warhol, che nella sua Factory, crocevia di artisti di ogni tipo, creava (quelli che sarebbero diventati) fenomeni pop di ogni genere, compresa la celebre band di Lou Reed.

Tutti hanno ben presente la celeberrima «banana di Andy Wahrol» sulla copertina del disco The Velvet Underground & Nico, diventata ormai un'icona pop. Ma forse, non tutti sanno che inizialmente, in una serie limitata di copie, la banana si poteva sbucciare. La buccia gialla era, infatti, stampata su un adesivo che, sollevato delicatamente, svelava l'immagine del frutto colorata di rosa. Osservando con attenzione si può notare, anche in alcune edizioni successive, una minuscola scritta, accanto a una freccetta nera che indica la punta della banana, che recita «peel slowly and see».

Ecco altre 10 iconiche copertine di dischi realizzate da stelle dell'arte contemporanea.

1. The Rolling Stones, Sticky Fingers (1971) - Andy Warhol

Oltre al celeberrimo disco dei Velvet Underground, il lavoro di Warhol ha continuato a intrecciarsi con il mondo della musica, portandolo a collaborare più volte con i Rolling Stones. Sulla cover di Sticky Fingers campeggia la fotografia della patta dei jeans del sex symbol del rock Mick Jagger. Sul retro, il lato B dei jeans di Jagger. E nelle pagine interne della custodia, la foto del suo bacino in mutande. Un concept provocante  che trasuda erotismo, audacia, sfrontatezza e trasgressione. Come per la banana dei Velvet, la prima tiratura di dischi prevedeva un elemento interattivo: la cerniera era vera e si poteva abbassare.

2. The Rolling Stones, Love You Live (1977) - Andy Warhol

Altra famosa copertina (e booklet) di Warhol per il gruppo di Mike Jagger è quella di Love You Live, doppio live album che raccoglie performance dal tour americano del 1975, dal tour europeo del 1976 e da un concerto a Toronto del 1977. Qui l'artista dal caschetto argentato ha modificato, con spessi tratti grafici neri e colori accesi a campitura piatta, alcuni scatti in cui ha immortalato i membri della band che si mordicchiano tra di loro. Warhol non avrebbe voluto aggiungere niente alle immagini, ma Jagger volle scrivere di suo pugno il titolo del disco sul disegno frontale, contrariando l'artista:

Mick aveva rovinato la copertina di Love You Live che avevo fatto per loro scrivendoci sopra, è la sua calligrafia e le lettere erano così grandi. I ragazzi che comprano l'album avrebbero una buona opera d'arte, se lui non l'avesse rovinata.

3. The Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967) - Peter Blake

Emblema della psichedelia anni '60, la copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band sintetizza l'estetica pop grazie alla geniale opera dell'artista inglese Peter Blake. Nato nel 1932 e considerato uno delle figure più importanti del movimento artistico della Pop Art, nel 2002 ha ricevuto il titolo di Cavaliere dalla Regina Elisabetta, per i suoi servizi resi al mondo dell'arte. Sir Blake ha realizzato la celebre copertina componendo, con l'aiuto dell'artista americana Jann Haworth e del gallerista Robert Fraser, una sorta di collage vivente, con i quattro Beatles in posa, circondati da sagome a grandezza naturale di star del cinema, intellettuali, icone dello sport, e musicisti del passato e dell'epoca. All'interno della custodia del vinile si trovano le mostrine militari dei costumi della band del sargente Pepper da ritagliare, come i gadget delle bamboline di carta che si vendevano in quegli anni. Sgt. Pepper's fu uno dei primi concept album della storia e il primo a riportare i testi delle canzoni. Pare che si debba proprio a questo disco e alla sua somiglianza a un album fotografico, la consuetudine di chiamare album i dischi a 33 giri.

L'anno successivo Frank Zappa ne fece una parodia nella copertina di We're Only in It for the Money, terzo disco della sua band The Mothers of Inventions. La struttura della celebre fotografia e dell'intero booklet è fedelmente riprodotta, con tanto di mostrine da ritagliare reintepretate in stile Zappa, e il ritratto della band in costume su sfondo giallo, come quella dei Fab Four scattata da Michael Cooper. Zappa affidò il design della cover al suo principale collaboratore artistico, l'illustratore Cal Schenkel.

4. The Beatles, Revolver (1966) - Klaus Voormann

Un anno prima di Sgt Pepper's, i Beatles pubblicano Revolver, dalla copertina meno iconica ma comunque artisticamente notevole e visivamente incisiva. Il quartetto di Liverpool affida il progetto artistico all'amico Klaus Voormann, conosciuto ad Amburgo all'inizio del decennio, prima della fama. Voormann crea un collage di volti (quelli di Lennon e amici) e di stili (fotografia, disegno, grafica). La finezza dei tratti e l'eleganza del bianco e nero la rende una delle copertine più poetiche dei Fab Four e la colloca tra le più belle di sempre.

5. Sonic Youth , Goo (1990) - Raymond Pettibon

Raymond Pettibon è un artista contemporaneo statunitense, riconoscibile per il suo stile di illustrazione a inchiostro nero su fondo bianco che combina immagini e testo. È evidente nella sua opera l'influenza del liguaggio del fumetto, dell'animazione e dell'iconografia pop, che usa per muovere in modo sagace una profonda critica alla società contemporanea. Ha cominciato a disegnare copertine di dischi e poster di concerti nella metà degli anni '70 per i Black Flag, band punk hardcore capitanata da suo fratello, Greg Ginn. Successivamente ha collaborato con Minutemen, Foo Fighters e Sonic Youth.

L'album Goo segna il debutto dei Sonic Youth (fino a quel momento nella scena indipendente) con una major discografica. La copertina sembra, però, voler sottolineare la continuità con l'essenza underground e trasgressiva del gruppo. Ha infatti un'origine piuttosto macabra. L'illustrazione di Pettibon sembra una vignetta estratta da una storia a fumetti: ha una cornice quadrata e le due figure in bianco e nero sono accompagnate da una didascalia in stampatello che recita:

Ho rubato il ragazzo a mia sorella. Era tutto sballo e sesso. Nel giro di una settimana abbiamo ucciso i miei e siamo partiti.

Il disegno si ispira a una foto giornalistica che ritrae Maureen Hindley e David Smith, due testimoni chiave di un famoso processo per plurimo omicidio che nel 1966 ha sconvolto la Gran Bretagna, il caso degli «omicidi delle brughiere» («Moors Murders»). Maureen era la sorella di Myra Hindley, che con il suo amante Ian Brady, assassinò brutalmente cinque bambini e li seppellì nella isolata brughiera di Saddleworth. Con questo crudo riferimento nell'artwork, Pettibon e i Sonic Youth sembrano quindi dirci che anche sotto un'etichetta importante, la band continua a esprimersi nel proprio stile e a fare arte a modo suo.

6. Blur, Think Tank (2003) - Banksy

L'anonimo street artist Banksy, famoso per le sue (quotatissime) opere a stencil di feroce critica alle contraddizioni della società occidentale, normalmente non si presta a lavori commerciali e su commissione. Un'eccezione è rappresentata dalla copertina dell'album Think Tank dei Blur. L'artista ha giustificato il gesto dicendo che aveva bisogno di soldi ed era un lavoro ben retribuito, oltre che un buon album musicale:

Se è qualcosa in cui credi davvero, fare qualcosa di commerciale non significa per forza che sia una merda, solo perchè è commerciale...

Da fronte, retro e pagine interne della cover fanno capolino figure (una coppia, una bambina, una madre con un neonato) isolate dai caschi da palombaro che portano in testa. Anche per il singolo Out Of Time l'artista di Bristol ha realizzato un'illustrazione: ritrae una coppia a un tavolino, entrambi hanno una chiavetta nella schiena come quella dei giocattoli di latta caricati a molla e lei è accasciata sul tavolo, come se avesse esaurito il tempo della carica, appunto.

7. Blur, The Best Of (2000) - Julian Opie

Un'altra famosa copertina della band di Damon Albarn è quella della raccolta celebrativa per i 10 anni della band, disegnata da Julian Opie e attualmente esposta alla National Portrait Gallery di Londra. La semplificazione grafica dei volti dei quattro Blur e la composizione dei quattro quadrati colorati è accattivante e incisiva, nonostante ricordi da vicino la copertina di Hot Space dei Queen. Opie, classe 1958, di Oxford, è famoso per le sue sagome stilizzate,  spesso senza volto, dipinte, disegnate da lampadine a led o realizzate in scultura. Nel 2001 ha vinto il Music Week CADS per la migliore illustrazione con la copertina dei Blur.

8. Red Hot Chili Peppers , I'm With You (2011) - Damien Hirst

Damien Hirst è un artista contemporaneo inglese appartentente al collettivo di visual artists britannici nato alla fine degli anni '80, YBAs, Young British Artists. Hirst, nei cui lavori è ricorrente il tema della morte, è stato reso celebre soprattutto dalla sua serie di animali sezionati sotto formaldeide (tra cui uno squalo bianco, esposto con il titolo The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living) e dal teschio umano ricoperto di diamanti (opera intitolata For The Love Of God), provocatori e spesso considerati controversi e (quindi) molto chiacchierati. Un altro tema centrale delle sue opere sono i farmaci e le medicine. Suo importante lavoro è Pharmacy, un'installazione site-specific del 1992, per la quale ha ricreato una farmacia in una sala della Cohen Gallery di New York (poi riallestita anche alla Tate Modern di Londra), usando scaffali recuperati in laboratori e ospedali riempiti di pillole e medicinali di ogni tipo. Nel 1998 ha anche aperto un ristorante a tema nel quartiere Notting Hill di Londra (chiuso 5 anni dopo per questioni immobiliari e rilanciato nel 2016 nell'edificio della sua galleria d'arte a Lambeth, con il nome Pharmacy 2). Si coglie un richiamo a quell'opera nella fotografia realizzata per la copertina dell'album I'm With You dei Red Hot Chili Peppers: in primo piano su uno sfondo bianco, infatti, troviamo una delle pillole della Pharmacy, su cui troneggia una mosca. Il titolo del disco è impresso sulla stessa pillola bianca e rossa.

Hirst ha collaborato con vari muscisti e curato svariate copertine: nel 1995 ha diretto il videoclip di Country House dei Blur e nel 2006 ha realizzato la cover di Ali in the Jungle di The Hours.

9. Manic Street Preachers, The Holy Bible (1994) - Jenny Saville

Come Hirst, anche Jenny Saville fa parte dei Young British Artists e anche lei ha prestato la sua opera alla musica. Nel 1994 il suo dipinto a olio Strategy (South Face/Front Face/North Face) è diventato la cover di The Holy Bible dei Manic Street Preachers. La ricerca artistica della Saville ruota intorno alla rappresentazione del corpo femminile. L'artista di Cambridge rompe gli schemi stereotipati della ritrattistica femminile (tradizionalmente dipinta da uomini e destinata alla contemplazione di altri uomini). Sveste il corpo femminile dalla consueta idealizzazione prendendo a soggetto donne dai corpi non conformi, dipinte con inquadrature dal basso che ne amplificano l'effetto di monumentalità. Sul disco della band gallese appare il trittico di un mastodontico corpo femminile ritratto dal basso da tre angolazioni differenti. La collaborazione tra i Manic e la Saville si è ripetuta nel 2009, quando la band ha scelto per Journal for Plague Lovers, il dipinto Stare del 2005, rappresentante il primo piano di un ragazzino con il viso apparentemente ricoperto di sangue (e per questo ritenuto inappropriato, dalle principali catene inglesi di supermercati, che hanno messo in vendita il cd avvolto in una sovracopertina neutra).

10. Lucio Dalla,  Angoli Nel Cielo (2009) - Valerio Berruti

L'ultimo album di inediti di Lucio Dalla è Angoli nel cielo, del 2009. Il progetto grafico della copertina è stato affidato a Valerio Berruti, artista piemontese, classe 1977. Berruti ha uno stile molto riconoscibile, fatto di tratti sottili e figure accennate. I suoi soggetti sono spesso bambini dai lineamenti delicati e il tema del gioco e dell'infanzia è ricorrente nelle sue opere. Per il front della copertina del cantautore bolognese, Berruti ha ritratto, su un fondo ruvido, che pare quasi un sacco di iuta, un bambino che indossa per gioco una scatola di cartone. Il risultato è una composizione molto onirica e poetica, che rimanda immediatamente all'infanzia e al desiderio di spiccare il volo. Altre tre illustrazioni inedite nello stesso stile popolano il retro e l'interno del booklet.

 

A chi, come me, è affascinato dalla cover art e dal viscerale rapporto tra arte e musica, consiglio la lettura del libro Visioni di Suoni - Le arti visive incontrano il Pop di Luca Beatrice (Arcana musica, 2010).