Aspettare otto anni per fare un [secondo] disco, dopo un debutto quasi eccellente per il canone, porta a pensare che la musica uscita nel frattempo contamini in qualche modo il prodotto finale. E’ stato così per Everything You’ve Come To Expect (Domino, 2016), seguito di The Age Of The Understatement (Domino, 2008), dei The Last Shadow Puppets, «side project» di Alex Turner e Miles Kane. Dando uno sguardo alla loro pagina Facebook, alla sezione «genere» compare la dicitura «indie», senza che questo comporti alcuna ‘caratterizzazione’ del gruppo, considerando quanto la parola stessa sia stata svuotata del proprio significato discografico, oltre che tecnico-musicale. Se mai ne ha avuto uno, di significato – anche mediatico e ‘culturale’ –, bisogna guardare alla decade passata, per un riscontro empirico.
Vi sono decisamente contaminazioni dai lavori pubblicati nel frattempo, ma anche dallo stesso debutto. La traccia d’apertura di EYCTE, Aviation, sembra partire e svilupparsi allo stesso modo dell’apertura di TAOTU: stessi archi all’inizio e quasi la stessa ritmica. Questo elemento, potrebbe portare a pensare ad un disco già scritto, in altre parole, un The Age Of The Understatement 2. D’altronde, le fondamenta di TAOTU, in EYCTE, ci sono tutte: la London Metropolitan Orchestra (elemento imprescindibile per l’esistenza del gruppo stesso) diretta da Owen Pallett e la produzione di James Ford. Ma in otto anni sono cambiate tante cose e la musica, tra le altre, ha fatto altrettanto. Alex Turner, con gli Arctic Monkeys, ha intrapreso un percorso musicale – tecnico e discografico – che lo ha portato oltreoceano, navigando sulle onde di AM (Domino, 2013). Miles Kane, dopo l’esperienza con i Little Flames, si è messo in proprio, cominciando anche a cantare oltre a suonare la chitarra, ed ha pubblicato due album da solista. Trascinato nel vortice dell’era AM, anche Kane, con Turner & co., è giunto ad un livello di fama, per dirla in modo semplice, inimmaginabile otto/dieci anni fa.
L’influenza di AM si sente, anche sul piano tecnico, soprattutto nella voce di Turner, in Miracle Aligner, dove il cantautore dà prova delle sue doti di romantico crooner, come su una certa No.1 Party Anthem. Crooning che va avanti un po’ su tutte le tracce cantate da Turner, quindi la maggior parte dei brani del disco, quasi in risposta alla sterile, ridicola ed analfabeta polemica del «vogliamo più Alex», dopo l’uscita di alcuni singoli con Miles Kane alla voce. Una polemica degna dell’era AM, ma che fa sempre dare di matto e chiedersi:«sto davvero leggendo/ascoltando questa stronzata?». Tornando a quelle che definire ballate in stile AM sarebbe un errore, non grave, se non si considerasse l’elemento discriminante – e nemmeno troppo: l’orchestra, ecco Sweet Dreams, TN, – in cui l’orchestra è prevalente e conduce –, che rientra in questo canone, assieme a The Dream Synopsis e The Element Of Surprise, le quali, però, si rifanno in parte anche ad un altro canone di ballata, quello di Submarine (Domino, 2011).
Non è la sola e non è la più rappresentativa del lavoro di ‘recupero’ attuato da Turner per la composizione, che tra le varie fonti ha attinto anche al suo unico disco solista, colonna sonora di un omonimo film, appunto, Submarine. Sarà quindi piuttosto semplice ritrovare le sonorità di quell’album in Everything You’ve Come To Expect, la traccia omonima del disco. Pur carica delle consuete influenze, Used To Be My Girl, si distacca leggermente dai canoni dei Last Shadow Puppets, con la voce di Turner che sembra modificata con un vocoder e Kane perfettamente in tono sul finale, presunto. Used To Be My Girl e la traccia successiva – She Does The Woods, infatti, potrebbero essere una canzone sola.
Prima della già citata The Dream Synopsis, in chiusura, i Puppets hanno piazzato Pattern, una delle tre tracce del disco in cui Kane è alla prima voce. Le poche tracce nelle quali il canto è affidato a Miles provano evidentemente come il lavoro di composizione sia da accreditare in buona parte a Turner, il quale, avendo attinto a vecchi lavori, deve aver composto brani meglio studiati per la sua voce. Ma è risaputo, d’altronde, quanto Kane pecchi in composizione, nonostante le sue doti tecniche (canore e chitarristiche) siano superiori a quelle dello stesso frontman degli Arctic Monkeys. Lo provano anche i dischi solisti di Miles Kane, per cui buona parte dei crediti per composizioni e produzioni vanno ad Ian Broudie e, ancora, lo stesso Alex Turner.
Kane canta anche in Aviation (uno dei singoli) e Bad Habits, il primo singolo che ha anticipato l’uscita di EYCTE, in cui un basso lievemente distorto si coordina perfettamente con l’orchestra e il tutto esplode in un ritornello preceduto da un falsetto di Turner degno del peggior Chris Martin e da Miles che si cimenta con le note basse. Una delle migliori tracce del disco, assieme a Used To Be My Girl.
Forse EYCTE non esalta per novità sonore, ma di novità, o meglio, cambiamenti, rispetto a TAOTU, e sono quelli relativi alle facce ed agli atteggiamenti. Nel 2008 erano poco più che ventenni, Alex Turner e Miles Kane, due ragazzini con il sogno di sfondare nel mondo della musica. Ce l’hanno fatta, in un certo senso, ma qualcosa è andato storto:
Si potrebbe dare ragione a Montesquieu e attribuire a Los Angeles – dove vivono ora entrambi – la responsabilità di questo mutamento antropologico, ma probabilmente qualcosa di pregresso si è manifestato anche quando i due vivevano nel Regno Unito. La speculazione filosofica non salverà Alex Turner e Miles Kane (da loro stessi). Nel frattempo, non ci resta che ascoltare Everything You’ve Come To Expect, e magari andare a vederli live, visto che saranno in Italia i prossimi 5 e 6 luglio per la prima volta – sempre per effetto dell’era AM.
Un nuovo disco sotto il nome TLSP a questo punto delle loro rispettive carriere era necessario, per evitare di stancare le orecchie dei fan, che, tra l'altro, attendevano «un seguito» di The Age Of The Understatement, da, come già detto, otto anni. Naturalmente, i The Last Shadow Puppets erano una cosa nel 2008 e ne sono un’altra nel 2016, con la sola musica a fare da collante. Senza patetici rimpianti, tranne uno: